Un corto di Calopresti, Haber e Subsonica contro lo sporco carbone Enel
“Una morte prematura al giorno e 1,8 miliardi di euro l’anno di danni alla salute, all’economia e all’ambiente. Questi sono i veri numeri di ciò che Enel fa in Italia con il carbone, la fonte energetica più sporca e impattante per il clima e la salute umana. – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia – Se estendiamo l’analisi alla produzione europea a carbone della multinazionale italiana, abbiamo una stima di quasi 1.100 morti premature l’anno e danni per 4,3 miliardi”.
Il carbone è la strada più rapida e dolorosa per alterare definitivamente il clima e per avvelenare ulteriormente l’aria che respiriamo. Enel deve cambiare subito i suoi piani di ulteriore sviluppo della produzione da questa fonte.
“Cosa pensano gli italiani sentendo nominare il carbone? In genere più alla Befana che alla produzione di elettricità. – ha dichiarato Mimmo Calopresti, regista del corto – La sfida che ho abbracciato con Greenpeace è proprio questa: raccontare agli italiani cosa sia realmente quel combustibile fossile, quali danni arrechi alla salute umana, al clima, alla nostra economia. Enel è una grande multinazionale, un’azienda cardine di questo Paese: ma il 41% della sua elettricità viene dal carbone. E vogliono pure costruire nuove centrali a carbone. Mi sembra una follia!”
Greenpeace è impegnata da anni nella denuncia dei danni causati dal carbone impiegato nella produzione di energia elettrica. Enel, un’azienda controllata a maggioranza relativa dal governo italiano, è il primo emettitore in Italia di CO2, il quarto in Europa. Tre quarti della produzione termoelettrica da carbone, nel nostro Paese, sono appannaggio di Enel che, inoltre, ha in programma la realizzazione di due nuove centrali a carbone a Porto Tolle e Rossano Calabro.
Greenpeace chiede a Enel la cancellazione dei nuovi progetti, il dimezzamento della produzione elettrica da carbone entro il 2020 e l’azzeramento al 2030, con un contestuale sviluppo di fonti rinnovabili e pulite.
Lo scorso luglio l’azienda ha tentato di censurare la campagna di Greenpeace, trascinando in tribunale l’associazione con una richiesta di oscuramento totale delle sue attività di informazione e protesta e con una richiesta di risarcimento esorbitante. Il Tribunale di Roma ha rigettato il ricorso di Enel, riconoscendo che la comunicazione di Greenpeace è commisurata all’evidenza dei dati scientifici prodotti, che dimostrano gli impatti del carbone sul clima e sulla salute umana. Nessuna diffamazione o lesione dell’onore, quindi, ma una critica legittima e giustificata. Il giudice, ritenendo che “il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è conforme a verità…”, ha condannato Enel alla rifusione delle spese processuali. Greenpeace ringrazia tutti gli artisti coinvolti in questo progetto, che hanno prestato gratuitamente la loro collaborazione, in difesa del clima, dell’ambiente, della salute, per un futuro energetico pulito.
Comunicato stampa di Greenpeace