Lo scorso novembre, la notizia venne ignorata anche dalla politica, dai sindacati e dalla nostra classe dirigente: che all’epoca era ancora ebbra e felice, arrogante nei confronti di un’inchiesta che procedeva a fari spenti e considerata, a torto, inutile e ingannevole. Da ieri, magicamente, tutti hanno iniziato a parlare dello studio Sentieri. Questa mattina infatti, il ministero della Salute terrà a Roma il convegno “L’impatto sulla salute dei siti contaminati: il Progetto Sentieri”, per presentare i risultati del progetto, con la partecipazione del ministero dell’Ambiente, le Regioni, le ASL, le ARPA e i Comuni interessati per attivare sinergie fra le strutture pubbliche con competenze in materia di protezione dell’ambiente e di tutela della salute. Il progetto, conclusosi lo scorso anno, è stato condotto nell’ambito del ‘Programma strategico Ambiente e Salute’.
Lo studio ha preso in esame la mortalità delle popolazioni residenti in prossimità di alcuni grandi centri industriali attivi o dismessi e di aree interessate da smaltimento di rifiuti industriali e/o pericolosi, riconosciuti come “siti di interesse nazionale per le bonifiche” (SIN). I dati del progetto Sentieri dell’Istituto superiore di sanità sull’area di Taranto, sono relativi al periodo 1995-2002: nella relazione sono ben quattro le pagine dedicate al capoluogo ionico, con tanto di dati e tabelle: andiamole a guardare nel dettaglio. In merito al profilo di mortalità si evidenzia “un eccesso tra il 10% e il 15% della mortalità generale e per tutti i tumori, sia tra gli uomini che tra le donne; un eccesso del 30% sulla mortalità per tumore del polmone, per entrambi i generi; un eccesso, sempre in entrambi i generi, dei decessi per tumore della pleura; un eccesso tra il 50% (uomini) e il 40% (donne) di decessi per malattie respiratorie acute, associato ad un aumento di circa il 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio.
Inoltre, si osserva un eccesso di circa il 15% tra gli uomini e del 40% tra le donne della mortalità per malattie dell’apparato digerente, oltre ad un incremento del 5% dei decessi per malattie del sistema circolatorio soprattutto tra gli uomini”. I risultati dello studio hanno fatto emergere anche un eccesso per la mortalità per condizioni morbose di origine perinatale (0-1 anno), con “evidenza limitata di associazione con la residenza in prossimità di raffinerie e discariche, e un eccesso di circa il 15% per la mortalità legata alle malformazioni congenite che non consente però di escludere l’assenza di rischio”.
Nel documento si sottolinea come molteplici studi di monitoraggio ambientale e campagne di misura delle emissioni industriali, effettuati nell’area tarantina, hanno evidenziato “un quadro di inquinamento diffuso, ma anche il contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell’acciaieria, ai livelli ambientali di inquinanti di interesse sanitario”. Vengono anche riportati i risultati delle campagne di monitoraggio effettuate dall’ASL dal marzo 2008, che hanno evidenziato come in alcune aziende zootecniche presenti nel territorio “vi sia un’importante contaminazione della catena trofica da composti organo alogenati”. Si prendono a riferimento i 32 campioni (su 125), raccolti complessivamente in 8 aziende, che hanno superato i limiti in vigore per la concentrazione di diossine e PCB.
La relazione cita inoltre uno studio sui casi incidenti a Taranto di tumore maligno del polmone, della pleura, della vescica e del sistema linfoemopoietico (periodo 2000-2002), in relazione alla distanza della residenza principale da diverse fonti emissive, che “sembra avvalorare l’ipotesi di un ruolo eziologico delle esposizioni ambientali a cancerogeni inalabili sulle neoplasie dell’apparato respiratorio”. Sempre sul SIN tarantino si legge inoltre che “lo studio evidenzia un trend del rischio di tumore polmonare e della pleura in funzione della distanza della residenza dalla maggior parte dei siti di emissione considerati (compresi l’acciaieria e i cantieri navali)”.
