TARANTO – Com’era abbondantemente prevedibile, i custodi giudiziari hanno bocciato il piano di investimenti di 400 milioni di euro per risanare gli impianti dell’aree poste sotto sequestro preventivo, presentato dall’Ilva alla Procura di Taranto venerdì scorso. I custodi hanno incontrato ieri in un nuovo vertice, il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, e i pm titolari dell’inchiesta per disastro ambientale nei confronti del siderurgico, nel quale hanno giudicato inadeguato il piano dell’azienda rispetto all’obiettivo finale del sequestro: l’azzeramento delle emissioni inquinanti.

Gli ingegneri Valenzano, Laterza e Lofrumento, hanno motivato il loro parere in una nota scritta consegnata a procuratore e pm: ora spetterà alla Procura esprimersi sia sul piano d’investimenti sia sull’istanza con la quale l’azienda chiede di usufruire di una minima capacità produttiva, ritenuta dall’Ilva “fondamentale” per finanziare ulteriori investimenti: come se le casse del Gruppo Riva fossero allo stremo e non stracolme di miliardi di euro grazie alla produzione dell’Ilva di Taranto e dei suoi operai. Continuare a produrre acciaio: sì, perché il fulcro di tutta la vicenda, è tutto qui: il sequestro degli impianti, come stabilito dal GIP e confermato dal Riesame, è senza facoltà d’uso.

Anche se al presidente Ilva Bruno Ferrante piace interpretare a suo piacimento le motivazioni del tribunale del Riesame, che parla sì di “tutela degli impianti, tenendo conto del loro valore anche ai fini della produzione, visti gli interessi economici in gioco”: ma soltanto dopo aver proceduto al risanamento degli impianti. Tempo durante il quale resta fermo il divieto alla facoltà d’uso per la produzione. Soprattutto per questo, appare scontato anche il no della Procura: la decisione potrebbe arrivare già oggi. Del resto, la distanza tra gli interventi indicati dai custodi nell’ultimo provvedimento notificato all’azienda lunedì e quelli dichiarati da Ilva, resta notevole. Se da un lato si impone lo spegnimento degli altiforni 1 e 5, l’Ilva risponde con la fermata dell’AFO 1, già prevista nel programma di manutenzione aziendale del 2013 e con la realizzazione di impianti di depolverazione.

Sulle cokerie, insieme ai parchi minerali le aree più critiche per l’impatto ambientale, i custodi ordinano lo spegnimento di tutti i forni, tranne per due batterie. L’Ilva invece, propone di fermarne solo due, mentre altri due sono in fase di ristrutturazione. Due esempi che spiegano il perché anche i magistrati sposeranno la linea espressa dai custodi. La parola finale però, spetterà al GIP Patrizia Todisco, che potrebbe esprimersi entro il fine settimana. La minaccia dell’azienda, che lega gli investimenti alla concessione della minima facoltà d’uso, difficilmente farà breccia nelle convinzioni del GIP.

Il procuratore capo di Taranto, Franco Sebastio, parlando con l’Adnkronos nella serata di ieri, non si è sbilanciato sul contenuto della relazione dei custodi. “Non appena abbiamo ricevuto la proposta dell’Ilva – spiega – l’abbiamo consegnata ai custodi-amministratori che oggi ci hanno consegnato una loro minuziosa relazione. Nella giornata di domani faremo conoscere la nostra posizione e le nostre considerazioni”. Il procuratore non ha risposto invece alla domanda se questo loro parere verrà consegnato al GIP Patrizia Todisco, a cui spetta la decisione finale. Anche se all’Ilva fingono di non conoscere l’iter procedurale dell’intera vicenda, visto che hanno fatto sapere che aspettano “che sia il procuratore della Repubblica di Taranto a pronunciarsi e a formalizzare la sua decisione. Per noi conta questo pronunciamento”.

Intanto, i membri della Commissione per la nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia) che dovrà essere rilasciata all’Ilva hanno compiuto ieri un sopralluogo agli impianti dell’area a caldo sequestrati il 26 luglio scorso. Si tratta di un appuntamento previsto nel calendario stilato dalla Commissione, che dovrebbe concludere i suoi lavori alla fine del mese. Entro la metà di ottobre, come più volte annunciato dal ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, si dovrebbe tenere la famosa Conferenza dei servizi per dare l’ok alla nuova AIA. Ammesso e non concesso che l’Ilva in quella data esista ancora.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 21 settembre 2012)

 

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