Porto di Taranto, tutto “procede” – Le precisazioni dell’Autorità Portuale
TARANTO – L’autorità Portuale di Taranto scende in campo e prova a fare un po’ di chiarezza sul futuro dello scalo ionico. Motivo di tale intervento, “alcuni articoli apparsi sulla stampa e relativi ai rapporti tra l’Autorità portuale di Taranto ed il Porto di Rotterdam”. E’ sempre un bene che un’Autorità senta l’esigenza di fare chiarezza, specie in un territorio come il nostro dove i cittadini vengono informati soltanto dopo che le decisioni, specie in campo economico e industriale, sono state già abbondantemente prese dalle nostre istituzioni. E la prima cosa che l’Autorità Portuale tiene a precisare, è una specie di “omessa denuncia” (tanto in voga in questo periodo nel mondo del calcio italiano) delle stesse, visto che lo scorso 1 ottobre, nel corso della seduta del Comitato Portuale, il Presidente Prete “aveva informato i rappresentanti delle istituzioni locali, degli operatori del porto e le parti sociali circa la sopravvenuta decisione di non costituire, al momento, la joint venture tra i due porti”.
Il perché le istituzioni e i sindacati abbiano sin qui taciuto tale scenario, non è dato sapere. Come riportato su queste colonne nell’edizione di ieri, i motivi della mancata costituzione della joint venture sono due: primo, perché “l’attuale normativa non attribuisce alle Autorità portuali italiane un livello di autonomia amministrativa e finanziaria idonea a garantire un rapporto di joint venture, né tale situazione viene modificata dal disegno di legge, già approvato dal Senato, relativo alla riforma del sistema portuale italiano”; secondo, perché “l’attuale incertezza in merito al comparto industriale presente nel porto di Taranto che non consente, al momento, di poter fare una programmazione sul futuro del porto”. Dunque, esattamente quanto riportato ieri. Inoltre, l’Autorità Portuale, a differenza di quanto sin qui sostenuto da istituzioni e sindacati, tiene a rimarcare come “i rappresentanti del Porto di Rotterdam hanno sempre dichiarato che la scelta è caduta su Taranto perché è, come il loro, un porto industriale e che non erano assolutamente interessati né alla logistica né al traffico containers”.
Il progetto degli olandesi, che pare non ancora del tutto decaduto, era quello di verificare la possibilità di attrarre a Taranto nuovi insediamenti industriali, e quindi entrare di diritto nella gestione dell’Autorità Portuale di Taranto. Nel comunicato però, si precisa che “con il termine industriali, non si devono intendere insediamenti pesanti o inquinanti”. E meno male, aggiungiamo noi, visto che sarebbe stato davvero paradossale che oltre ai nuovi progetti dell’Eni, Rotterdam pensasse di incidere ulteriormente sull’ambiente con nuovi insediamenti industriale, con il beneplacito di istituzioni e sindacati. A dimostrazione del fatto che agli olandesi interessasse unicamente l’asset industriale del nostro territorio, leggi principalmente Ilva, lo dimostrano anche i numeri del Porto di Rotterdam, dove il traffico contenitori, pur essendo superiore a quello di tutti i porti italiani messi insieme (oltre 11 milioni), rappresenta soltanto il 26% circa della movimentazione totale.
Il restante 74% è infatti costituito prevalentemente da rinfuse solide e liquide. Nello scalo olandese, inoltre, sono presenti, tra gli altri, 6 raffinerie con 17 terminal dedicati ai prodotti petroliferi, 2 rigassificatori, 45 operatori di prodotti chimici, 6 di biofuel, 5 raffinerie di olio vegetale, etc. Ecco perché, uno scalo portuale come quello di Taranto, dove nel solo 2011 l’89% dei traffici è stato generato dalle rinfuse solide, liquide e merci varie movimentate da ILVA, Cementir ed ENI ed appena l’11% costituito da merci che viaggiano in contenitori, é finito nel mirino dei dirigenti olandesi. Che sanno molto bene come nella classifica nazionale, il porto di Taranto sia al primo posto per la movimentazione delle rinfuse solide, al nono per la movimentazione delle rinfuse liquide ed al terzo posto per la movimentazione totale delle merci. Dunque, potremmo di fatto creare questo piccolo slogan per definire al meglio il pensiero dei manager olandesi sul porto di Taranto: “no Ilva, no clear business opportunity”.
