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Taranto inquinata, il Siulp: «Tuteliamo anche la salute dei poliziotti»

TARANTO – Riceviamo e pubblichiamo una nota del segretario generale provinciale del Siulp (Sindacato Italiano Unitario Lavoratori di Polizia) Antonio Digregorio.

“Le cronache locali dei nostri giorni incentrate sulle stringenti tematiche di ordine ambientale, le inchieste giudiziarie ad esse collegate e l’intervento a vari livelli delle istituzioni, impegnate nella salvaguardia di un diritto costituzionalmente garantito come quello della salute pubblica, hanno indotto il SIULP di Taranto, il maggiore sindacato del Comparto Sicurezza, a scendere in difesa degli operatori di Polizia esposti ai gravi rischi derivanti dall’inquinamento industriale. E’ bene rimarcare che la denuncia del nostro sindacato, al momento riveste un carattere esclusivo. Nel nostro settore, siamo i primi e gli unici, visto l’inspiegabile silenzio e l’inerzia delle numerose sigle sindacali del nostro comparto, distratte, a livello locale, chissà da quali altre situazioni senza che le stesse considerino il delicato momento. A tutela della salute sui luoghi di lavoro, il SIULP Jonico, già da tempo ha riservato attenzioni sulle condizioni in cui operano centinaia di poliziotti e poliziotte, discutendo sui riflessi e danni alla loro salute provocati dall’inquinamento atmosferico e marino.

Infatti, ci siamo concentrati maggiormente su quelle aree a più alto rischio, in cui, ormai da anni, sorgono sia l’Ufficio di Polizia di Frontiera, collocato all’interno del porto (dove è noto come vi sia movimentazione con nastri trasportatori di minerali prodotti dal vicino siderurgico) che presso la Sezione di Polizia Ferroviaria situata nel Rione Tamburi dove, com’è noto, si rileva una pesante situazione di contaminazione atmosferica cagionata dalle polveri sottili rinvenenti dal vicino parco minerario.Per queste ragioni non abbiamo mai negato la scesa in campo al fianco delle rappresentanze di base dei Cocer di Marina Militare, Capitaneria di Porto e Guardia di Finanza che ad onor del vero, per prime si sono rivolte alle Autorità e ai loro Comandi, avendo da tutelare i militari operanti con i loro presidi nell’area portuale.

Una collaborazione che d’ora in avanti sarà sempre più proficua e questo lo sà bene Antonello Ciavarelli del Consiglio centrale di rappresentanza degli organismi militari nonchè delegato dagli stessi Cocer . Preoccupati di tale situazione, prima ancora che scoppiasse un vero caso Ilva, nei mesi scorsi, per primi abbiamo emesso alcune delibere in seno al mandato di rappresentanze ricevuto dal nostro Direttivo Siulp che conta circa 40 membri, con le quali si intende chiedere ai nostri vertici anche in virtù della Legge n. 81/2008 ex 626 e agli enti preposti di valutare lo stato di rischio dei nostri operatori costantemente esposti agli agenti inquinanti, il loro stato di salute attraverso indagini medico-scintifiche, l’installazione di centraline per il monitoraggio dell’aria che rilevassero la quantità di sostanze dagli esperti ritenute nocive e cancerogene, come diossina, benzopirene e PM10 e ogni utile provvedimento preventivo che scongiuri o elimini al minimo i pericoli per la salute dei poliziotti operanti in quelle aree.

Fastidi alle prime vie respiratorie, stati momentanei di malessere, pelle inaridita, divise che si “cristallizzano” al contatto con l’aria, polveri che si insinuano all’interno dei locali o sui davanzali delle finestre degli Uffici di Frontiera e della Polfer; sono questi segnali che non possono essere assolutamente sottovalutati. E’ del tutto evidente come ogni apparato industriale, a maggior ragione se di dimensioni mastodontiche, determini con il passare degli anni anche pesanti effetti sul piano della sostenibilità ambientale con cause ed effetti di sulla salute che si sviluppano anche dopo anni, secondo quanto ci riferiscono gli esperti della scienza e medicina.

E’ certamente un inquinamento prodotto da oltre 40 anni dalle diverse realtà industriali presenti sul nostro territorio. Ed è per questo che gli attuali Ministri di Ambiente e Salute, mai come in questa fase, da un punto di vista politico e normativo, devono poter lavorare serenamente e con gli equilibri che il caso richiede, visto che nel rovescio della medaglia, tra le altre cose vi è, il mantenimento dei livelli occupazionali. Un binomio e una partita assai difficile tanto che comprendiamo a pieno le difficoltà e le preoccupazioni espresse delle oo.ss. confederali a cui lo stesso Siulp, nello spirito si ispira, essendo anch’esso confederale. In ogni caso, preferiamo mantenere un atteggiamento più cauto rispetto alla lettura di alcuni dati in questi giorni parzialmente diffusi dalla stampa e rinvenenti dalle associazioni ambientaliste che evidenzierebbero l’aumento di mortalità per tumori nella città di Taranto e provincia e l’aumento di patologie gravi come i mesoteliomi.

A questo pervengono inoltre dati che nella loro analisi non ci fanno stare sereni poiché evidenzierebbero l’aumento, dai primi mesi dell’anno, di patologie tumorali nei confronti dei bambini così’ come di recente riportato da alcuni luminari della Università di Bari. Nella “bagarre” appena scoppiata, preferiamoaspettare il mese di ottobre, quando si concluderà lo studio “sentieri” dell’Istituto Superiore di Sanità e prima di ogni cosa sarà magari necessario comparare i dati con la perizia epidemiologica della Procura di Taranto a cui và tutto il nostro apprezzamento e sostegno per il difficile lavoro fin ora svolto.

Per ritornare al punto che ha ispirato la nostra denuncia, al termine vi è da dire che, all’amarezza e alle perplessità espresse nei giorni scorsi dai Cocer, si aggiunge la nostra, poiché, nonostante la sensibilità dei loro vertici nello stimolare gli Enti competenti all’adozione di provvedimenti cautelativi in favore della salute degli operatori militari di settore, ancora nulla è stato fatto. Ed è per questo che il Siulp di Taranto, sta predisponendo una successiva delibera che contiene specifiche richieste a tutela e salvaguardia dei nostri luoghi di lavoro. Questa volta però ci rivolgeremo direttamente al Ministro della Salute e per il tramite della nostra Segreteria nazionale, la invieremo al Capo della Polizia Prefetto Manganelli, ai massimi vertici locali come Questore e Prefetto, al Dirigente Compartimentale per la Polfer a quello della Zona di Frontiera, al nostro Medico competente, alla Divisione Centrale di Sanità in seno al nostro Dipartimento della P.S. e interesseremo il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl locale.

Non possiamo mostrarci insensibili a una simile situazione e siamo della idea che non potrà esserlo il nostro datore di lavoro che siamo certi darà dimostrazione di sensibilità su tale argomento. Da parte sua incombono precisi obblighi nella salvaguardia della salute e sicurezza di ogni lavoratore così come previsto dalla complessa normativa, raccolta nella riforma del Testo Unico reso operativo nel 2009, sintetizzata nel Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. In piena coerenza con quelle che sono le indicazioni impartite dalla Comunità Europea, le Amministrazioni, hanno il dovere di garantire e sostenere la qualità del lavoro, la salute e la sicurezza dei propri lavoratori. E’ questo l’obbiettivo fondamentale da raggiungere e che assume maggiore rilevanza soprattutto ora che nella Provincia di Taranto, si registra una situazione esclusiva per non dire angosciosa sul piano del mantenimento di certi livelli che garantiscano la salute del cittadino”.

 

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