Ilva, presentati i ricorsi. Si acuisce la rottura tra i sindacati
TARANTO – Sono tre i ricorsi presentati ieri dall’Ilva al tribunale del Riesame di Taranto: due per chiedere l’annullamento delle ordinanze emesse dalla GIP Todisco gli scorsi 10 e 11 agosto, uno per chiedere un incidente di esecuzione, cioè valutare se la giudice fosse competente dal punto di vista funzionale ad emettere le ultime ordinanze.
Il tutto è contenuto nelle cinquanta paginein cui i legali dell’Ilva chiedono ai giudici di annullare i provvedimenti con cui la GIP ha chiarito i termini del sequestro dell’area a caldo e revocato la nomina di custode amministrativo al presidente dell’Ilva Bruno Ferrante conferitagli dal Riesame, per palese conflitto di interessi. Nelle pagine dei tre ricorsi presentati in cancelleria dal presidente Ilva Ferrante e dall’avv.Albanese, i provvedimenti vengono definiti “irrituali e abnormi”. I legali denunciano come la GIP abbia “usurpato i poteri di altri magistrati: quelli del Riesame e della Procura. Ha modificato il provvedimento del Riesame, prima ancora di conoscerne le motivazioni, nonostante sia di giurisdizione superiore. E’ come se un tribunale di primo grado riformasse una sentenza della Corte d’Appello”.
Gli avvocati dell’Ilva denunciano inoltre la violazione dell’articolo 111 della Costituzione, sul giusto processo: “Un giudice, dopo aver emesso decreto che dispone il sequestro preventivo e dopo un’udienza di Riesame, non può spontaneamente intervenire per definire i particolari esecutivi del sequestro, spetta ai pubblici ministeri”. E questo confermerebbe il dubbio della prima ora espresso da più parti, quando si definì inaspettata la mossa della GIP, perché per prassi un provvedimento di esecuzione come quello del 10 agosto, viene redatto e firmato dalla Procura. Infine, concludono i legali, “le ordinanze sono incomplete e prive di motivazioni perché fanno riferimento ad una relazione dei custodi che non è allegata al provvedimento ed è sconosciuta alle parti”. E qui si fa riferimento alla relazione dell’ing. Barbara Valenzano dell’Arpa Puglia, a cui la Todisco ha affidato la gestione degli impianti posti sotto sequestro, che veniva adottata dalla stessa GIP come motivazione del suo nuovo intervento.
Il motivo del contendere, dunque, resta l’interpretazione opposta del provvedimento del Riesame dello scorso 7 agosto, in cui era scritto che “i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”. Per l’Ilva il dispositivo converte la cautela reale (sequestro senza facoltà d’uso, ndr) in sequestro con facoltà d’uso; per la GIP invece, vale l’esatto opposto: il Riesame avrebbe riconosciuto implicitamente la sussistenza dei presupposti legittimanti il sequestro preventivo e la grave ed attuale situazione di emergenza ambientale e sanitaria in cui versa il territorio di Taranto: imputabile alle emissioni inquinanti, convogliate, diffuse e fuggitive dell’Ilva, provenienti dagli impianti e dalle aree del siderurgico sottoposte a vincolo cautelare.
“Peraltro – sostiene la GIP nel provvedimento del 10 agosto – lo stesso Tribunale del Riesame, senza prevedere alcuna facoltà d’uso degli impianti produttivi, ha ribadito prioritariamente la necessità di garantire la sicurezza degli impianti e di adottare ‘tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo”. Ciò detto, è da escludere che i tre ricorsi presentati dall’Ilva possano essere discussi nei prossimi giorni dalla sezione feriale del tribunale del Riesame.
E’ infatti molto più probabile che l’udienza sarà fissata a settembre dopo la pausa estiva. Per quanto riguarda invece le motivazioni del dispositivo del Riesame del 7 agosto, potrebbero essere depositate nei primi giorni della prossima settimana. Intanto, mentre GIP e Ilva proseguono la loro battaglia legale, il comitato “Cittadini e operai liberi e pensanti” ha organizzato per venerdì 17, in occasione dell’arrivo dei ministri Clini e Passera, una manifestazione a cui è invitata tutta la cittadinanza, lavoratori in primis, per manifestare dietro l’Apecar assurto a simbolo del risveglio di Taranto e “liberare la città dai veleni”.
Gianmario Leone (Il Manifesto)
SI ACUISCE LA ROTTURA TRA I SINDACATI
Si acuisce giorno dopo giorno la frattura tra i sindacati metalmeccanici di Taranto nella gestione del delicatissima vertenza dell’Ilva. Ieri, infatti, è stata la giornata delle accuse. Da una parte Fim-Cisl e Uilm-Uil incolpano la Fiom di “dividere il fronte dei lavoratori”, dall’altra gli uomini di Landini ritengono “incomprensibile e irresponsabile perseverare da parte di Fim e Uilm nel loro diabolico comportamento anti-Magistratura”. Sia martedì mattina che ieri, Fim e Uilm hanno indetto due ore di sciopero, a cui avrebbero aderito secondo fonti sindacali 1000 lavoratori, con l’obiettivo di manifestare il loro dissenso dopo gli ultimi provvedimenti adottati dal GIP Todisco, che ha vietato all’azienda la facoltà d’uso degli impianti per la produzione, oltre ad esautorare il presidente Ilva, Ferrante, dall’incarico di custode giudiziario per “conclamato conflitto d’interessi”, dopo il ricorso annunciato da quest’ultimo contro i provvedimenti del GIP.
E mentre la Fiom ha chiesto agli operai di restare al proprio posto di lavoro, invocando “responsabilità da parte di tutti, in primis da parte di Ilva, affinché predisponga un piano di interventi di risanamento ambientale dell’area sottoposta a sequestro, insieme ai custodi nominati dal GIP, per consentire il lavoro in un ambiente salubre, senza inquinare più città e territorio”, Fim e Uilm ritengono singolare “intravedere negli scioperi iniziative contro la magistratura per giustificare la propria ritirata dalle mobilitazioni, visto che le parole d’ordine delle iniziative di lotta sono le stesse utilizzate sino al 26-27 luglio, quando la Fiom era al nostro fianco”. Altro motivo di scontro, la richiesta all’azienda da parte della Fiom di 2 ore di assemblea retribuite per ieri mattina, nonostante ciò fosse già stato negato a Fim e Uilm. La questione, dunque, continua ad essere tutta politica.
Con Fim e Cisl che accusano la Fiom di “non avere a cuore le sorti dei 20mila lavoratori, ritenendo più importante schierarsi con la magistratura”- la Fiom ha una serie di ricorsi aperti con la Fiat – “e con forze politiche di estrema sinistra, in vista delle politiche del 2013”. Ma Rsu Fiom-Cgil Ilva e Fiom-Cgil Taranto dichiarano di avere ben altre idee e obiettivi: “Lo Stato ha gravi colpe nell’aver fatto marcire Taranto e ora non se la può cavare con 61 mln € (la quota che lo Stato si accolla nel piano bonifiche). Invitiamo Governo, Ministri e Sottosegretari ad abbassare i toni contro la Magistratura. Ciascuno deve assolvere al proprio compito: Taranto ha bisogno di dialogo e non di contrapposizioni”. Intanto,Fim e Uilm hanno proclamato due ore di sciopero con assemblea sulla Statale Appia per domani, a cui prenderanno parte i lavoratori dei reparti Tna, Tub, Laf, Erw, Riv, Pla, Fna, Mag Spe, Mag Gen, Staff, Manutenzioni Area Ghisa e aziende dell’Appalto.
Gianmario Leone (Il Manifesto)