Tempa Rossa, la Total perfora
TARANTO – Lo scorso 26 luglio, che sarà ricordato come il giorno del “giudizio universale” per l’Ilva Spa, pubblicammo una notizia a cui nessuno dette più di tanto peso. Il titolo dell’articolo era il seguente: “Tempa Rossa, tempo scaduto”. Motivo di tale assunto, quanto comunicato pochi giorni addietro da Total E&P Italia S.p.A. e Shell Italia E&P S.p.A., contitolari della concessione Gorgoglione (rispettivamente per il 75% e il 25%), che avendo ottenuto le necessarie autorizzazioni a livello regionale e nazionale, “hanno preso la decisione finale d’investimento per il progetto Tempa Rossa, di cui Total E&P Italia S.p.A. é operatore”.
Il progetto definitivo, a cui abbiamo dedicato negli ultimi due anni pagine intere, inchieste e reportage, ha da tempo ottenuto tutte le carte in regola: lo scorso 23 marzo anche dal CIPE, che ha quantificato il finanziamento totale dell’opera in un miliardo e trecento milioni di euro. Nel gennaio scorso, in un reportage che riassumeva definitivamente la storia e le carte del progetto, riportammo come per la banca d’affari Goldman Sachs, “Tempa Rossa” sia tra i 128 progetti più importanti al mondo in fase di attuazione, “capaci di cambiare gli scenari mondiali dell’energia estrattiva”.
Breve premessa ma obbligata per commentare quanto è stato comunicato ieri: la Total ha reso noto di aver firmato il contratto per l’affidamento dei lavori di preparazione del sito “Centro Olio Tempa Rossa”, dall’importo a base d’asta di circa 70 milioni di euro. Ad occuparsene sarà il raggruppamento temporaneo di imprese Aleandri spa (mandataria) e impresa Bacchi srl (mandante): tempi previsti perla consegna dei lavori: metà 2014. Con la sottoscrizione dell’atto dunque, prenderanno il via le operazioni di sbancamento e predisposizione delle aree e delle annesse infrastrutture.
Per poi dare il via alla realizzazione vera e propria del Centro Olio della valle del Sauro che avrà una capacità di produzione giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 m3 di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo. L’avvio della produzione é previsto per l’inizio del 2016. L’assegnazione dei lavori, dopo alcune inchieste della magistratura lucana e l’annullamento dei precedenti bandi di gara (sempre relativi alla preparazione del sito e alla realizzazione delle condotte e dello stesso Centro Olio), rappresenta il primo esempio di applicazione delle norme in materia di appalti dettate nel 2011 dalla Commissione Europea in merito all’attività estrattiva in Italia. Che permettono alla compagnie petrolifere di avvalersi di una procedura di gara di natura privata e perciò meno burocratizzata, ma anche con la possibilità di poter far ricorso alle imprese locali che siano però in possesso dei requisiti previsti dalle disposizioni interne alle medesime compagnie: peccato però che nella maggior parte dei casi ciò non sia possibile, per le limitate possibilità economiche delle imprese locali, a fronte di lavori mastodontici.
Sempre lo scorso 26 luglio, Thierry Normand, amministratore delegato di Total E&P Italia S.p.A, dichiarò che “la Società si é impegnata e si impegna a perseguire una collaborazione concreta e duratura con la Regione Basilicata e le comunità locali, adottando i principi della trasparenza, del rispetto delle comunità e dello sviluppo sostenibile”. Marco Brun, Country Manager per Shell in Italia e Amministratore Delegato di Shell Italia E&P S.p.A, invece aggiunse: “Sono molto soddisfatto del tanto atteso avvio di Tempa Rossa. L’Italia è un paese importante per Shell, così come lo é la regione Basilicata. Il nostro Paese gode di considerevoli opportunità nell’oil&gas che, se ben sviluppate, potrebbero giocare un ruolo strategico riducendo la dipendenza dalle importazioni e contribuendo allo sviluppo economico nazionale e locale”.
A fronte di tutto ciò, siamo in evidente difficoltà per trovare i termini e gli aggettivi più idonei per commentare l’iniziativa del Consiglio Comunale di Taranto, che lunedì 1 ottobre 2012 vota un ordine del giorno in cui richiede di rivedere l’AIA concessa per il progetto “Tempa Rossa”, che riguarda molto da vicino Taranto e per il quale l’Eni ha investito la bellezza di 300 milioni di euro (che serviranno per la costruzione di due enormi per stoccare i 180mila metri cubi di greggio che arriveranno dalla Basilicata e l’ampliamento del pontile della raffineria per ospitare dalle 45 alle 140 petroliere l’anno). Dotati di buona memoria, non possiamo non ricordare ai nostri politici come il 19 settembre 2011, l’allora ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo firmò il decreto di pronuncia di compatibilità ambientale Via/Aia congiunto per la Raffineria di Taranto per l’“Adeguamento stoccaggio del greggio proveniente dal giacimento Tempa Rossa”. Il tutto dopo che giunsero gli ok del Comune e della Provincia di Taranto, oltre che della Regione Puglia del governatore Vendola.
Ora, senza scendere per l’ennesima volta nei dettagli dell’impatto ambientale che questo progetto avrà sul nostro territorio, la domanda che poniamo è la seguente: a che gioco stanno giocando i nostri politici? La risposta è molto semplice. E la si può trovare nelle dichiarazioni del che lo scorso 27 agosto, durante la conferenza stampa convocata per illustrare le motivazioni che avevano portato la Procura di Taranto al sequestro preventivo dell’area a caldo dell’Ilva, disse testualmente: “L’inchiesta è tutt’altro che chiusa. E nel tempo si allargherà anche agli altri impianti presenti sul territorio: Eni e Cementir in particolar modo”.
Dunque, i nostri politici, ben sapendo di aver autorizzato nel passato progetti fortemente impattanti per l’ambiente e la salute dei cittadini (oltre che assolutamente non redditizi economicamente per il tanto decantato Pil locale) perché del tutto inadeguati a ricoprire i vari ruoli occupati e incapaci di reggere il confronto con i dirigenti e gli interessi della grande industria, provano disperatamente a correre ai ripari. Mettendo pezze a colori di dubbio gusto. Pensando ingenuamente di pulirsi la coscienza di fronte ad un’intera comunità, ben sapendo di essere oramai fuori tempo massimo. Diceva il buon Fabrizio De André nella sua “Nella mia ora di libertà”: “Bisogna farne di strada per non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni. Per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti”.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 3 ottobre 2012)