Per Taranto è un “wind day”, si salvi chi può – L’annuncio di Arpa Puglia

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TARANTO – L’allarme lo lancia l’ARPA Puglia sul suo sito ufficiale: “Come previsto dal Piano contenente le prime misure di intervento per il risanamento della qualità dell’aria nel quartiere Tamburi (TA) per gli inquinanti benzo(a)pirene e PM10, approvato dalla Giunta Regionale pugliese con deliberazione n. 1944 del 2/10/2012, si comunica che in data 7/11/2012 è previsto un wind day”. Dunque, cittadini di Taranto e soprattutto del rione Tamburi, nella giornata di oggi dovreste prendere visione delle “brillanti” iniziative previste nel piano redatto dall’ente regionale.

Per completezza d’informazione, sappiate che il provvedimento firmato dall’assessore all’ambiente Lorenzo Nicastro e dal governatore Nichi Vendola, si basa sull’istruttoria espletata dal funzionario Claudia E. de Robertis e confermata dal dirigente del Servizio Ecologia, Antonello Antonicelli. Detto ciò, ricordiamo che le aziende che dovranno attenersi alle disposizioni del piano regionale sono le seguenti: ILVA, EniPower, AMIU, Italcave, Taranto Energia, Eni raffineria, Cementir e Hydrochemical. Sull’argomento abbiano già scritto diverse volte in passato. Dimostrando come in realtà siamo di fronte all’ennesima boutade della Regione Puglia, avallata da Provincia e Comune di Taranto. Un piano privo di qualunque criterio logico-scientifico, che ancora oggi non siamo riusciti a capire in che modo sarà attuato dalle aziende e chi controllerà che quest’ultime si siano effettivamente attenute alle prescrizioni presenti nel piano.

Tutte le aziende su citate, avrebbero dovuto provvedere a presentare “argomentate relazioni tecniche per definire e programmare tutti gli interventi/operazioni da mettere in campo per rendere operative le misure prescritte, da trasmettere alla Regione Puglia ed Arpa Puglia”. All’Ilva però, che per la Regione ha sempre una corsia preferenziale, si intimava quanto segue: “lo stabilimento ILVA, in merito a quanto prescritto al par. 5.1.2 del Piano, predisponesse e trasmettesse alla Regione Puglia ed ARPA Puglia una argomentata relazione tecnica in cui programmare gli interventi/operazioni da mettere in campo durante i Wind Days per ottemperare alla riduzione almeno del 10% del numero di operazioni di caricamento, sfornamento e spegnimento del coke rispetto ad una giornata tipo o, in alternativa, dimostrasse che altre tipologie di accorgimenti in sostituzione di tali prescrizioni, avrebbero portato alla riduzione delle emissioni diffuse di B(a)P di almeno il 10%”.

Ovviamente, l’Ilva si è ben guardata dal presentare relazioni che soddisfacessero il tavolo tecnico regionale. Ciò nonostante, la Regione è andata avanti per la sua strada. Ed oltre a quanto su citato, prevede che durante i wind days, l’Ilva dovrà ridurre il flusso di massa di emissioni in aria di BaP e PM10, del 10% rispetto ai valori medi giornalieri, “relativamente ai punti di emissione aventi portata maggiore o uguale a 100.000 Nm3/h”, specificando che la riduzione è da conseguirsi in modo complessivo per l’intero stabilimento ILVA, “sia pure limitatamente al complesso delle emissioni convogliate superiori alla portata indicata (cioè quelle più salienti); pertanto una minore riduzione di un camino “x” potrebbe essere compensata con una maggiore riduzione su altri impianti, conseguendo così, complessivamente, l’attesa diminuzione emissiva del 10%”: siate sinceri, sino ad oggi non avete mai letto niente di così divertente. Non solo, perché la barzelletta non finisce qui: “nel caso di giorni successivi caratterizzati da elevato trasporto eolico degli inquinanti sulla città, dovrà essere profuso un maggiore impegno aziendale per garantire la riduzione del 10% di tutte le attività connesse alla movimentazione di materiali polverulenti”. Un “maggiore impegno” da parte dell’Ilva, dunque: in pratica, in Regione, usano un linguaggio scolastico come se fossimo di fronte ad uno scolaro un po’ discolo, che però se s’impegnasse un pochino di più, raggiungerebbe senza problemi la sufficienza.

