TARANTO – Dire che sono preoccupati, è un eufemismo. Probabilmente, al chiuso delle loro stanze, tremano. Perché vedono il baratro davanti a loro e sanno di non poterlo evitare. Anche perché, al di là dei tanti ravvedimenti dell’ultima ora, sono tra i principali responsabili di quanto sta avvenendo da due mesi a questa parte. Dopo l’ultimatum lanciato dalla Procura di Taranto all’indirizzo dell’Ilva Spa, i sindacati metalmeccanici di Taranto, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil, attendono il corso degli eventi: che nel linguaggio sindacale vuol dire conoscere quanto prima le mosse dell’azienda. Nel frattempo, da questa mattina, si riuniranno insieme agli operai in affollate e lunghe assemblee per decidere le prossime azioni di lotta: per ora però, pare che lo sciopero sia scongiurato. “Vediamo cosa accadrà, come evolverà la situazione e come sarà l’approccio dell’Ilva”, ha dichiarato il segretario provinciale della Fim Cisl di Taranto Mimmo Panarelli. Il quale si lancia in una specie di autocritica, per poi puntare il dito contro l’azienda, rea di non aver intrapreso quel percorso di risanamento indicato dalla Procura e, a suo dire, richiesto a gran voce dai sindacati. Ovviamente, a partire dal 26 luglio scorso: perché sino a quel giorno, l’Ilva era l’azienda modello che aveva investito nell’ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico, la bellezza di un miliardo di euro.

“Se ci fosse stato il buon senso di tutti a intervenire con tempestività, a partire dell’azienda, non ci saremmo trovati in queste condizioni. Se dovessero fermare gli impianti contemporaneamente si creerebbe il problema degli esuberi. Si è perso troppo tempo, l’azienda avrebbe dovuto adeguarsi molto tempo prima alle prescrizioni del GIP. Avevamo detto ripetutamente all’azienda di iniziare a dare segnali precisi verso l’indirizzo della bonifica, ma siamo rimasti inascoltati”: poverini. Da salvare, quanto meno, l’aver compreso che il tempo dei giochi è abbondantemente finito. “L’azienda – aggiunge Panarelli – ha sempre detto che attendeva il rilascio dell’Aia: ma lì dentro ci ritroveremo le indicazioni del GIP. Tanto valeva iniziare subito gli interventi. Si poteva fare tantissimo in questi due mesi per cambiare pagina”. Come i giochi, anche le illusioni sono finite: “Che gli impianti debbano essere fermati è indiscutibile – taglia corto Panarelli -. Quello che ci divide dalla Procura è solo il discorso della gradualità degli interventi. Una cosa è la fermata impianto per impianto, ed è quello che auguriamo perché consentirebbe la gestione degli esuberi all’interno della fabbrica, un’altra la fermata contemporanea di più impianti, che aprirebbe scenari pericolosi”.

Alla Fiom Cgil, invece, escludono scioperi immediati. Mantenendo una posizione ancora più critica nei confronti dell’azienda e del Gruppo Riva. “All’Ilva da domani non sciopereremo perché farlo significherebbe protestare contro la magistratura quando invece la responsabilità di tutto quello che sta accadendo è una e una soltanto: dell’Ilva e del gruppo Riva” – ha dichiarato Donato Stefanelli, segretario della Fiom Cgil di Taranto. “Perché dal 26 luglio il presidente dell’Ilva Ferrante non ha dato un segnale concreto di cambiamento, continuando ad agire come se nulla fosse? Non conosco un atto dell”Ilva che vada realmente incontro all’esigenza di risanamento, ma solo continui rinvii e proposte largamente insufficienti e poco credibili”. Alla Fiom però, continuano a credere al sogno della produzione dell’acciaio pulito, innamorati come sono di quanto avvenuto in Germania, a Duisburg. “La fabbrica deve cambiare significativamente. Un nostro gruppo è stato di recente in Germania, a Duisburg, e lì ci sono realtà siderurgiche che ci dimostrano che quello che noi chiediamo è possibile”.

Peccato che lì gli investimenti da parte della Thyssen siano stati fatti per tempo, programmati e realizzati nel corso degli anni. La Uilm tarantina, con il segretario Antonio Talò, riesce invece a mantenere la sua solita “simpatia”, anche nei momenti più difficili. Come commentare del resto le frasi del segretario Talò? “La mossa dei custodi non mi sorprende: non è la prima volta che piombano decisioni drastiche il sabato sera. E quasi sempre accade nel momento in cui si sta lavorando a qualcosa che va in direzione delle loro richieste o si è annunciato qualcosa. Una coincidenza molto singolare, come se Procura e custodi volessero marcare la linea. A questo punto, provocazione per provocazione, dico: era ora che la fabbrica si fermasse. Se custodi e Procura parlano di reiterazione del reato, se dicono che l’Ilva sta continuando a determinare malattie e morti da inquinamento, è bene che si fermi. D’altra parte, sono i custodi che stanno gestendo gran parte della fabbrica dallo scorso 25 luglio, dalla data del sequestro, e da allora l’Ilva non si è mai fermata”. E pensare che la Uilm è il sindacato più rappresentato dentro l’Ilva…

G. Leone (dal TarantoOggi dell’8 ottobre 2012)

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