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Ilva, il procuratore: «Attuare in fretta il sequestro, stop a ogni attività produttiva»

TARANTO – All’indomani del tavolo istituzionale di Bari e della nuova discesa del ministro dell’Ambiente Corrado Clini a Taranto, il procuratore capo della Repubblica, Franco Sebastio, ha diffuso ieri una nota ufficiale con l’intento di chiarire una volte e per tutte, si spera, le modalità e le finalità del sequestro preventivo degli impianti del siderurgico tarantino. dopo l’ultima direttiva emessa giovedì, che “integra e chiarisce il contenuto delle precedenti direttive via via emesse, si stabilisce espressamente che si dia immediata e rapida attuazione al provvedimento di sequestro”, il procuratore ha motivato il nuovo intervento della magistratura a causa di alcune notizie apparse su certa stampa nella giornata di venerdì, che ripotavano in maniera imprecisa il contenuto delle disposizioni impartite ai custodi-amministratori per l’attuazione del sequestro preventivo, sostenendo “una inesistente autorizzazione a continuare la produzione a livelli ridotti”.

Del resto, sia l’ordinanza del GIP che il tribunale del Riesame, hanno chiarito che “il sequestro impone l’eliminazione delle emissioni inquinanti e pericolosi e all’uopo – sottolinea Sebastio – inibisce qualunque attivitàproduttiva”. Per questo motivo, si ribadisce come l’utilizzo degli impianti “è consentito all’unico fine della bonifica degli stessi in vista della loro eventuale successiva riutilizzazione a fini produttivi, adottando tutte le cautele tecnicamente necessarie per evitare, ove possibile, il deterioramento o la distruzione degli impianti medesimi”.Onde evitare ulteriori dubbi, il procuratore ricorda che il dispositivo di sequestro inibisce l’utilizzo degli impianti, ivi compresi i parchi minerari”. Precisazione non da poco visto e considerato che proprio oggi termineranno le operazioni di scarico delle materie prime ai pontili dell’Ilva dell’ultima nave autorizzata dai custodi, dopodisposizione di blocco dei rifornimenti per i parchi minerali attuata la scorsa settimana. Tutte le navi in rotta verso Taranto per approvvigionare il siderurgico di carbon fossile e minerale ferroso, dovranno essere autorizzate allo scarico dagli stessi custodi.

A quanto si apprende da fonti aziendali, un’altra nave è nella rada di Taranto edaltre sei sono in navigazione già partite dal Brasile, il principale Paese dal quale l’Ilva si approvvigiona di materie prime per il funzionamento degli altoforni. Dunque tutto dipende dai custodi, che nel loro provvedimento hanno aperto alla possibilità di una deroga rispetto al blocco a fronte d’una richiesta da parte dell’azienda. Lo stop all’approvvigionamento del parco minerali, che è tra le sei aree sequestrate dalla Procura, è stato adottato per porre fine alla diffusione di polveri che si sprigionano quotidianamente verso la città ed il vicino quartiere Tamburi, essendo l’area di 70 ettari dove vengono stoccati carbon fossile e minerale di ferro, all’aperto. A conclusione del tavolo istituzionale di Bari, il presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, ha dichiarato che dopo il provvedimento dei custodi, le materie prime stoccate nel parco minerali si sono ridotte passando da 2,5 milioni a 1,7 milioni di tonnellate, e che tale quantità assicurerà la marcia degli impianti solo per 20 giorni. Sostenendo peraltro la bizzarra tesi secondo cui producendo di meno, l’Ilva inquinerà in maniera maggiore rispetto a quanto avviene con gli impianti in marcia al 70% delle loro capacità.

Gianmario Leone (Il Manifesto)

 

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