Un’ovvietà che hanno capito anche i bambini. Ma Vendola è andato ben oltre questa semplice spiegazione. “Il problema non é convincerci tra di noi: ma dobbiamo convincere la magistratura, e dobbiamo convincere la città e la comunità. Come si fa? Non con racconti vaghi ma con misure che siano in grado di interrompere la catena dei reati, l’inquinamento che ferisce e uccide e una catena dei reati. Bisogna intervenire come ci ha spiegato bene l’ARPA con il suo lavoro scientifico, e interrompere la catena dei reati. Questo è l’unico modo per salvare anche la fabbrica”. Che non si dovessero mettere d’accordo o convincersi tra di loro, questo era ed è scontato da anni ai nostri occhi. Ciò che pare surreale è che le istituzioni e sindacati cercano disperatamente il modo migliore per convincere un intero territorio della “bontà” delle loro idee. Ma la cosa ancora più sconvolgente è che pensano davvero di convincere niente di meno che la magistratura: ma di cosa poi? La questione non è ben chiara. Sicuramente però, Vendola punta fortissimo sulla valutazione del danno sanitario.
“Intendiamo portare nella sede dell’AIA, il parametro per la valutazione del danno sanitario che è destinato a cambiare la storia dell’industria in Italia. Cioè credo che per i grandi impianti industriali bisogna valutare qual è l’impatto che il loro inquinamento ha sulla salute delle persone e bisogna rimuovere quell’impatto”. Peccato che Clini, negli stessi momenti, dicesse tutt’altro. A cui il governatore manda dei messaggi molto chiari: “so quali sono i tempi che ha previsto il ministro e gli dico che accettiamo la sfida. I nostri tecnici sono al lavoro, domani (oggi per chi legge) variamo il regolamento sul danno sanitario affinché venga inglobato sui tavoli tecnici”: ancora una volta però, è troppo tardi.
Vendola ha poi confermato che “otto milioni di euro sono stati stanziati nella manovra di assestamento di bilancio, per far nascere un centro di competenza salute-ambiente che abbia la capacità di essere un centro di organizzazione dei monitoraggi, di raccolta dei dati e di costruzione delle politiche della prevenzione”. L’obiettivo? “Dobbiamo salvare l’Ilva, salvando Taranto”: ovvio. Poi, in serata, dopo aver letto la nota del ministro dell’ambiente Corrado Clini, il presidente della Regione Puglia, in una nota, ha precisato che, “in relazione alla procedura AIA attualmente in corso, richiesta dalla Regione Puglia, per l’Ilva di Taranto, non ha mai avanzato né a livello tecnico né a livello politico alcuna richiesta di rinvio”. Dunque, dov’è la verità?
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 2 ottobre 2012)
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