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Aia all’Ilva, il minestrone della Regione

TARANTO – Ieri sera la Giunta Regionale ha delegato per la Conferenza di Servizi convocata domani presso il Ministero dell’Ambiente, in relazione al procedimento amministrativo di riesame per il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per lo stabilimento Ilva di Taranto, l’assessore Lorenzo Nicastro, l’ing. Antonello Antonicelli direttore d’Area politiche ambientali, l’ing. Giuseppe Tedeschi dirigente dell’ufficio Rischio Industriale ed il dott. Roberto Giua direttore dell’Unità operativa semplice Aria di ARPA Puglia. “Il documento approvato dalla giunta regionale – si legge in una nota della Regione Puglia – fa propri gli elementi tecnici del documento prodotto dal comitato istruttore della Commissione IPPC/AIA e contiene le prescrizioni che la delegazione regionale rappresenterà in sede di conferenza di servizi: nello specifico codifica la necessità che nella eventuale nuova AIA siano inserite le misure contenute nel piano di intervento per il risanamento della qualità dell’aria del quartiere Tamburi di Taranto e le indicazioni delle Bat conclusion 2012 e che, infine, siano assorbite le valutazioni ambientali e sanitarie contenute nella perizia chimica ed epidemiologica disposta dalla magistratura di Taranto”.

Ci spiace dunque rilevare come, ancora una volta, le nostre istituzioni si presenteranno a Roma con documenti che al loro interno presentano evidenti contraddizioni: come si può infatti, in uno stesso documento, appoggiare da un lato le prescrizioni indicate dalla commissione IPPC e dall’altro chiedere che siano inserite le prescrizioni dei periti chimici che differiscono da quelle dei tecnici della commissione ministeriale? Inoltre, pare evidente come in Regione non abbiano letto a fondo la bozza del documento che sarà discusso domani a Roma: perché al suo interno sono già presenti le prescrizioni che fanno riferimento al Piano di intervento per il risanamento della qualità dell’aria del rione Tamburi, dove si parla dei famosi “wind days”. Durante i quali, si chiederà all’Ilva che le operazioni di ripresa dei materiali dovranno essere ridotte del 10% in peso rispetto a quelle associate ad una giornata tipo; dovrà essere garantita una filmatura doppia dei cumuli; dovrà essere garantita una bagnatura doppia sulle piste; dovrà essere garantita una riduzione della velocità massima consentita dei veicoli su pista del 50%.

Inoltre, una riduzione del flusso di massa di emissioni in aria del B(a)P (qualora presente in quantità significativa) e di PM10 del 10%. Per quanto riguarda l’altoforno una riduzione del 10% delle emissioni dai camini di processo. Ma nessuno, sino ad oggi, si è degnato di spiegare ai cittadini di Taranto ed in particolare agli abitanti del quartiere Tamburi, in che modo dovrebbe avvenire tale riduzione. Per non parlare della doppia filmatura dei cumuli di minerale (da tempo definita inutile da più parti) e della riduzione della velocità dei veicoli del 50%: e chi mai dovrebbe controllare tale limite di velocità? Sarà predisposto un autovelox nell’area a caldo dell’Ilva? O la Regione chiederà al Comune di Taranto di insediare una postazione dei Vigili Urbani per emettere eventuali contravvenzioni? Inoltre, nel documento deliberato dalla giunta Regionale, c’è la richiesta di inserire come prescrizione l’esame delle risultanze della prima valutazione del danno sanitario in corso di redazione e che, in caso di criticità rilevate, il Ministero dell’Ambiente si faccia carico di riesaminare l’AIA alla luce dei dati emersi.

Ma cosa uscirà da questa “rivoluzionaria” valutazione del danno sanitario, è tutto da vedere. Infine, tra le altre prescrizioni, se ne trova almeno una degna di nota: ovvero rendere di evidenza pubblica i dati sui monitoraggi effettuati, a beneficio di tutte le istituzioni deputate alla tutela della salute pubblica oltre che dei cittadini interessati e la volontà di istituzionalizzare, attraverso un gruppo di controllo formalmente costituito, il monitoraggio sullo stato dell’arte relativamente all’ottemperanza da parte dell’Azienda delle prescrizioni contenute nell’eventuale AIA perché sia rispettato il crono-programma stabilito in sede di conferenza dei servizi.

Non è un caso però, che tale richiesta sia stata avanzata da varie associazioni e comitati del territorio tarantino e non dai tecnici della Regione. Ciò detto, non osiamo immaginare cosa uscirà fuori dalla sala Europa al settimo piano della sede del ministero dell’Ambiente a Roma, dove si svolgerà domani mattina la Conferenza di servizi a cui parteciperanno rappresentanti della Regione Puglia, della Provincia di Taranto, dei Comuni di Taranto e Statte, del Dipartimento dei vigili del fuoco, soccorso pubblico e della difesa civile del ministero dell’Interno, dei ministeri del Lavoro e delle Politiche sociali, della Salute e dello Sviluppo economico, della Commissione istruttoria, dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (ISPRA), della Direzione generale per la tutela del territorio e delle risorse idriche, oltre ovviamente all’Ilva e ai custodi giudiziari degli impianti sotto sequestro perché inquinanti.

Alla Conferenza saranno presenti diverse associazioni ambientaliste: Wwf, Società italiana di Medicina del lavoro e Igiene industriale, Consorzio ASI per l’Area di sviluppo industriale di Taranto, Altamarea, Legambiente, Peacelink, Contramianto, Associazione Pediatri di Puglia e Basilicata, Isde Associazione medici per l’ambiente e Codacons. Staremo a vedere. Resta il fatto che coerenza e intelligenza avrebbero voluto che in questi mesi si fosse creata un’opposizione trasversale e totale al rilascio di un’AIA ad un’azienda indagata per disastro ambientale doloso e che ha un’intera area sotto sequestro giudiziario. Ma si sa, essere a Roma nelle stanze del potere pensando di contare qualcosa, fa gola da sempre ai molti che invece avrebbero dovuto, da sempre, stare semplicemente tra e dalla parte dei cittadini.

Gianmario Leone (TarantoOggi del 17 ottobre)

 

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