Ilva, Peacelink al Comune: «Richieda nuove e migliori tecnologie»

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TARANTO – Una cosa è autorizzare un’acciaieria nel deserto e un’altra è autorizzare la più grande acciaieria d’Europa accanto al quartiere Tamburi che presenta eccessi di mortalità e di ricoveri per le emissioni industriali. Una cosa è autorizzare un’industria dotata delle migliori tecnologie e un’altra è autorizzare impianti posti sotto sequestro per ordine della magistratura. E’ pertanto molto delicato il ruolo che il Ministro Clini si trova a svolgere.

”Sono stati affrontate in modo trasparente e con competenza tutte le complesse questioni tecniche aperte, senza lasciare margini alle molte sollecitazioni per il rinvio e per i cosiddetti ulteriori approfondimenti”, ha detto il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, annunciando il testo della nuova Autorizzazione Aia per l’Ilva.

Va detto che questo testo è solo annunciato ma non è pubblico. Che le questioni tecniche aperte siano state affrontate in modo trasparente è un libero giudizio del Ministro: in realtà noi non sappiamo nulla di cosa sia avvenuto dentro la Commissione AIA. Avevamo sollecitato la Commissione AIA e il Ministro – assieme ad altre associazioni –  ad attenersi all’articolo 8 del decreto legislativo 59 del 2005 (che prevede l’adozione di misure supplementari più rigorose e le migliori tecnologie). Non ci è dato sapere se tutte queste nostre sollecitazioni abbiano fatto breccia nella commissione AIA oppure no. Questo è il livello di tRasparenza che il Ministro Clini vanta.

Non ci sono state date infatti garanzie che sia assicurata una “messa a norma” dell’area a caldo dell’Ilva secondo gli standard europei più rigorosi. Viste le imbarazzate dichiarazioni del Ministro su questo punto (che ha parlato solo di “prescrizioni raggiungibili dagli impianti”), temiamo che si vada verso una “soluzione all’italiana”. Lanciamo pertanto un appello a tutti gli attori coinvolti nell’AIA, da quelli tecnici a quelli politici.

Fate attenzione: questa autorizzazione non riguarda solo le tecnologie ma le vite umane. Non ci sono compromessi da fare fra vita e produzione: la vita è tutelata costituzionalmente in modo assoluto, incomprimibile e prioritario. Non è soggetta a mercanteggiamenti o a soluzioni transitorie. La proprietà privata è invece vincolata alla sua funzione di  “utilità sociale” (art.42 della Costituzione) e risponde a tutti gli obblighi di tutela dei diritti umani, primo fra tutti la tutela del diritto alla vita. In discussione non ci sono solo pertanto degli impianti ma il destino di bambini, donne, anziani, soggetti fragili e tanti cittadini che respirano i fumi di quegli impianti che la magistratura ritiene incompatibili con la salute.

Autorizzare – anche solo in forma transitoria per qualche mese – ciò che è sequestrato dalla Procura sarebbe gravissimo e farebbe scattare probabilmente nuovi esposti alla Procura della Repubblica aventi come oggetto proprio l’autorizzazione AIA. Tutto questo deve essere ben chiaro al Ministro e ai membri della commissione AIA che si assumeranno tutte le responsabilità del caso nel caso in cui approvassero un’autorizzazione non in grado di tutelare pienamente – ossia secondo il Principio di Precauzione – la salute dei cittadini, tenendo conto esplicitamente e puntualmente di quanto osservato dalla magistratura con perizie e ordinanze  di grande precisione tecnico-scientifica. Il problema della corresponsabilità in scelte così delicate si pone anche per gli Enti Locali: fate attenzione a non autorizzare impianti sotto sequestro offrendo deroghe a quanto fissato dalla Magistratura.

Avvisiamo tutti che si sta giocando con beni supremi costituzionalmente garantiti e per questo motivo diventa cruciale l’osservanza scrupolosa dell’articolo 8 del decreto legislativo 59/2005.

Chiediamo che il Comune di Taranto voti per l’applicazione di tale articolo.

Il Comune di Statte – su richiesta del vicesindaco Francesco Tagliente – ha già espresso in commissione ambiente il 21 settembre parere favorevole per l’attuazione dell’articolo 8. Questa ci sembra la strada giusta. Come è pure saggia la richiesta avanzata dal vicesindaco Tagliente per richiedere una proroga di 90 giorni per l’approvazione dell’AIA.

Approvare in modo frettoloso l’AIA dell’Ilva è come effettuare un intervento chirurgico guardando l’orologio per far presto. Non è così che si fa. Occorre lavorare tenendo conto di tutte le osservazioni del Pubblico e della più scrupolosa osservanza delle indicazioni della magistratura. Noi temiamo che questo appello alla fretta del Ministro Clini mascheri la volontà di dare il via libera ad un’operazione che pone al centro la prosecuzione della marcia di questi impianti sequestrati.

Occorre una valutazione del danno sanitario e quindi ddei dati dello studio SENTIERI dell’Istituto Superiore della sanità che il ministro della Salute continua a non divulgare. Senza la loro acquisizione l’AIA per l’Ilva è zoppa. L’acquisizione dello studio dell’Istituto Superiore della Sanità consente di conoscere ufficialmente un dato allarmante: l’eccesso di mortalità è salito dall’8% al 10% per tutte le cause a Taranto e a Statte. Tutto questo farebbe scattare l’articolo 8. E l’articolo 8 impegnerebbe seriamente l’azienda ad adottare le migliori tecnologie in assoluto ottemperando alle richieste ormai chiaramente avanzate dalla Procura della Repubblica. Questa è una concatenazione assolutamente logica.
Ecco perché chiediamo che il Comune di Taranto voti come il Comune di Stette perché l’AIA sia incardinata sull’articolo 8 del decreto legislativo 59/2005 che recita:

Art. 8. Migliori tecniche disponibili e norme di qualità ambientale

1. Se, a seguito di una valutazione dell’autorità competente, che tenga conto di tutte le emissioni coinvolte, risulta necessario applicare ad impianti, localizzati in una determinata area, misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili, al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di qualità ambientale, l’autorità competente può prescrivere nelle autorizzazioni integrate ambientali misure supplementari particolari più rigorose, fatte salve le altre misure che possono essere adottate per rispettare le norme di qualità ambientale.

(Nota tecnica: tale articolo è in vigore ed è stato trasfuso nel dlgs 152/2006).

Sia chiaro: senza l’adozione delle migliori tecnologie (indicate in questo articolo) non vi è alcuna possibilità di rilasciare un’AIA legittima. Riteniamo che gli impianti sotto sequestro non abbiano i requisiti per essere autorizzati alla luce dell’articolo 8 che impone le migliori tecnologie specificate dalla Procura, la quale fa esplicito riferimento alle nuove Bref (Best available techniques Reference documents).

La Procura ha ampiamente documentato con l’apposita perizia che l’area a caldo dell’Ilva non adotta tecnologie migliori elencate nelle Bref. Se la Commissione AIA omette di considerare questo dato tecnico sarebbe gravissimo e vi sarebbero tutti i presupposti per invalidare l’AIA.

Alessandro Marescotti

Presidente di PeaceLink

www.peacelink.it

 

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