Sentieri, un piccolo giallo sui dati più recenti relativi alla mortalità nella città di Taranto
TARANTO – Ci mancava soltanto il “giallo” sui nuovi dati sulla mortalità nel sito di Taranto, che saranno resi noti non prima del 12 ottobre. Tre giorni prima della prevista Conferenza dei Servizi sulla nuova AIA da rilasciare all’Ilva nelle previsioni del ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Semplici coincidenze? Chissà. Ma anche il ministro della Salute, Renato Balduzzi, durante la conferenza di presentazione del progetto Sentieri, ha preferito mantenere un profilo basso: quasi come se anche lui non volesse essere “responsabile” di fare un danno all’Ilva, divulgando nuovi dati. L’attesa è stata giustificata dal ministro Balduzzi, in quanto si attendono conferme relative a tre. “La prima è che su un arco di 12 anni c’é una variazione dell’esposizione per alcune patologie. Inoltre stiamo elaborando i risultati di un monitoraggio biologico per valutare una criticità relativa ai prodotti caseari. Infine, saranno presentati i risultati di uno studio nazionale sull’inquinamento dei mitili. Tutti questi dati – ha concluso il ministro – dovrebbero essere presentati il 12 ottobre”.
Sarà. Intanto c’è un piccolo giallo sui nuovi dati del progetto Sentieri relativi al periodo 2003-2008 sull’area di Taranto, che confermerebberoun aumento della mortalità di circa il 10% rispetto a quella attesa. “I dati 2003-2008 sono in corso di elaborazione e attualmente ancora al vaglio della comunità scientifica”, per questo “non credo che la magistratura abbia elementi diversi da quelli di cui disponiamo e che sono frutto delle indagini di questi anni”: è quanto dichiarato ieri dal ministro della Salute riguardo ai dati dello studio sentieri sui siti inquinati. Nel convegno annuale del Progetto Sentieri partito ieri, sono stati infatti presentati i dati relativi al periodo 1998-2002. Ma i dati del Progetto Sentieri relativi al periodo 2003-2008 in realtà, sarebbero già agli atti della magistratura di Taranto perché acquisiti in sede di incidente probatorio: dunque, il sospetto è che il ministro abbia scelto di attendere ancora, in presenza di dati che confermerebbero quelli già resi noti. Che è bene ricordare ancora una volta.
I dati del progetto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità sull’area di Taranto, sono relativi al periodo 1995-2002: nella relazione sono ben quattro le pagine dedicate al capoluogo ionico, con tanto di dati e tabelle: andiamole a guardare nel dettaglio. In merito al profilo di mortalità si evidenzia “un eccesso tra il 10% e il 15% della mortalità generale e per tutti i tumori, sia tra gli uomini che tra le donne; un eccesso del 30% sulla mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi; un eccesso, sempre in entrambi i generi, dei decessi per tumore della pleura; un eccesso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute, associato ad un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio. Inoltre, si osserva un eccesso di circa il 15% tra gli uomini e del 40% tra le donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, oltre ad un incremento del 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio soprattutto tra gli uomini”.
I risultati dello studio hanno fatto emergere anche un eccesso per la mortalità per condizioni morbose di origine perinatale (0-1 anno), con “evidenza limitata di associazione con la residenza in prossimità di raffinerie e discariche, e un eccesso di circa il 15% per la mortalità legata alle malformazioni congenite che non consente però di escludere l’assenza di rischio”. Nel documento si sottolinea come molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali, effettuati nell’area tarantina, hanno evidenziato “un quadro di inquinamento diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell’acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario”. Vengono anche riportati i risultati delle campagne di monitoraggio effettuate dall’ASL dal marzo 2008, che hanno evidenziato come in alcune aziende zootecniche presenti nel territorio “vi sia un’importante contaminazione della catena trofica da composti organoalogenati”.
Si prendono a riferimento i 32 campioni (su 125), raccolti complessivamente in 8 aziende, che hanno superato i limiti in vigore per la concentrazione di diossine e PCB. La relazione cita inoltre uno studio sui casi incidenti a Taranto di tumore maligno del polmone, della pleura, della vescica e del sistema linfoemopoietico (periodo 2000-2002), in relazione alla distanza della residenza principale da diverse fonti emissive, che “sembra avvalorare l’ipotesi di un ruolo eziologico delle esposizioni ambientali a cancerogeni inalabili sulle neoplasie dell’apparato respiratorio”. Sempre sul SIN tarantino si legge inoltre che “lo studio evidenzia un trend del rischio di tumore polmonare e della pleura in funzione della distanza della residenza dalla maggior parte dei siti di emissione considerati (compresi l’acciaieria e i cantieri navali)”.
Oltre a citare i risultati del progetto MISA e due studi sulla mortalità residenziali effettuati sull’area tarantina, il progetto “Sentieri” parla anche di un’analisi geografica della mortalità tumorale relativa al periodo 2000-2004, nelle cinque province pugliesi, basato sui dati del Registro regionale delle cause di morte, che presenta un eccesso del 10% per tutti i tumori nell’anello di territorio circostante l’area industriale. Lo studio mette nero su bianco che “i risultati della analisi di Sentieri sul periodo 1995-2002 mostrano un quadro della mortalità della popolazione residente nel sito di Taranto che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre”. Aggiungendo che “complessivamente, il profilo di mortalità mostra un andamento temporale e una distribuzione geografica che sono in linea con la cronologia e la distribuzione spaziale dei processi produttivi ed emissivi che caratterizzano l’area industriale di questo Sin da decenni”.
Infine, così come viene riportato nelle conclusioni dai periti epidemiologi nella loro relazione peritale, anche il progetto “Sentieri” segnala l’esigenza di avviare “programmi di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per misurare gli effetti dell’inquinamento atmosferico, basati anche sul monitoraggio biologico umano, e studi di caso-controllo residenziali di nuova generazione per stimare il contributo delle emissioni industriali”. Ritenendo opportuno “condurre appositi studi anche sui lavoratori impiegati nelle diverse realtà produttive del polo industriale”. Lo studio mostra, dunque, un quadro della mortalità per la popolazione residente nel sito di Taranto che testimonia la presenza di “un ambiente di vita insalubre. Questo quadro è in linea con quanto emerso nei precedenti studi descrittivi sulla mortalità condotti nell’area, ma anche con dati di incidenza e morbosità.
Il sostanziale corpo di evidenza relativo alla dimostrazione di un ambiente sfavorevole e’ dovuto alla generale convergenza dei dati di monitoraggio ambientale e biologico, dei dati relativi al tipo e all’entità delle emissioni industriali e, parallelamente, alla disponibilità di risultati di studi epidemiologici di tipo analitico, descrittivo geografico, e di indagini epidemiologiche multicentriche e di valutazione di impatto sanitario”. Il tutto, in attesa dei dati del registro tumori di Taranto per quanto concerne il triennio 2006-2007-2008, che conosceremo entro la fine dell’anno e che diventeranno ulteriori prove per la magistratura nel futuro processo contro la proprietà dell’Ilva.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 19 settembre 2012)