Dopo di che, si passa alla completa copertura degli stoccaggi esistenti all’aperto, “formalizzando un crono programma delle operazioni di copertura”. L’azienda potrà delocalizzare gli accumuli in zone poste ad una distanza dal centro abitato tale “da minimizzare le quantità di polveri trasportate dal vento nelle zone urbane (quartiere Tamburi) e comunque poste a distanza non inferiore a 4 km dalla s.s.7 nel tratto che separa il rione Tamburi dallo stabilimento ILVA o dovrà, come indicato dall’azienda, ridurre del 19% la giacenza media annua espressa in unità di peso dei cumuli all’aperto rispetto alla giacenza media annua dell’anno 2011”. Del 19%, mi raccomando: niente di più e niente di meno. Inoltre, tale misura “dovrà essere immediatamente efficace”. L’ILVA avrebbe dovuto presentare una programmazione temporale di realizzazione della copertura, ed associare a ciò l’applicazione delle due misure di delocalizzazione dello stoccaggio e di ottimizzazione nella gestione dei cumuli, con diminuzione delle giacenze: peccato che l’azienda se n’è ben guardata dal farlo. Anche perché, i tempi previsti per queste operazioni nell’AIA firmata dal ministro dell’Ambiente Clini, prevedono tre mesi soltanto per il piano di fattibilità.

Messa da parte l’Ilva, per quanto riguarda gli impianti Eni Raffineria ed ENI Power, le due società dovranno anch’esse ridurre del 10% le emissioni convogliate durante i wind-days: cioè oggi, secondo le previsioni meteo dell’ARPA. Poi, un bel compitino a casa anche per loro: “si dovrà redigere una relazione complessiva annuale che correli gli eventi transitori con le giornate di WindDays (solo per ENI raffinerie)”. Per l’impianto Cementir invece, le comiche, se possibile, sono ancora più spassose. In un primo momento si afferma infatti che “la società dovrà ottemperare alle prescrizioni già individuate nel piano e porre in essere tutte le misure proposte nella relazione tecnica e ridurre il termine di completamento delle opere ivi indicate”. Poi, però, si cambia improvvisamente registro: si intima infatti di “provvedere comunque, nell’impossibilità, come dichiarato nella relazione tecnica, di effettuare una filmatura dei cumuli, ad una adeguata bagnatura degli stessi”: dunque la famiglia Caltagirone se l’è cavata con qualche semplice spruzzo d’acqua.

L’AMIU Taranto dovrà, “nelle more dell’impermeabilizzazione del piazzale e della copertura delle scorie, garantirne comunque adeguata copertura”; l’impianto Taranto Energia dovrà “porre in essere tutte le misure proposte nella relazione tecnica, ferma restando la necessità di verificarne, in occasione degli eventi di wind-days, l’effettiva riduzione emissiva ottenuta che dovrà essere comunque coerente con quanto richiesto dal piano”: l’azienda in questione è l’ex Edison, dallo scorso anno di proprietà del Gruppo Riva. L’impianto Italcave dovrà “effettuare la filmatura dei cumuli (una volta formati), anche se inferiori a 4 metri di altezza”. La Hydrochemical invece, ha affermato di non rientrare tra le aziende potenzialmente sorgenti emissive di PM10 e benzo(a)pirene in quanto non presenta cumuli all’aperto di materiali polverulenti e non effettua processi a caldo: dunque, è salva. Inoltre, all’interno di queste aziende, dovrà avvenire la riduzione della velocità massima consentita dei mezzi su pista: velocità non superiore ai 10 km orari, altrimenti “rischiate” di essere fotografati da quale autovelox o multati da qualche pattuglia invisibile dei vigili urbani.

Alcune indicazioni, riguardano anche l’Autorità Portuale e la Marina Militare, “non citata nel Piano per mero errore materiale”: in un modo o nell’altro si salvano sempre. Dopo di che, la perla finale: la comunicazione dei WindDays ai soggetti privati, avverrà attraverso “una mail certificata oltre ad un sms da recapitare(H24 e giorni festivi) ad un numero telefonico facente capo ad un responsabile esplicitamente individuato dalle aziende stesse”. Se per qualunque motivo il pc è spento o il cellulare non prede, siete salvi. Ovviamente, il tutto è stato “pensato” a fronte dell’urgenza legata al potenziale quadro di pericolo “per la salute umana per patologie di tipo respiratorio nel territorio in esame (quartiere Tamburi)”. Tutto questo dovrebbe avvenire durante i famosi “wind day”: ovvero oggi, secondo il “messaggio” dell’ARPA. Avremmo tanto voluto essere di fronte ad uno scherzo: purtroppo, questa è la triste realtà. Non ci resta che riderci sopra. In attesa di tempi ed eventi migliori.

Gianmario Leone (TarantoOggi del 7 novembre 2012)

 

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