Ilva, Donne per Taranto: «No Aia a impianto sotto sequestro»

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Ci troviamo a soli tre giorni dalla firma della nuova Autorizzazione integrata ambientale all’Ilva e ancora non sono state rese pubbliche le posizioni delle nostre Amministrazioni locali. Quale sarà la loro posizione? Avranno il coraggio di non firmare un’Aia  per un’industria posta sotto sequestro per disastro ambientale? Saranno, per una volta almeno, dalla parte dei cittadini di Taranto, della loro incolumità e salute?

A tal riguardo, però, non posso non rendere pubblica la nostra posizione, quella del Comitato Donne per Taranto, che dal giorno stesso della firma per  l’Aia intraprenderanno azioni legali nei confronti di coloro che hanno sottoscritto un’autorizzazione prescindendo da elementi troppo importanti per la nostra incolumità: anzitutto il mancato inserimento dei dati dello Studio Sentieri così come oltre 5000 persone, firmando la petizione in soli 3 giorni, avevano fortemente chiesto.

Si sta rilasciando un’Autorizzazione prescindendo da un’emergenza sanitaria gravissima evidenziata da uno studio del ministero dell’Ambiente, commissionata al ministero della Salute, che ancora oggi ci tengono strategicamente nascosta. Chi si renderà complice di tutto ciò? Chi si renderà responsabile di un futuro segnato da “malattie e morte” (come la perizia del Gip evidenzia)? A questo si aggiunge che l’Ilva ad oggi non ha ancora un Piano di Emergenza Esterno per Incidente Rilevante (Se non quello provvisorio del 2003).

Ricordo che già l’Aia del 2011 è stata rilasciata senza il piano di emergenza esterno per incidente rilevante e che il 18.09.2012 il prefetto di Taranto, Claudio Sammartino, ha sottolineato l’esigenza condivisa con il capo del Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile di completare la pianificazione definitiva dell’emergenza esterna degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, quali ILVA ed ENI.

Il Piano di Emergenza risulta, pertanto, essere ancora quello provvisorio “non essendo ancora stata ultimata l’istruttoria del rapporto di sicurezza da presentare a cura dei gestori delle aziende interessate”. (così si legge nell’informazione alla popolazione del 2010). Dei 17 eventi incidentali ritenuti dall’analisi di rischio, tre sono tali da poter creare possibili danni oltre i confini dello stabilimento e tutti e tre sarebbero riconducibili agli impianti posti sotto sequestro.

Chi firmerà questa Autorizzazione, in una situazione in cui quelle aree sono poste sotto sequestro, sa che sta firmando un’autorizzazione ad un’Industria che NON possiede ancora un Piano di emergenza come previsto dal D.Lgs. 334/99? Qualora ci dovesse essere un problema funzionale a tale impianto (e ribadisco: posto sotto sequestro) che coinvolga la popolazione entro un raggio di 3000 mt (come dichiarato dal rapporto finale di ispezione del 12 dicembre 2008) chi dovremmo ritenere responsabile?

Ad oggi a Taranto non si rispetta la legalità. La nostra è una città seduta su di una polveriera e nonostante questo si continuano a rilasciare Autorizzazioni (e a tal riguardo non c’è solo l’Ilva). Ancora una volta esprimo il mio più profondo e totale disappunto nei confronti di tutti coloro che, negando quelle che sono le normative in tema ambientale e di sicurezza  e prescindendo da una situazione di Emergenza Sanitaria si appresteranno a firmare l’Aia.

Tale mio e nostro disappunto sarà formalizzato immediatamente dopo il rilascio dell’Aia, con un esposto alla Magistratura: la salute dei cittadini di Taranto e sopratutto quella dei bambini, non può essere più  barattata per il PIL Nazionale. La Magistraura, a cui va il nostro sostegno, prosegua nella sua opera di “spegnimento” degli impianti pericolosi!

 

Rosella Balestra, portavoce del Comitato Donne per Taranto

 

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