“La chiusura dell’altoforno e della cokeria delle Acciaierie è una questione urgente. Sul piano dei danni ambientali, dell’inquinamento e della salute dei cittadini siamo già in ritardo”. Si legge in un articolo di Andrea Palladino su “Il Fatto Quotidiano”. Spiega il giornalista: quando chiedeva con decisione la chiusura degli stabilimenti Ilva nella periferia di Genova Clini occupava già da diversi anni il posto di rilievo di direttore generale negli uffici in via Cristoforo Colombo a Roma e, sull’emergenza, in tutto e per tutto gemella di quella di Taranto, non aveva dubbi: “Non sono un politico, so, però, che sul piano ambientale occorre intervenire subito, alla luce anche dei dati emersi oggi dal seminario sul piano della qualità dell’aria”.
Passiamo ora allo scottante capitolo delle intercettazioni della Guardia di Finanza che vedono coinvolti pezzi delle istituzioni, uomini del gruppo Riva e organi di controllo. Vi consigliamo la lettura dei seguenti articoli:
All’uscita Riva chiama il figlio Emilio e gli comunica che il nuovo piano d’azione è basato sul “vendere fumo”: l’azienda comunicherà di essere disposta a collaborare con la Regione e questa spiegherà che il rapporto instaurato con l’Ilva è l’esempio da seguire anche con le altre grandi realtà industriali del territorio. Intanto Archinà ha raggiunto anche un obiettivo esemplare: “…convocato Assennato… Assennato è stato fatto venire al terzo piano però è stato fatto aspettare fuori.” Quell’attesa, secondo lui, è “come un segnale forte” che poi si manifesta chiaramente nelle parole che, secondo il racconto di Archinà, Vendola avrebbe rivolto al dirigente Antonicelli: “Esci fuori vai a dire ad Assennato… vai a dire ad Assennato che lui i dati non li deve utilizzare come bombe di carta che poi si trasformano in bombe a mano!”. Il sistema Archinà non conosce sfumature: i nemici vanno distrutti. È lui stesso a dirlo senza timore di chi lo ascolta. Anzi è una dimostrazione di forza. Come quando nello studio del consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia, appena nominato presidente della commissione ambiente, risponde alla chiamata di Alberto Cattaneo, responsabile della comunicazione dell’Ilva, e detta legge: “…Non ho timore di dirti, che mi trovo in ferie, ma mi trovo nell’Ufficio del presidente della commissione Ambiente della Regione, il Dott. Pentassuglia, per cui mi sta sentendo in diretta che dobbiamo distruggere Assennato”.. (Francesco Casula – Il Fatto Quotidiano) – http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08/15/ilva-riva-al-telefono-ho-visto-vendola-vendiamo-fumo/326234/
Agli atti c’è anche un incontro tra Nichi Vendola, Fabio Riva, Girolamo Archinà e il direttore dell’Ilva Capogrosso. Proprio Fabio Riva ne parla con il figlio Emilio (omonimo del nonno) che suggerisce: “Facciamo un comunicato stampa fuorviante, tanto per vendere fumo dicendo che va tutto bene e che Ilva collabora con la Regione”. Proprio i giornalisti sono un problema per l’azienda. Tanto che ci sarebbero rapporti “pericolosi” (la Procura sta inviando gli atti all’ordine). Archinà è molto seccato delle notizie sui giornali. “Mi sto stufando perché fino a quando io sò stato accusato di mantenere tutto sotto coperta, però nulla è mai successo… nel momento in cui abbiamo sposato la linea, la trasparenza, non ci raccogliamo più…. La situazione è complicata e se non si ha l’umiltà di dire ritorniamo tutti a nascondere tutto”. (Mario Diliberto e Giuliano Foschini – La Repubblica) – http://bari.repubblica.it/cronaca/2012/08/15/news/autorizzazioni_pilotate_e_corruzione_ora_la_finanza_indaga_sull_azienda-40969451/
