Solo dopo aver superato questa delicata prova, è bene ricordare, le cozze che cresceranno nelle nuove aree di Mar Grande potranno essere vendute. C’è da sperare che l’esito, una volta tanto, vada a favore degli allevatori che dal luglio del 2011 vivono un vero e proprio incubo. Intanto, continua il malinconico rituale della distruzione delle cozze contaminate del primo seno. «L’attività sta andando avanti – ha spiegato Matichecchia – ogni giorno viene raccolto dai mezzi dell’Amiu il prodotto di un paio di cooperative. Mitili destinati allo smaltimento nella discarica Cisa».
I dati relativi alle cozze (soprattutto il peso) saranno utilizzati per quantificare il danno subìto da ogni allevatore. Com’è noto, non tutte le aziende potranno accedere al Fep Puglia (Fondo Europeo per la Pesca) perché non dotate di regolare concessione né in attesa di rinnovo nel periodo in cui è scoppiata l’emergenza pcb. Per i lavoratori delle cooperative che restano escluse dai finanziamenti, c’è un piccolo spiraglio rappresentato dall’impegno del Comune a destinare circa 150mila euro, sotto forma di sostegno alle famiglie. Una goccia in mezzo al mare per chi vive una situazione di estremo disagio economico, senza entrate da oltre un anno.
Così, in una città finita sotto i riflettori nazionali (e non solo) perché a rischio ci sono migliaia di posti di lavoro in Ilva, i mitilicoltori si sentono quasi completamente abbandonati, come se il loro diritto al lavoro avesse una valenza inferiore e le loro sofferenze fossero prive di altrettanta dignità. Luciano Carriero, presidente della cooperativa “Cielo Azzurro”, ci tiene a ringraziare la Magistratura per il lavoro che sta compiendo: «Finalmente stanno venendo fuori i nomi dei responsabili dell’inquinamento – commenta – speriamo che il Tribunale del Riesame, il prossimo 3 agosto, non autorizzi l’Ilva ad emettere ancora veleni. Se deve continuare ad operare su questo territorio lo deve fare nel pieno rispetto della salute e dell’ambiente, non a scapito delle altre attività esistenti. Altrimenti saremo noi a scendere in piazza per protestare in difesa dei nostri posti di lavoro».
Alessandra Congedo
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