Oltre a citare i risultati del progetto MISA e due studi sulla mortalità residenziali effettuati sull’area tarantina, il progetto “Sentieri” parla anche di un’analisi geografica della mortalità tumorale relativa al periodo 2000-2004, nelle cinque province pugliesi, basato sui dati del Registro regionale delle cause di morte, che presenta un eccesso del 10% per tutti i tumori nell’anello di territorio circostante l’area industriale. Poi, sul delicato tema dell’evidenza epidemiologica disponibile, si legge che “suggerisce un ruolo della componente occupazionale per gli incrementi di rischio per il tumore del polmone in attività produttive presenti nel Sin, quali la raffinazione del petrolio”.
Lo studio mette nero su bianco che “i risultati della analisi di Sentieri sul periodo 1995-2002 mostrano un quadro della mortalità della popolazione residente nel sito di Taranto che testimonia la presenza di un ambiente di vita insalubre”. Aggiungendo che “complessivamente, il profilo di mortalità mostra un andamento temporale e una distribuzione geografica che sono in linea con la cronologia e la distribuzione spaziale dei processi produttivi ed emissivi che caratterizzano l’area industriale di questo Sin da decenni”. Infine, così come viene riportato nelle conclusioni dai periti epidemiologi nella loro relazione peritale, anche il progetto “Sentieri” segnala l’esigenza di avviare “programmi di sorveglianza sanitaria ed epidemiologica per misurare gli effetti dell’inquinamento atmosferico, basati anche sul monitoraggio biologico umano, e studi di caso-controllo residenziali di nuova generazione per stimare il contributo delle emissioni industriali”. Ritenendo opportuno “condurre appositi studi anche sui lavoratori impiegati nelle diverse realtà produttive del polo industriale”.
Dati eloquenti ed incontrovertibili, che dipingono uno scenario conosciuto a tutti, ma che in molti ancora oggi provano a mitigare o ad ignorare. Non è un caso infatti se ieri pomeriggio, pochi minuti dopo la diffusione della notizia sui dati del progetto, il ministero della Salute ha ritenuto opportuno precisare in una nota che “nel convegno annuale del Progetto Sentieri che si terrà domani (oggi per chi legge) non saranno presentati dati ulteriori a quelli già disponibili, e relativi al periodo 1998-2002”, chiarendo che “i dati 2003-2008 sono in corso di elaborazione e attualmente ancora al vaglio della comunità scientifica”.
In conclusione, due doverose precisazioni. La prima è dedicata a tutti coloro i quali ancora oggi, a fronte di tutto ciò, considerano ancora “compatibile” la presenza della grande industria sul territorio tarantino. O che l’Ilva di Taranto si possa rendere compatibile tramite investimenti ingenti da parte del Gruppo Riva e un’AIA che contempli le migliori tecnologie in assoluto. Lo abbiamo scritto lo scorso week end: se l’obiettivo deve essere quello di non far ammalare nessun altro essere umano in questa provincia a causa dell’inquinamento industriale, non ci sono alternative alla chiusura del siderurgico.
La seconda precisazione, ancora più doverosa, è dedicata al ministro Clini e a tutti coloro i quali parlano della vita e della morte delle persone senza conoscere le modalità delle indagini epidemiologiche. Divertendosi a dichiarare come l’incidenza dei tumori riscontrata nella provincia di Lecce sia superiore a quella della provincia di Taranto. Ignorando del tutto, perché sono nel vero senso del termine degli ignoranti, che per capire davvero lo stato di salute di un territorio, si devono andare a vedere le incidenze città per città: e i dati della città di Taranto, specie su alcune tipologie di tumori, sono nettamente superiori alla stragrande maggioranza delle città italiane.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 18 settembre 2012)
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