Ilva, i custodi impongono riduzione per scarico minerali – I particolari del sopralluogo di ieri
L’Ilva non potrà scaricare quantitativi di minerale superiori a 15.000 tonnellate. Lo hanno deciso i custodi degli impianti dell’area posta sotto sequestro. La disposizione è contenuta nel verbale stilato ieri dai custodi dopo un sopralluogo all’interno dello stabilimento e prefigura un’accelerazione ai tempi di fermata degli impianti. Gli altiforni in funzione attualmente consumano circa 50.000 tonnellate di materie prime al giorno.
Il sopralluogo di ieri è stato effettuato dall’ing. Emanuela Laterza (uno dei custodi) insieme al maresciallo capo Francesco Filaninno e il maresciallo capo Giovanni Solombrino del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce. Per l’Ilva erano presenti l’avv. Francesco Brescia, responsabile dell’Ufficio Legale, e l’ing. Vincenzo Dimastromatteo, responsabile dell’Area Altiforni. Sul posto anche i tenici delle ditte Paul Wurth e Progesco con i quali sono state effettuate delle indagini preliminari presso l’altoforno Afo1 al fine di avviare le attività connesse ai lavori di spegnimento dello stesso in sicurezza. In particolare, sono state visionate le varie sezioni dell’impianto, su diverse quote.
In merito alle attività della società Paul Wurth, si è deciso che le stesse potranno svolgersi secondo quanto previsto dalle disposizioni già impartite al responsabile dell’Area. All’ing. Dimastromatteo è stato richiesto di trasmettere i verbali delle attività svolte giornalmente e gli esiti delle stesse. In seguito a comunicazione della Paul Wurth Italia, è stata autorizzata l’effettuazione di ulteriori sopralluoghi presso l’AFO1 nei giorni 8 e 9 novembre.
Tornando alla questione del minerale, viene precisato che non saranno rilasciate ulteriori autorizzazioni allo scarico per approvvigionamenti di materiali che comportino giacenze superiori ai quindici giorni e quantitativi superiori a 15.000 tonnellate, salvo diverse disposizioni degli stessi custodi. Non è mancata una lamentela da parte dell’ing, Dimastromartino: “se non intervengono altri fattori, il materiale chiamato carajas (minerale per agglomerato) sarà in giacenza zero almeno un giorno prima dello sbarco di minerali previsto per il 30 novembre prossimo dalla motonave Gemma, con prevedibili fermate impiantistiche a catena dalle conseguenze al momento non quantificabili”. Il ritardo dello sbarco delle motonavi Helen e Navios Aldebaran avrebbe provocato all’Ilva un danno economico di circa 526.000 dollari.
Inoltre, è stato autorizzato l’accesso alla ditta Ksb Service Italia Srl il giorno 12 novembre per le attività di “discussione tecnica pompa Ksb impianto di desolforazione per valutazione tecnica non conformità ricambio installato”. All’Ufficio Legale dell’Ilva, è stato richiesto di fornire tutte le comunicazioni inviate alle Autorità competenti in seguito alla pubblicazione del Provvedimento di Riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale.
Alessandra Congedo per InchiostroVerde