Archinà, grazie alle sue conoscenze, riesce perfino a pilotare i sopralluoghi e le verifiche all’Ilva. Lo si evince da una conversazione intercettata il 27 luglio del 2010 tra lui e l’ing. Pierfrancesco Palmisano, funzionario del settore ambiente della Regione Puglia. Archinà chiede a Palmisano chiarimenti in ordine ad un fax riguardante un sopralluogo da effettuare nello stabilimento siderurgico. Palmisano lo rassicura, dicendogli, quale segno di compiacenza secondo gli inquirenti, che il sopralluogo potrebbe «magari» essere fatto all’esterno, anche perché Archinà aveva già avuto rassicurazioni che sarebbe stato compiuto da una persona a lui gradita. Il direttore della fabbrica Luigi Capogrosso chiede lumi in tal senso ad Archinà e il consulente Ilva risponde di aver già preso accordo con il dirigente della Regione Puglia Antonello Antonicelli il quale gli ha assicurato che «i funzionari che interverranno per il sopralluogo – si legge nell’atto giudiziario – saranno portati negli uffici del secondo piano, dove verranno metaforicamente “legati alla sedia”, intendo ovviamente che non gli sarà consentita alcuna attività ispettiva all’interno dello stabilimento». (Mimmo Mazza – La Gazzetta del Mezzogiorno) – http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDCategoria=2699&IDNotizia=543188
Scrive la Finanza: «Emerge come anche a livello ministeriale servano i contatti non propio istituzionali per ammorbidire alcuni componenti della Commissione Ipcc-Aia. Con i predetti le relazioni vengono mantenute da tale Vittoria Romeo».
Romeo: «Dicevo ad Archinà, se Palmisano che è quello della Regione, tira fuori l’argomento in Commissione, siccome l’Arpa deve ancora dare il parere sul barrieramento (le barriere contro le polveri sottili dei parchi minerari, ndr ) e a noi serve un parere positivo… non vorrei che quelli… siccome c’è l’Arpa.. fanno un parere negativo».
Fabio Riva: «È chiarissimo. Però siccome noi non possiamo assolutamente coprire i parchi perché non è fattibile… tanto vale rischiarla così».
Romeo: «Valutiamo se la cosa in questi giorni la teniamo al livello di Ticali, Pelaggi, Mazzoni (presidente e membri della commissione ministeriale Ipcc, ndr ) oppure…».
Fabio Riva: «No, picchiamo duro… appena c’è l’occasione picchiamo come fabbri». (Giusi Fasano – Corriere della Sera) – http://www.corriere.it/cronache/12_agosto_15/i-riva-vendiamo-fumo-diciamo-che-va-tutto-bene-giusi-fasano_cd215ae2-e6a5-11e1-aa6d-129c31caec0a.shtml
Per la Finanza, coinvolti nell’«attività corruttiva» del perito del pm, Lorenzo Liberti, ci sarebbero dunque Archinà e Fabio Riva, ma un ruolo l’avrebbe avuto pure l’ex direttore dell’Ilva di Taranto, Luigi Capogrosso. Liberti per 10.000 euro avrebbe «addolcito» una consulenza negando che le quantità di diossine che hanno portato all’avvelenamento di centinaia e centinaia di pecore e capre, poi abbattute, erano prodotte dall’acciaieria. (Guido Ruotolo – La Stampa) – http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/465626/
Questa truffa sta dilagando in tutta Italia, e questa volta la storia si ripete nel…
Risparmiare sulla bolletta dell’energia elettrica non è mai stato così semplice: bastano solo sei mosse…
Ansia e stress sono nemici prediletti del corpo; ne soffriamo tutti in maniera differente, ma…
Il tostapane è uno di quegli elettrodomestici che, senza ombra di dubbio, ci mette più…
Dato che il Natale si avvicina sempre di più, è il momento di rimboccarsi le…
Le polpettine alla Nutella sono il dessert più buono che potrai mangiare in questo periodo…
View Comments