Mentre a Taranto si manifestava e si scriveva una pagina di storia indimenticabile per questa città, a Bari, come sempre avviene quando si deve discutere di problemi riguardanti la città di Taranto, si svolgevano gli incontri istituzionali sulla questione Ilva, convocati dal ministro dell’Ambiente Clini. Alla prima riunione hanno partecipato il presidente della Regione Puglia, Vendola, lo stesso Clini, il sindaco di Taranto Stefàno, il presidente della Provincia Florido, il presidente del consiglio regionale pugliese, Introna e il parlamentare Pdl, Fitto.
Al termine dell’incontro, è stato annunciato che quest’oggi il ministro dell’Ambiente, in accordo con il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, dovrebbe presentare al Consiglio dei ministri una proposta di decreto legge o un’ordinanza di protezione civile per Taranto, in merito “agli interventi di bonifica e di tutela ambientale”. Un provvedimento d’urgenza affinché il protocollo d’intesa ratificato lo scorso 26 luglio a Roma, diventi operativo quanto prima. L’iter sarà seguito da un Comitato di Sottoscrittori, con la cabina di regia affidata alla Regione (che lunedì mattina svolgerà la prima riunione). E’ bene ricordare però, come riportammo giorni addietro, che il protocollo d’intesa per il risanamento di Taranto, che prevede interventi infrastrutturali di bonifica, incentivi alle imprese locali e riqualificazione industriale dell’area, altro non è che il classico specchietto per le allodole.
Lo stanziamento complessivo previsto dal protocollo è di 336.668.320 euro, di cui 329.468.000 di parte pubblica e 7.200.000 di parte privata. I 336 milioni, così suddivisi, 119 di ‘interventi per bonifiche’, 187 per ‘interventi portuali’ e 30 per ‘interventi per il rilancio e la riqualificazione industriale’, altro non sono che una rendicontazione di progetti da anni in itinere per lo sviluppo di Taranto ed una serie di cifre prive di copertura economica a carico dello Stato. Dal Mar Piccolo ai Tamburi, dai dragaggi al potenziamento delle banchine del molo polisettoriale, vengono elencati una serie di interventi già annunciati o stanziati anni addietro. Nuovi progetti non ce ne sono: i ministeri interessati hanno infatti “promesso” di introdurli nella prossima delibera CIPE. Ma chi mastica la materia, sa bene quanti anni di burocrazia debbano passare prima di riuscire ad ottenere tali finanziamenti. Anche se nella tarda serata di ieri, il ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, intervenendo ad un convegno ha dichiarato che “il Cipe deciderà domani l’assegnazione di fondi alla regione Puglia per la bonifica dell’Ilva di Taranto. Domani chiudiamo l’intera programmazione del Fondo Coesione Sviluppo e sbloccheremo 21 miliardi di euro”, ha affermato. Che stando a quanto riportato nell’atto d’intesa dello scorso 26 luglio, dovranno servire per la “bonifica e messa in sicurezza permanente dei sedimi contaminati da PCB nel Mar Piccolo”.

Dopo l’incontro con le istituzioni, il ministro Clini e il governatore Vendola hanno invece incontrato il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. Al termine dell’incontro l’azienda ha annunciato, così come confermato nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, che rinuncerà ai ricorsi che aveva presentato contro la riapertura del procedimento per l’autorizzazione integrata ambientale (AIA). Il tutto, a sentire Ferrante, a dimostrazione della nuova linea che seguirà l’Ilva sotto la sua guida: “non più conflittualità ma confronto e dialogo attorno a delle soluzioni che possano tutelare meglio l’ambiente, la salute, i lavoro e l’impresa”. Questo, molto semplicemente, è il compromesso politico che Clini e Ferrante hanno raggiunto in vista di mettere mano al riesame dell’AIA: che si spera possa quanto meno contenere prescrizioni molto più restrittive per l’azienda, rispetto a quelle contenute nell’autorizzazione rilasciata all’Ilva lo scorso 4 agosto.

Infatuato dal clima di grande giovialità, ignaro della realtà della fabbrica e degli umori della città di Taranto, il governatore Vendola si è mostrato entusiasta della nuova linea del gruppo Riva, grazie soprattutto alla diplomazia manifestata dall’ex prefetto Ferrante, che per il governatore pugliese “corregge lo stile peggiore tenuto in questi anni dall’azienda nei confronti di Regione e governo, di continua litigiosità. L’Ilva ha dichiarato la propria disponibilità a fotografare tutte quelle parti dell’ordinanza del gip che rivelano l’esistenza di una relazione fra inquinamento e patologie e di lavorare per rimuovere quegli elementi che sono perniciosi per la salute e per la vita dei tarantini”. Sugli stessi temi si è poi svolto l’ultimo incontro, quello tra Clini e Cgil, Cisl e Uil, che reduci dalla mattinata trascorsa a Taranto, hanno apprezzato sia l’iniziativa del decreto da parte del governo sia quella dell’azienda di ritirare i ricorsi sull’AIA. Intanto però, questa mattina si svolgerà l’udienza presso il tribunale del Riesame di Taranto.

“Dissequestro degli impianti e rimessa in libertà delle otto persone dei vertici aziendali e societari dell’Ilva ai domiciliari da giovedì scorso”: è quanto chiederanno i legali dell’Ilva, i quali presenteranno anche una controperizia rispetto a quella consegnata dagli esperti medici al gip relativamente all’impatto dell’inquinamento sui casi di malattia e di morte. Contestati anche diversi passaggi dell’ordinanza del gip Patrizia Todisco soprattutto per quanto concerne la parte ambientale. Di certo la linea difensiva dei legali continua a rispondere al grande capo Emilio Riva. Il tribunale del Riesame avrà tempo sino al 9 agosto per pronunciarsi nel merito di questa delicata vicenda.

G. Leone (dal TarantoOggi del 3 agosto 2012)

 

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