Ilva, Riesame conferma sequestro. Ferrante tra i custodi
TARANTO – La decisione è arrivata prima del previsto: il Tribunale del Riesame, presieduto da Antonio Morelli, ha confermato il sequestro dell’area a caldo dell’Ilva. Il provvedimento dispone “che i custodi garantiscano la sicurezza degli impianti e li utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo e della attuazione di un sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni inquinanti”.
Confermati gli arresti domiciliari per Nicola Riva, Emilio Riva e Luigi Capogrosso, mentre vengono annullati per gli altri dirigenti coinvolti: Andelmi, D’Alo’, De Felice, Di Maggio e Cavallo. Si legge, inoltre, nel provvedimento: “In parziale modifica del decreto di sequestro preventivo impugnato, ferma restando la nomina degli ingegneri Barbara Valenzano, Emanuela Laterza e Claudio Lofrumento, nomina custode e amministratore delle aree e degli impianti di sequestro altresì il dott. Bruno Ferrante nella sua qualità di presidente del C.d.A. e di legale rapp.te di Ilva s.p.a., revocando la nomina del dott. Marco Tagarelli”. (A. Cong.)
Il provvedimento: Riesame
IL PROCURATORE SEBASTIO – «La finalità del provvedimento è fare i lavori, non è produrre e lavorare – ha commentato il procuratore della Repubblica Franco Sebastio, che ha aggiunto: «Questa, semmai, potrà essere una conseguenza indiretta».
MATACCHIERA E MARESCOTTI – Riportiamo la nota stampa di Fabio Matacchiera (Fondo Antidiossina Onlus) e Alessandro Marescotti (Peacelink): “L’ordinanza del Tribunale del Riesame non autorizza l’Ilva a continuare a produrre. Pertanto nei prossimi giorni l’azienda dovrà cessare la produzione, mantenere gli impianti in stand-by e avviare i lavori tecnici “per eliminare le situazioni di pericolo”. Una interpretazione letterale non consente equivoci in quanto non si parla mai di facoltà d’uso per produrre ma per realizzare misure tecniche che eliminino situazioni di pericolo. Se si continua a produrre le situazioni di pericolo si perpetuano. Il Tribunale, in riferimento agli impianti, prevede unicamente che si “utilizzino in funzione della realizzazione di tutte le misure tecniche necessarie per eliminare le situazioni di pericolo“. Se l’Ilva continuasse a produrre in violazione di quanto stabilito dal Tribunale del Riesame, raccoglieremo le firme dei cittadini per un esposto alla Procura della Repubblica e faremo rispettare il volere dei magistrati. Porteremo inoltre all’attenzione della Magistratura un dossier tecnico per dimostrare come l’attuale cokeria è troppo pericolosa e non può diventare compatibile con il quartiere Tamburi neanche con eventuali operazioni di aggiornamento tecnico. E’ strutturalmente inadeguata e non può continuare a produrre neanche con gli interventi annunciati dall’assessore regionale all’ambiente che sono deludenti e inefficaci. Questa cokeria è vecchia, è troppo vicina alle abitazioni della città e va spenta. Abbiamo intenzione di avviare altre azioni di tipo legale per difendere la salute dei cittadini di Taranto. Un nuovo inganno non passerà e vigileremo per il massimio rispetto della legalità”.
LEGAMBIENTE – “La conferma del sequestro e degli arresti dei proprietari dell’azienda conferma l’impianto accusatorio del grave inquinamento ambientale causato dall’impianto. La strada tracciata dal Tribunale del Riesame è quella che prevede un forte e rapido ammodernamento degli impianti che per Legambiente deve avvenire attraverso una nuova Aia, che obbligherebbe l’azienda a procedere agli interventi. Gli atti d’intesa firmati negli anni scorsi a Taranto tra l’Ilva e le Istituzioni locali e nazionali ci hanno, infatti, insegnato che con l’azienda il gentleman agreement, come dimostrano le dichiarazioni di ieri di Ferrante, non funziona e che l’Ilva intraprende azioni per diminuire le proprie emissioni inquinanti solo se costretta”, così dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente Nazionale in merito alla decisione presa oggi dal Tribunale del Riesame che ha confermato il sequestro del polo siderurgico di Taranto. “Non bastano – aggiunge Cogliati Dezza – le quattro modifiche impiantistiche di cui si è parlato ieri nella riunione tra enti locali e azienda, ma a nostro parere, come già ribadito con le nostre osservazioni inviate al ministro dell’ambiente Corrado Clini subito dopo la riapertura del procedimento di Aia dello scorso marzo, sono 26 i punti sostanziali e irrinunciabili da adottare nell’impianto e nelle pratiche operative per ridurre efficacemente le emissioni”.
VENDOLA – “Oggi c’è un elemento maggiore di serenità ma contemporaneamente anche un elemento maggiore di responsabilità. E’ una sfida importante per Ilva, ha un valore tarantino, pugliese e nazionale. Certo da questo momento in poi, si potrà lavorare forse con più tranquillità nel cuore di decine di migliaia di lavoratori, ma per noi sicuramente con ancora più serietà. Nessuno può pensare che siamo di fronte ad un giochino di società. Siamo dentro un passaggio storico e dobbiamo essere in grado di interpretare al meglio il nostro ruolo”. Così il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola commentando con i giornalisti la decisione del Tribunale del Riesame. “Si conferma il carattere storico – ha aggiunto Vendola – di un lavoro della magistratura che ha inteso fotografare l’insopportabilità della lesione del diritto alla salute, del diritto alla vita e del diritto ad un ambiente salubre. Nulla potrà essere come prima. Andranno in archivio le idee di chi ritiene il profitto e la crescita economica più importanti della difesa della vita. Siamo di fronte ad un provvedimento del Riesame – ha aggiunto Vendola – che, al netto della conferma dei domiciliari per il vertice della proprietà, prevede il sequestro come il percorso dell’ambientalizzazione. Pone cioè delle prescrizioni. Chiede ai custodi di far vivere l’impianto e di farlo vivere mentre modifica la sua natura, mentre si espone al cambiamento, mentre cioè si introducono le migliori tecnologie per ambientalizzare al meglio l’Ilva”.
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