Proprio Ferrante, mezz’ora prima, lasciando il tribunale aveva detto ai giornalisti che l’attuale attività produttiva dello stabilimento è una conseguenza della necessità di tenere in funzione gli impianti per consentire gli interventi di ambientalizzazione. Una dichiarazione che Sebastio ha commentato in modo perentorio: «Ribadisco che il provvedimento del gip, integrato dal provvedimento del Tribunale del Riesame, è chiarissimo: non c’è facoltà d’uso, non si può produrre».
Durante la riunione, i custodi hanno depositato le ultime relazioni. Inoltre, sono stati valutati, in via definitiva, tutti i provvedimenti finora adottati. «Nel giro di qualche giorno si passerà all’attuazione delle misure, con modalità che saranno decise e poste in essere dai custodi amministratori. Tutte le misure sono urgenti», ha aggiunto Sebastio. Ed ha continuato: «In questo mese i custodi hanno lavorato in maniera continuativa e indefessa. Le ultime due relazioni sono dei libri. Da ciò si desume la complessità del lavoro svolto». In merito alla partecipazione del presidente dell’Ilva (con funzioni amministrative e contabili), Sebastio ha detto che “Ferrante ha assicurato la massima disponibilità ai fini di una collaborazione proficua nell’espletamento dei compiti dei custodi”.
Il passaggio saliente, però, è un altro: finalmente si passa alla fase operativa. In merito ad un ridimensionamento della produzione, Sebastio ha invitato ancora una volta i cronisti a leggere il provvedimento del Riesame che non prevede alcuna facoltà d’uso degli impianti dell’area a caldo sottoposti a sequestro: «Il gip prima e il tribunale del Riesame poi hanno detto che non esiste. Il resto lasciamolo fare ai custodi».
Sui costi degli interventi da mettere in atto per adeguare gli impianti Sebastio non si è pronunciato. Ha preferito, invece, rivelare un interessante dettaglio della relazione messa a punto dai consulenti della Procura: «Se l’azienda dovesse decidere di attivare i lavori per rendere ecocompatibili gli impianti si avrebbe non solo la necessità di utilizzare l’intera forza lavoro attualmente in carico allo stabilimento, ma si dovrebbe anche attingere dall’esterno per acquisire ulteriori risorse. Si realizzerebbe un indotto costituito da alcune migliaia di lavoratori in più». Lavoratori che non sarebbero utilizzati per produrre acciaio, quindi, come ribadito dal procuratore Sebastio, ma solo per l’attività di ambientalizzazione.
Interessante è ciò che emerge in merito ai parchi minerali. «Nei loro confronti c’è il blocco: non si potrà scaricare più altro materiale. Resta il problema di eliminare quelle masse sterminate di polveri di minerale attualmente esistenti. I tecnici stanno studiando la maniera per ridurre quelle montagne che non possono rimanere così. E’ già stato studiato un sistema di interventi per eliminare i problemi derivanti dallo spolverio del minerale che da sempre sta lì».
Insomma, le parole di Sebastio fanno intuire il colossale lavoro che si prospetta sia per i custodi che per l’Ilva. Ci sarà la reale volontà dell’azienda di investire in attività di ampia portata e dal notevole impatto economico? Sarà disponibile a seguire il percorso dell’ambientalizzazione prospettato dai consulenti della Procura acquisendo addirittura nuova manodopera? E’ questo il nodo cruciale. E’ questo l’interrogativo rimasto sospeso nell’aria mentre il procuratore Sebastio si dirigeva verso la sua auto.
Alessandra Congedo
Risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica non è mai stato così semplice: bastano solo sei mosse…
Ansia e stress sono nemici prediletti del corpo; ne soffriamo tutti in maniera differente, ma…
Il tostapane è uno di quegli elettrodomestici che, senza ombra di dubbio, ci mette più…
Dato che il Natale si avvicina sempre di più, è il momento di rimboccarsi le…
Le polpettine alla Nutella sono il dessert più buono che potrai mangiare in questo periodo…
Italiani ancora sotto stress, ma questa volta possono tirare un sospiro di sollievo grazie al…
View Comments