Legamjonici: «Aia all’Ilva del tutto illegale»

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Inaccettabile rilascio dell’AIA ad un’azienda priva dei requisiti minimi per poter produrre senza inquinare, poiché numerose prescrizioni inserite si riferiscono ad interventi strutturali sostanziali senza i quali, in qualunque altro Stato europeo, nessun impianto siderurgico a ciclo integrale potrebbe essere autorizzato ad operare. E’ inoltre evidente il ‘gioco dei tempi’ che permette all’Ilva di vivere ancora fino all’agosto del 2017. L’assenza di requisiti rende gli impianti dell’area a caldo pericolosi per l’ambiente e per la salute, come confermato dal sequestro preventivo senza facoltà d’uso (non ancora esecutivo) disposto dalla Magistratura. Non è possibile attendere oltre.

Inoltre, la perizia chimico-ambientale, legittimata dallo stesso Ministro dell’Ambiente Clini che la cita nel decreto, ha evidenziato violazioni delle prescrizioni contenute nell’AIA già in vigore dal 2011. La stessa normativa AIA, in questo caso prevede la sua revoca, provvedimento del tutto ignorato da tutti gli enti che hanno sottoscritto il decreto. L’art. 29-decies, al punto nome 9, stabilisce, infatti, la revoca dell’AIA in caso di inosservanza delle prescrizioni, di mancato adeguamento alle prescrizioni imposte e di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo e di danno per l’ambiente. Si tratta dunque di un’AIA del tutto illegale.

Comunicato stampa di Daniela Spera, coordinatrice di Legamjonici

 

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