“In data 29 agosto 2012 sul sito di Arpa Puglia si registra il 36° superamento annuo di polveri sottili (PM10) nel quartiere Tamburi. Il dato è fornito dalla centralina di via Machiavelli. Con questo trentaseiesimo superamento per il PM10 risulta oltrepassato definitivamente il limite massimo dei 35 sforamenti annuali fissati dalla normativa vigente sulle polveri sottili. Il dato smentisce l’ottimistica teoria della Regione Puglia in base alla quale la situiazione ambientale a Taranto sarebbe in via di miglioramento.
Benché nella coscienza generale della popolazione siano in moltissimi a ritenere che tali superamenti vadano attribuiti all’Ilva, con questa comunicazione si richiede che ufficialmente l’organo preposto ai controlli ambientali certifichi quale sia la fonte dei superamenti. Una certificazione di questo tipo dimostrerebbe che esiste un pericolo in atto e che va cessata l’attività pericolosa.
In queste settimane si è più volte letto che l’Ilva sarebbe “migliorata” (in ciò sconfessando la tesi della Procura) e in tale attività “propagandistica” la Regione Puglia si è distinta nel sostenere la teoria sulla base della quale tutto sarebbe ritornato nell’alveo della norma dopo l’AIA, facendo intendere che l’inquinamento riguardava sostanzialmente il passato e non il presente. Purtroppo il dato del PM10 è molto grave in quanto conferma ulteriormente l’inefficacia dell’autorizzazione AIA per l’Ilva, che venne definita dalla Regione Puglia una “svolta storica”.
Se per le polveri sottili l’Arpa Puglia certificasse che è l’Ilva a porre in atto, giorno dopo giorno, un’attività di propagazione di PM10 sopra i limiti di legge, verrebbe data una importante conferma alla persistenza di pericolo per la salute, come affermato dal GIP Patrizia Todisco, la cui ordinanza – nonostante la battaglia legale – è tuttora in vigore. Una certificazione dell’Arpa nell’attribuire ufficialmente lo sforamento in aria-ambiente alla fonte è importantissima.
In particolare con questa comunicazione si richiede di sapere:
1) in che misura il PM10 riscontrato nel quartiere Tamburi proviene dal parco minerali;
2) in che misura il PM10 proviene dall’area a caldo;
3) quali siano i processi produttivi dell’area a caldo coinvolti nell’attività emissiva del PM10, in modo da attribuire le emissioni di PM10 ad ogni singolo impianto (cokeria, agglomerato, altiforni, acciaieria).
E’ nostra convinzione infatti che sia proprio l’attività produttiva (e non solo la dispersione delle polveri dal parco minerali) la fonte dell’inquinamento da PM10. Il PM10 infatti rimane in sospensione nell’aria, in generale è così leggero che non arriva adepositarrsi, è finissimo e non va confuso con la polvere grossolana che si deposita nelle case e sui balconi. E’ pertanto ancora più pericoloso e penetrante e rappresenta una potenziale fonte di danno immediato, come le perizie commissionate dalla Magistratura confermano.
Pertanto si richiede ad Arpa un’analisi specifica del PM10 che è vettore di altri inquinanti in modo da capire in che misura gli impianti sequestrati – allo stato attuale, ossia nei giorni in cui viviamo e respiriamo – arrechino un danno alla salute dei cittadini. Si richiede che dei superamenti dei limiti di legge per il PM10 e della loro provenienza ne vada data comunicazione ufficiale al Sindaco e alla Procura della Repubblica”.
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