L’Ilva si muove. Anzi no.
TARANTO – Dopo aver ricevuto dalla procura di Taranto l’ultimatum di cinque giorni per lo spegnimento degli impianti e la cessazione delle emissioni inquinanti, non si è fatta attendere la risposta dell’Ilva. Che si è affidata al direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, Adolfo Buffo, per illustrare quanto l’azienda avrebbe fatto sino ad ora e quanto intenderebbe fare nel prossimo futuro per il risanamento degli impianti dell’area a caldo, sotto sequestro preventivo dallo scorso 26 luglio. “L’altoforno 1 sarà spento entro la fine di novembre.
E’ stato affidato l’incarico alla società Paul Wurth, che si occuperà anche del progetto per ricostruirlo”. La fermata dell’AFO 1 però, non può essere considerata una novità: oltre ad essere stata imposta dai custodi giudiziari con il provvedimento dello scorso 17 settembre (in cui veniva richiesto anche il rifacimento dello stesso con lo spegnimento delle batterie 5 e 6 della cokeria che lo alimentano), era stata già programmata dalla stessa Ilva mesi addietro. Contemporaneamente, da Milano dove sono in corso una serie di riunioni del Cda dell’Ilva, il presidente Bruno Ferrante ha comunicato che la fermata dell’altoforno 1 comporterà un esubero di 942 unità lavorative “che però saranno completamente ricollocate o utilizzate in maniera differente nello stesso stabilimento di Taranto”: in pratica quanto richiesto dal GIP nella sua ordinanza e ribadito dagli stessi custodi giudiziari.
Tempi molto più lunghi invece, per la fermata dell’altoforno 5, il cuore produttivo dell’Ilva ed il più grande d’Europa: i custodi hanno chiesto all’azienda di avviare le procedure di spegnimento dello stesso a partire da giovedì, ma l’ing. Buffo ha dichiarato che secondo quanto contenuto nel cronoprogramma di adeguamento finalizzato alla nuova autorizzazione integrata ambientale, l’inizio delle procedure di fermata per l’AFO 5 sono previste a partire dal 1 luglio 2015: la conclusione della sua ricostruzione è prevista entro il 31 dicembre 2015. “La società Paul Wurth ha ricevuto incarico il 4 ottobre scorso dall’Ilva di progettare lo spegnimento dell’altoforno 5”, ha reso noto il direttore dello stabilimento.
La Paul Wurth ha soltanto iniziato a raccogliere i disegni della struttura dell’altoforno, che venne costruito dai giapponesi della Nippon Steel. Il tutto “è stato comunicato ai custodi giudiziari”, ha assicurato Buffo. Anche per quanto attiene le procedure per la messa in sicurezza dei parchi minerali, l’Ilva prevede tempi lunghi: “il sistema di videosorveglianza è stato acquistato e sarà installato entro 8 mesi. Le telecamere arriveranno entro questo periodo. Questi tempi sono in linea con le indicazioni fornite dai custodi”.
L’AIA concessa all’azienda nell’agosto del 2011 però, prevedeva che l’Ilva si sarebbe dovuta dotare delle stesse entro l’agosto di quest’anno. Restando in argomento, l’ing. Buffo in riferimento ai tempi di giacenza nell’area dei parchi minerali primari, ha sottolineato che “i tempi di giacenza sono stati ridotti del 20% grazie a un’attivitaà di fermata delle navi”, per via del provvedimento del blocco dei rifornimenti all’area imposto dai custodi ad inizio settembre. In pratica si é passati da “2 mln di tonnellate a circa 1 mln e 600 mila tonnellate e l’altezza dei cumuli si è ridotta da 15 metri a 13,5 metri”.
Con riferimento alla disposizione dei custodi di avviare la progettazione definitiva ed esecutiva della copertura dei parchi minerali, l’Ilva ha confermato di aver dato incarico sempre alla Paul Wurth di effettuare entro il 31 dicembre 2012 uno studio preliminare della copertura degli stessi parchi (un’area di 700 mila metri quadrati). Inoltre, si legge nel documento presentato ieri, “l’esistente sistema di monitoraggio delle condizioni meteo climatiche è stato adeguato alle prescrizioni affinché riconosca ed automaticamente attivi le procedure quando la velocità del vento superi i 5 metri al secondo”.
Sempre secondo il nuovo programma dell’Ilva, verrà anche costruito un gigantesco filtro a tessuto con capacità di aspirazione di 3 milioni di metri cubi all’ora. “Noi riteniamo di aver avviato le procedure di spegnimento di Afo 1 e Afo 5: poi bisogna intendersi su cosa significa avviare le procedure di spegnimento”, ha cocnluso il direttore Buffo. Difficilmente però, la Procura e i custodi giudiziari saranno soddisfatti dal nuovo piano dell’azienda: lo scontro finale appare oramai inevitabile.
Gianmario Leone (Il Manifesto del 9 ottobre 2012)