Ciò detto, l’Autorità portuale tiene a precisare che non è in atto “alcuna forma di cancellazione del rapporto di collaborazione perché la stessa continuerà a svolgersi almeno fino alla scadenza prevista nel Memorandum of Understanding, cioè 24 mesi”. Certo è che appare davvero difficile credere che la maggiore criticità evidenziata dagli olandesi resti quella legata alla mancanza di autonomia delle Autorità Portuali nell’ambito del sistema portuale: perché se è vero che sono interessati soltanto ad un determinato traffico merci, è scontato che venendo meno il principale esportatore delle stesse, non esisterebbero più le condizioni per alcuna collaborazione. Intanto, si apprende che il 7 novembre si svolgerà presso la Camera dei Deputati un seminario di illustrazione ai parlamentari del modello gestionale del Porto di Rotterdam che prevede gli interventi solo dei rappresentanti dello scalo olandese e dell’Autorità portuale di Taranto. Inoltre, a fine novembre, i manager olandesi presenteranno al comitato portuale la versione definitiva della loro analisi.
Ciò detto, finalmente l’Autorità portuale chiarisce la situazione sullo stato di avanzamento dei lavori in ambito portuale. In merito alle opere previste nell’Accordo Generale con il Governo siglato il 20 giugno, “l’Ente sta operando, di comune accordo con TCT ed Evergreen, nel pieno rispetto del cronoprogramma. In questi ultimi mesi si è proceduto, in tempi da record, a terminare la progettazione relativa alle varie opere che, nella fase attuale, attende l’approvazione da parte dei competenti Ministeri. I lavori alla banchina dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2013 per essere seguiti nei successivi mesi dai dragaggi e dalla vasca di colmata”.
Per quanto attiene invece alle opere legate alla realizzazione della Piastra Logistica, “dalla metà di settembre sono partiti i lavori per la realizzazione del cantiere generale sull’area ex Soico”. Il bando di gara per la costruzione della strada dei moli, ha invece subìto un posticipo “in quanto il Concessionario, durante la redazione del progetto esecutivo, ha individuato delle interferenze sopravvenute o non comunicate che, con l’ausilio dell’Autorità portuale e del Commissario Straordinario, sta risolvendo”. Per quanto riguarda le ulteriori opere a mare (ampliamento del IV Sporgente e della Darsena e relativi dragaggi), che la Delibera CIPE dell’agosto 2011 dispose a carico della Taranto Logistica (progettazione e realizzazione della vasca di colmata necessaria per il conferimento dei fanghi di dragaggio dei lavori di ampliamento), “è stato necessario redigere apposito progetto che ha ricevuto il 10 ottobre l’approvazione con prescrizioni da parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici ed attende ora quella del Ministero dell’Ambiente entro trenta giorni dalla ricezione.
Dopo tale passaggio potranno prendere avvio anche i lavori marittimi”. Al fine di monitorare lo stato di avanzamento e superare le problematiche emerse, il Commissario Straordinario ha convocato apposita riunione il 30 presso la Presidenza del Consiglio. Unica nota stonata nel lungo comunicato dell’Autorità Portuale, l’assoluto silenzio sulla situazione del progetto del Distripark, che la Regione Puglia ha scientificamente definanziato nel mese di agosto. E tutti sanno, a cominciare dall’Autorità portuale di Taranto, che senza Distripark, tutte le opere su citate in fase di progettazione e realizzazione, non avranno alcun senso. Almeno non nella direzione che vorrebbe il porto di Taranto come il futuro hub più importante dell’intero Mediterraneo.
Gianmario Leone (TarantoOggi del 26 ottobre 2012)