Ieri, 30 ottobre, dopo che l’ILVA di Taranto ha mietuto una nuova vittima, il Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti è stato costretto ad intervenire per restituire la dignità ai lavoratori. Un ragazzo di 29 anni è rimasto ucciso mentre lavorava, schiacciato tra un locomotore e i relativi binari durante un movimento ferroviario, ma è stato possibile soccorrerlo solo dopo un’ora: a Claudio Marsella va il nostro saluto e alla sua famiglia tutto il nostro cordoglio.
Oggi più di ieri, riteniamo necessario coinvolgere la cittadinanza e gli operai tutti per fermare questo stillicidio che si perpetra sia all’interno che all’esterno della fabbrica. Claudio era da solo durante lo svolgimento della sua mansione per via di un accordo sindacale (uno dei tanti accordi scellerati con cui si scambia con due spiccioli la diminuzione dei diritti degli operai, la loro sicurezza e la tutela della salute e della vita). Questo accordo ha stabilito che i locomotori potessero essere condotti da un’unica persona grazie agli automatismi di cui si sarebbero munite le macchine. Fermo restando che chi conosce il lavoro di cui si parla sa perfettamente che tali mansioni non devono essere svolte in autonomia per questioni di sicurezza, si sottolinea che gli automatismi di cui si fa riferimento nel suddetto accordo non sono mai stati completati.
A fronte di tale corresponsabilità tra azienda e sindacati per la morte di Claudio, i sindacati hanno indetto uno sciopero misero e insignificante per lavarsi la coscienza; in questa occasione, infatti, coloro i quali hanno bloccato un’intera città per la salvaguardia dell’azienda, si sono invece limitati a proclamare una giornata di sciopero terminato questa mattina. Riva, invece, in segno di cordoglio verso la famiglia, ha raccontato che avrebbe fermato la produzione durante il primo turno. Ma ecco un’altra menzogna: i rotoli continuavano a seguire le loro rotte commerciali e quasi tutto lo stabilimento era a lavoro, fatta eccezione per una parte dell’acciaieria bloccata a causa di una denuncia e non per volere dei Riva.
Nella mattinata di ieri, appena appreso del tragico evento, operai e cittadini, mossi dalla rabbia e dalla necessità di giustizia, si sono radunati sotto la Prefettura affinché tutte le responsabilità di questa ennesima morte fossero, almeno questa volta, adeguatamente accertate e perseguite. Un monito per tutti coloro che in fabbrica terrorizzano e zittiscono i lavoratori che chiedono diritti e sicurezza e, al tempo stesso, una richiesta di immediata chiarezza per quegli impianti che, nonostante risultino sequestrati senza facoltà d’suo ai fini produttivi, invece continuano a marciare senza alcun rallentamento.
Nella giornata di ieri abbiamo anche appreso con estrema indignazione che la FIOM, corresponsabile dell’accordo di cui sopra, ha intenzione di dichiararsi parte civile. A fronte di tutto ciò, alle ore 18.00 il comitato ha convocato una conferenza stampa ed un’assemblea straordinaria in Piazza Bettolo, di fronte al palazzo in cui risiedono i sindacati confederali. I sindacalisti presenti nel palazzo, stimolati e chiamati a gran voce ad esprimere le loro posizioni in piazza, non si sono degnati di rispondere e hanno invece provveduto ad abbassare le serrande, come se gli operai fossero solo un fastidio e non l’oggetto delle loro ipotetiche tutele nonché l’unica ragione della loro stessa istituzione.
Com’era prevedibile, i sindacati si sono dimostrati sordi alle richieste degli operai.
Dopo ore di attesa, il Comitato ha simbolicamente restituito la dignità agli operai entrando nel palazzo pagato con gli stipendi dei lavoratori. Nonostante questo, i sindacati non hanno ritenuto urgente incontrare il Comitato che si è visto costretto, a quel punto, ad allontanarsi poiché senza la proclamazione dello sciopero non era opportuno rimanere all’interno del palazzo prestando il fianco a Riva…
E’ l’ennesima riprova che il lavoro di questi sindacati non tutela i diritti dei lavoratori e, di conseguenza, non v’è ragione che queste sigle esistano ancora. A fronte di tutto questo vi invitiamo a richiederne la cancellazione così da risparmiare oltre 15 euro di trattenute in busta ogni mese.
Non si può più andare avanti così: questa città merita di più, i suoi cittadini, che siano lavoratori o no, hanno il dovere di mostrarsi all’altezza di questi meriti e di riacquisire la dignità che per sessant’anni è stata calpestata… oggi più di ieri SI’ AI DIRITTI, NO AI RICATTI!
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
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