Ilva, la Fiera delle banalità
TARANTO – Il Governo non muta di una virgola la sua idea sul futuro dell’Ilva: una soluzione andrà trovata ma ciò che è certo è che il siderurgico dovrà proseguire la sua attività. Questa la linea di pensiero ribadita anche ieri dal premier Mario Monti, intervenuto alla prima giornata della 76esima edizione della Fiera del Levante di Bari. “Sono convinto che con senso di responsabilità e collaborazione fattiva tra le istituzioni si possa trovare una soluzione positiva per l’Ilva”: questo quanto dichiarato dal presidente del Consiglio, che però dimentica come la magistratura non sia un’istituzione con la quale concertare o stringere accordi politici ed economici. Il premier Monti, tra l’altro, mischia presente e futuro sull’Ilva che a suo dire “deve continuare a produrre e farlo in modo sostenibile, tecnologicamente avanzato e rispettoso dell’ambiente”. Il premier ha anche ricordato che con l’ultima delibera CIPE dello scorso 3 agosto, sono stati “sbloccati 4 miliardi” per la bonifica e il dissesto idrogeologico, tema “la cui attualità è apparsa evidente con l’Ilva”. Il governo, ha proseguito Monti, “si è mosso per rimuovere le cause che hanno portato al sequestro, con la firma del protocollo d’intesa”. Con questo accordo arrivano “366 milioni di euro per bonificare i territorio e migliorare l’ambiente” ed è “positivo che l’azienda si sia subito impegnata per rendere più sostenibile la produzione”.
Peccato però che Monti tralasci di dire alcune fondamentali cose: ad esempio che di quei 336 milioni, ben 197 riguardano i lavori per il Porto di Taranto. E che le cause che hanno portato al sequestro di sei aree del siderurgico tarantino, riguardano dei reati ben precisi commessi dal Gruppo Riva in tutti questi anni, che nessun protocollo d’intesa può azzerare o in qualche modo mitigare. Al termine del suo lungo intervento, il Premier ha anche incontrato il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, che ha ovviamente ringraziato Monti per le parole “molto sagge e di grande equilibrio” pronunciate nei confronti dell’azienda e della delicata situazione vissuta dal siderurgico. Come oramai nel suo stile, Ferrante ha ribadito la buona volontà dell’azienda di “guardare avanti e impegnarci in una attività di risanamento ambientale da subito, iniziando a fare delle cose per dare una dimostrazione di buona volontà e una dimostrazione che ci crediamo e che vogliamo crederci”.
Aggiungendo inoltre che “la preoccupazione dei sindacati e dei lavoratori la comprendo benissimo, però noi stiamo lavorando, e i fatti lo dimostrano, a conservare tutti i posti di lavoro e a non avviare nessuna attività di mobilità di personale e di cassa integrazione, riuscendo a mantenere sempre vivi e funzionanti gli impianti, anche se con l’obiettivo del risanamento”. Ferrante si è poi anche lanciato in una simpatica proposta: “Chiediamo attenzione al governo con interventi da studiare e da immaginare che possono riguardare la tutela dal punto di vista del fisco oppure oneri previdenziali da valutare”. Inoltre, il presidente Ilva ha mandato una specie di avvertimento alle istituzioni: “Noi non vogliamo sottrarci, però chiediamo che gli investimenti, quando saranno definiti e avremo capito quale sarà l’importo finanziario necessario, siano collocati in un quadro più generale nel quale in cui inserire le nostre iniziative”.
E così, tanto per restare in tema goliardico tra amici, il premier Monti ha concluso affermando che “é stato un piacere rivedere, in questo contesto e in una mutata funzione professionale, colui che per me e’ il prefetto Ferrante”. Il quale, ispirato forse dalla presenza del governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha anche trovato ispirazione per chiudere la giornata di ieri con una metafora: “Ho sempre sostenuto che c’è una strada in salita, una salita che bisogna percorrere fino in fondo. Credo che quando arriveremo in cima avremo un orizzonte più largo, certamente migliore”. Chapeau. Sempre a proposito del presidente della Regione, lo stesso ha dichiarato che “ora tocca all’Ilva giocare in prima persona la partita decisiva, quella della vita, la vita di una città che ha diritto di respirare, di lavorare, di raccontare al mondo non più i propri incubi ma la propria bellezza”.
L’unico a dire qualcosa di sensato ieri, è stato il sindaca di Bari, Emiliano: “Il nesso di causalità che lega la morte di un essere umano all’azione volontaria e cosciente di un altro essere umano non può essere derubricato ad attività legale solo perché il ministero dell’Ambiente rilascia un’autorizzazione ambientale integrata o perché si ritiene insostenibile economicamente il costo di adeguamento degli impianti. Occorre dunque dare atto ai magistrati di Taranto che stanno coraggiosamente applicando la legge e la Costituzione”: per fortuna c’è ancora qualcuno che se lo ricorda.
G. Leone (TarantoOggi dell’8 settembre 2012)