Porto di Taranto, il futuro non è chiaro

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TARANTO – Continua ad essere poco chiaro il futuro che attende il porto di Taranto. Per provare a fare un po’ di chiarezza, ieri l’Autorità Portuale tarantina ha convocato un incontro a cui è intervenuto l’assessore alle infrastrutture strategiche e mobilità della Regione Puglia, Guglielmo Minervini, i rappresentanti degli enti locali e della Port of Rotterdam International, con i quali ad aprile fu siglato il Memorandum of Understanding che dava l’avvio di una joint venture tra le due strutture portuali. Gli olandesi infatti, si sono dichiarati interessati ad implementare i rapporti di collaborazione con il porto ionico: ma sino ad oggi non è chiaro in cosa dovrà consistere tale cooperazione.

L’obiettivo dell’incontro di ieri riguardava il dare il là al disegno di un percorso di sviluppo delle attività logistiche collegate al porto di Taranto, dopo che lo scorso 20 giugno a Roma fu siglato un accordo (sottoscritto anche dalla TCT che controlla il traffico container dello scalo ionico) in cui vennero finanziati oltre 400 milioni di investimenti, per il completamento delle opere infrastrutturali nell’area portuale nei prossimi anni. Di quei 400 una parte, 197 milioni, sono confluiti nell’altro accordo siglato a fine luglio tra Governo ed enti locali, per il risanamento e la bonifica del territorio di Taranto.

Tra i più attesi dell’incontro di ieri, l’assessore regionale Minervini, specie dopo che tarantoOggi” ha denunciato la richiesta al MISE da parte delle Regione, tramite l’ultima delibera CIPE del 3 agosto scorso, di definanziare il progetto del Distripark, indirizzando le risorse previste (35 milioni di euro derivanti dalle risorse regionale FSC 2007/2013) al molo polisettoriale. Anche ieri l’assessore ha ribadito come per il porto di Taranto l’obiettivo sia duplice: “la realizzazione delle infrastrutture e lo sviluppo delle attività legate alla logistica“. D’altronde, specie con lo scoppio del caso Ilva (che detiene il 60-70% del traffico container dello scalo ionico), appare di fondamentale importanza dare il via ad un reale sviluppo delle attività retroportuali, fondamentale per il futuro dell’economia ionica. Non è un caso del resto, se nell’incontro di ieri l’Autorità Portuale di Taranto abbia spinto molto su una precisa ipotesi di lavoro: sviluppare la filiera logistica, ovvero quell’attività che si sviluppa con l’apertura dei container e il trattamento in loco delle merci, che può generare nuova economia e nuova occupazione, in quello che nelle intenzioni della Regione dovrà diventare “il porto più infrastrutturato d’Italia“.

Peccato però che le cose non stiano esattamente in questo modo. O, meglio ancora, che Autorità Portuale e Regione abbiano delle idee un po’ diverse sul come far nascere e crescere la filiera logistica. Perché il lavoro di cui sopra da effettuare con i container e le merci, lo si può fare solamente in presenza di un Distripark altamente competitivo. Per la Regione invece, lo sviluppo di queste attività sarà già possibile “nella piattaforma logistica di 200.000 metri quadrati in corso di realizzazione nell’area portuale” e solo “successivamente nel Distripark“. Ora: premesso che i lavori per la piastra logistica non sono ancora iniziati nonostante l’inaugurazione dello scorso 26 marzo, appare davvero banale sottolineare ancora una volta come sia paradossale l’idea di voler investire centinaia di milioni di euro per delle strutture logistiche, senza che allo stesso tempo si creino le opportunità affinché quei lavori abbiano un senso.

In poche parole, torniamo a sottolineare quanto ribadito già la scorsa settimana: senza il Distripark, non ha alcun senso la piastra logistica. Ma come già avvenuto la scorsa settimana però, l’assessore Minervini tenta di spegnere sul nascere ogni tipo di polemica sul caso: “Il definanziamento è temporaneo e tecnico e si è reso necessario per mettere in sicurezza il protocollo: siamo già impegnati per l’immediata riattivazione delle procedure per rifinanziarlo“. In pratica, la stessa linea di pensiero del presidente della Provincia, Gianni Florido, che ha dichiarato di non essersi opposto lo scorso giugno a tale iniziativa, per non compromettere la firma dello stesso. Peccato che, di regola, un accordo dovrebbe salvaguardare gli interessi in campo e non rischiare di compromettere per sempre lo sviluppo di un territorio. Ma a Roma, lo scorso giugno, sia Florido che gli altri politici tarantini si sono accontentati della promessa della Regione, che ha assicurato che sposterà altre risorse sul Distripark, non appena si chiuderà l’accordo per il Programma quadro che riguarda tutte le infrastrutture pugliesi: ovvero tutto resta bloccato in attesa dell’arrivo dei fondi FAS.

Sia come sia, per Minervini il problema Distripark non è certamente primario: “Occorre avanzare su un altro piano: incrociare la progettualità con gli interessi del mercato, perché non possiamo permetterci di sbagliare. Non si deve realizzare un’opera pubblica che non attivi l’interesse degli operatori, ne abbiamo già tanti di esempi in Puglia“. Domanda: ma quali operatori hanno dichiarato che il Distripark di Taranto non interesserebbe loro? “Il problema – continua Minervini – non è disegnare delle aree e immaginare delle destinazioni d’uso. Se vogliamo attivare processi di sviluppo sul territorio dobbiamo avere un doppio sguardo alle reti e soprattutto al mercato“. Peccato che quell’area di cui parla Minervini, non sia affatto immaginaria, così come non sono immaginarie le destinazioni d’uso della stessa: il Distripark di Taranto è un progetto in piedi da oltre 10 anni, che riguarda 750.000 metri quadrati di terreni già espropriati. Semplicemente, in questa decade, nulla è stato fatto: ma su questo punto entreremo meglio nel dettaglio nei prossimi giorni.

Infine, una curiosità venuta fuori dall’incontro di ieri: sia la piastra logistica che il futuro DistrIpark, dovranno beneficiare di un raccordo ferroviario dedicato e dell’aeroporto cargo di Grottaglie a 20 km dal porto: ma quando è stato deciso che Grottaglie diventerà un aeroporto cargo? Il bello è che proprio su questo lo stesso Minervini cade in clamorosa contraddizione: “A questo impianto intermodale – ha concluso l’assessore regionale – sono molto interessati gli operatori del Porto di Rotterdam, con i quali ci auguriamo di sviluppare una importante partnership“. E allora: se è vero che il porto con il maggiore traffico merci d’Europa è interessato anche al Distripark di Taranto, perché definanziare il progetto rinviandolo a data da destinarsi senza alcuna garanzia su una sua eventuale realizzazione?

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 6 settembre 2012)

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