Sia come sia, mentre a Taranto l’Eni ha ancora nel cassetto il sogno del raddoppio della produzione (da 6,5 a 11 milioni di tonnellate di petrolio da raffinare con il progetto del nuovo metanodotto sempre in auge), la costruzione della nuova centrale Enipower tanto contestata, e stia per avviare i lavori del progetto “Tempa Rossa” che porterà nei nuovi serbatoi di Taranto greggio non raffinato che sarà lavorato ma prelevato da enormi navi che affolleranno la rada di Mar Grande per la gioia di Confindustria (oltre ad aumentare il rischio di incidente rilevante e di contribuire ad avvelenare l’aria con un 12% in più di emissioni diffuse), altrove i progetti sono ben altri.
Giovedì scorso infatti, l’azienda ha incontrato istituzioni e sindacati nazionali e territoriali di Venezia, per illustrare il progetto ‘Green Refinery’, che porterà alla conversione della raffineria della città veneta, in “bio-raffineria” per la produzione di “bio-carburanti innovativi e di elevata qualità”. Il progetto, che prevede un investimento stimato in circa 100 milioni di euro, rappresenta “il primo caso al mondo di riconversione di una raffineria convenzionale in bio-raffineria ed è fondato sulla tecnologia ecofining, sviluppata e brevettata da Eni”. Il progetto ‘Green Refinery’, che suona anche bene, partirà con una prima fase di conversione degli impianti esistenti che sarà avviata nel secondo trimestre del 2013 e che sarà completata entro la fine dello stesso anno. Fino al momento di avvio della conversione, la raffineria continuerà a produrre secondo le modalità tradizionali.
La produzione di biocarburanti sarà avviata dal 1 gennaio 2014 e crescerà progressivamente a fronte dell’entrata in esercizio dei nuovi impianti che saranno realizzati nell’ambito del progetto e che saranno completati nel primo semestre del 2015. Il nuovo impianto green consentirà di mantenere sul sito di Venezia “un’attività industriale economicamente sostenibile a lungo termine e a basso impatto ambientale”. Inoltre, all’attività della Green Refinery sarà associata la realizzazione di un nuovo Polo Logistico. Il progetto consentirà di assicurare “l’impiego di una quota congrua del personale impiegato nella attuale raffineria. Il personale sarà gestito con modalità e strumenti che saranno condivisi con le organizzazioni sindacali. Il programma di investimenti previsto ed il mantenimento sul sito di attività produttive a carattere industriale consentiranno anche di mantenere un impiego significativo dell’attuale indotto della Raffineria”. Il progetto ‘Green Refinery’ è fondato su “tecnologie distintive ad elevata compatibilità ambientale frutto del costante impegno di Eni nella ricerca e nell’innovazione, renderà il sito di Venezia un modello di eccellenza tecnologica e rappresenterà un solido business nel perimetro delle attività svolte da Eni”.
A Taranto invece, l’Eni ha stanziato ben 300 milioni di euro nel progetto “Tempa Rossa”, che serviranno per la costruzione di due enormi serbatoi (oltre ai tanti già presenti che si affacciano su Mar Grande) per stoccare i 180mila metri cubi di greggio che arriveranno dalla Basilicata e l’ampliamento del pontile della raffineria per ospitare dalle 45 alle 140 petroliere l’anno. Le installazioni lucane, avranno una capacità di produzione giornaliera di 50.000 barili di petrolio, 230.000 m3 di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo. L’avvio della produzione é previsto per l’inizio del 2016. Qui al Sud continuano a perforare il terreno e ad inquinare: e non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Al Nord, invece, puntano sul “bio” per rendere meno impattanti le raffinerie e le varie lavorazioni del petrolio. Avvisate il Pd tarantino: magari adesso torneranno a riunirsi per dare vita ad una nuova, ipocrita e finta, battaglia “politico-ambientalista”.
G. Leone (dal TarantoOggi del 24 settembre 2012)
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