Il futuro dell’Ilva tra attese e colpi di scena
TARANTO – Giorni di attesa per conoscere il destino dello stabilimento siderurgico. Giorni di attesa per la nuova Aia, per le risoluzioni tecniche dei custodi, che dovranno essere vagliate dall’autorità giudiziaria, e per sapere se la Procura deciderà di ricorrere in Cassazione contro il reintegro di Bruno Ferrante, presidente e legale rappresentante dell’Ilva, tornato, da martedì scorso, anche nel ruolo di custode ed amministratore delle aree e degli impianti sequestrati.
E neppure i colpi di scena potrebbero essere esclusi in una vicenda che finora ne ha riservati parecchi. Basti pensare all’alterna vicenda del dottor Ferrante che, nell’arco di pochi giorni, il tribunale del Riesame ha nominato tra i custodi, il gip Patrizia Todisco ha successivamente revocato per l’inconciliabilità dei ruoli di controllato e controllore ed il tribunale del Riesame, il 28 agosto scorso, ha reintegrato.
Ma non è solo il ruolo del presidente e legale rappresentante dell’Ilva, nonché custode, a vivere un’alterna vicenda. Hanno visto mutare il loro ruolo anche i custodi, gli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento ed il dottore commercialista Mario Tagarelli. La posizione di quest’ultimo è cambiata ogni volta che è mutata quella di Ferrante.
Il gip Todisco aveva stabilito così il loro compito: “avvieranno immediatamente le procedure tecniche e di sicurezza per il blocco delle specifiche lavorazioni e lo spegnimento degli impianti”, disponendo che “i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”.
Una posizione, questa, non condivisa dal tribunale del Riesame che così, invece, afferma: “…quanto alle modalità esecutive del disposto sequestro preventivo, nonché alla nomina ed al ruolo dei custodi-amministratori delle aree e degli impianti, questo Collegio ritiene di dissentire dalle conclusioni cui è giunto il provvedimento impugnato”. Ed ancora: “Ritiene dunque il tribunale che le modalità esecutive del sequestro, in concreto, non possono che essere individuate dagli stessi custodi-amministratori, sulla base delle migliori tecnologie disponibili, ed attuate sotto la supervisione del P.M. procedente, quale organo dell’esecuzione”. E ciò anche al fine di “recuperare l’autonomia decisionale dei custodi-amministratori”.
Per il tribunale del Riesame, dunque, “…va detto che non è compito del tribunale stabilire se e come occorra intervenire nel ciclo produttivo (con i consequenziali costi d’investimento) o, semplicemente, se occorra fermare gli impianti, trattandosi di decisione che dovrà essere necessariamente assunta sulla base delle risoluzioni tecniche dei custodi-amministratori, vagliate dall’A.G.: per questo lo spegnimento degli impianti rappresenta, allo stato solo una delle scelte tecniche possibili”.
Gaia Blanco