Quartiere Tamburi, in migliaia dietro l’Apecar – Video e foto
TARANTO-Quando arriviamo in via Orsini, nel cuore del quartiere Tamburi, il corteo sta muovendo i primi passi. A guidarlo c’è l’Apecar del comitato “Cittadini e lavoratori liberi e pensanti”, tornato alla carica dopo la sosta forzata dello scorso 17 agosto, quando gli è stato negato di partecipare alla manifestazione di piazza Maria Immacolata. Dietro il simbolo della svolta (come dimenticare la sua irruzione in piazza della Vittoria dello scorso 2 agosto?) c’è la Taranto che si indigna, quella che ha scelto di alzare la testa e marciare compatta. Ci sono le voci di tre bambine che improvvisano il coro “Taranto pulita”. C’è Anna che esorta le signore affacciate ai balconi a stendere lenzuola bianche in segno di solidarietà.
Ci sono Paola e Michele, che per la prima volta partecipano ad una iniziativa contro l’inquinamento, eppure appaiono perfettamente a loro agio. E poi c’è chi, come Fabiana, non si è mai persa una manifestazione. «Prima eravamo soltanto quattro gatti, stasera siamo in tanti-dice tradendo un pizzico di emozione-finalmente qualcosa sta cambiando. Ora ci sentiamo meno soli». Con il passare dei minuti il corteo assume maggiore consistenza. E’ inutile parlare di numeri davanti ad un impatto visivo che è anche sostanza. Il fiume umano, punteggiato da cartelli e striscioni, si nutre di un’inedita energia mentre i cori salgono di volume: “Non siamo burattini”, “Taranto libera”, “Tamburi lotta con noi” e “Assassini, assassini, assassini”, rivolta ai vertici Ilva.
Sull’Apecar in marcia verso piazza Gesù Divin Lavoratore, dove l’attendono le telecamere di Piazza Pulita (La 7) e incombono le ciminiere fumanti dell’Ilva, si alternano le vittime (dirette e indirette) dell’inquinamento: dall’allevatore Vincenzo Fornaro al mitilicoltore Luciano Carriero. Tra le voci indignate e desiderose di giustizia c’è anche quella dell’attore Michele Riondino, tarantino doc che non ha mai perso il contatto con le proprie radici. Anche in questa occasione le sue parole danno fiato ai pensieri di tanti.
«L’Ilva non ci rispetta-ha detto-non ci da’ quello che ci deve e quindi dobbiamo dimostrare una volta per tutte che siamo uniti, che sì vogliamo un lavoro, ma dev’essere un lavoro pulito». Ed ancora: «Non siamo disposti a barattare il nostro diritto al lavoro con il diritto a vivere e respirare. Dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione, non la tensione, perché adesso tenderanno tutti a dimenticare. I giornali già ci hanno trasferiti in altre pagine. Noi dobbiamo continuare a gridare e a farci notare. Eravamo 300 nella piazza circa un mese fa. Ora siamo molti di più e saremo sempre di più. Ne sono convinto».
Alessandra Congedo
httpv://www.youtube.com/watch?v=2j7YrWN1oWs&feature=youtu.be
httpv://www.youtube.com/watch?v=4dEmuQveQiU&feature=plcp
httpv://www.youtube.com/watch?v=3uqL-XjzbYo&feature=youtu.be
httpv://www.youtube.com/watch?v=VjTANo8E6KI&feature=youtu.be
LE FOTO