Intorno allo stesso tavolo si sono seduti i rappresentanti di Altamarea, Legamjonici, Legambiente, Wwf Puglia e Cittadinanza Attiva. Anche in questa occasione sono venuti al pettine i nodi di un’Autorizzazione Integrata Ambientale che rischia di essere riesaminata con troppa fretta e di risultare, quindi, inadeguata a fronteggiare le rilevanti criticità (anche sanitarie) fatte emergere dalla magistratura ionica. Da circa due giorni la Provincia è in possesso della bozza, definita dall’assessore Mancarelli ancora “incompleta”, ma “più stringente” dell’attuale Aia. Lo stesso Mancarelli, però, ha definito “non convincente” la velocità con cui si sta procedendo per il riesame.E proprio sul documento in via di definizione si concentrano le diffidenze e le preoccupazioni degli ambientalisti che temono di non avere il tempo necessario per presentare le relative osservazioni.
«Abbiamo chiesto che l’associazionismo sia invitato per la Conferenza dei Servizi del 17 ottobre», ha comunicato l’assessore provinciale. Un’informazione che non ha rassicurato le associazioni, ancora all’oscuro dei contenuti della bozza finora elaborata. Per loro i tempi risultano troppo stretti.«C’è una violazione totale della procedura – ha dichiarato Marina Venezia di Cittadinanza Attiva – ci deve essere concesso il termine di dieci giorni per avanzare le nostre osservazioni. Altrimenti procederemo con l’impugnativa al Tar». Dello stesso avviso Lunetta Franco di Legambiente: «Ancora non sappiamo quando sarà pubblicato il parere. Di fatto, sarà impedito al pubblico interessato di intervenire nei tempi previsti dalla legge. E’ chiaro che ci rivarremo con tutti i mezzi legali». Anche per Biagio De Marzo, presidente di Altamarea, presente insieme a Simona Carone e Massimiliano Saracino (esponenti dello stesso gruppo ambientalista), “il pubblico interessato dovrebbe avere la bozza con congruo anticipo per poter dare un contributo adeguato”.
Contro il riesame dell’Aia si è sempre schierata Daniela Spera di Legamjonici. «L’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata nel 2011 doveva essere revocata. Il sequestro preventivo attuato dalla magistratura dimostra che quegli impianti non possono produrre». A sostegno della sua posizione, la Spera ha citato anche l’articolo 29-decies della normativa sull’Aia e precisamente il punto 9, che prevede la revoca dell’Aia e la chiusura dell’impianto, in caso di “mancato adeguamento alle prescrizioni imposte con la diffida” e “in caso di reiterate violazioni che determinino situazioni di pericolo e di danno per l’ambiente”.Le associazioni hanno chiesto a Mancarelli di farsi interprete a Roma delle loro istanze al fine di impedire “l’ennesimo disastro amministrativo”. «Le dichiarazioni rilasciate dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini in questi giorni (l’Aia non la fanno i magistrati) – ha aggiunto Lunetta Franco – ci fanno temere uno scontro frontale». Mancarelli ha comunicato quali sono le richieste avanzate dalla Provincia.
«Chiediamo, tra l’altro, che sia richiesta all’Ilva una fidejussione adeguata e che i sottoprodotti (materie prime utilizzate nel ciclo produttivo) siano considerati rifiuti da smaltire all’esterno dello stabilimento, in discariche autorizzate. Su tali questioni saranno aperti degli stralci – ha dichiarato Mancarelli – noi sollecitiamo la massima rapidità. Inoltre, abbiamo chiesto che vengano ascoltati i custodi giudiziali per evitare che eventuali tensioni possano inficiare la riuscita dell’Aia». Ciò che preoccupa le associazioni ambientaliste è anche il limitato raggio di azione di questo riesame (solo le emissioni in aria). «Non è possibile trattare altre questioni rilevanti con ulteriori stralci – ha evidenziato De Marzo – quella dell’Ilva è una problematica da esaminare nella sua interezza. Il Governo ha scelto una strada completamente sbagliata. Di questo passo si arriverà ad un imbuto che farà scoppiare una rivoluzione in questa città».
Alessandra Congedo
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