Nel merito Legambiente ha già inoltrato al Ministero dell’Ambiente i 26 punti ritenuti “irrinunciabili”, tra cui un esercizio della cokeria in maniera condizionata e sotto controllo, copertura dei parchi minerali, controllo sinterizzazione per dispersione diossina, riduzione fenomeno “slopping” delle acciaierie, monitoraggio e/o campionamento in continuo di macro e microinquinanti. Legambiente ritiene altresì fondamentale l’applicazione dell’accordo di programma del 2008 con cui è possibile rivedere tutte le AIA sinora concesse sulla base di una valutazione globale dell’inquinamento prodotto sul territorio.
Inaccettabile e controproducente è l’atteggiamento dell’Ilva, la sua è un’apertura solo a parole. In realtà mantiene le sue rigidità verso la riapertura dell’Aia con conseguente riluttanza ad adottare interventi di drastica riduzione dell’impatto ambientale e sanitario dei suoi impianti.Senza dubbio non è un buon segnale che l’azienda manda in questo delicato periodo alla Procura. E’ del resto molto criticabile che il super attivismo di questo periodo di istituzioni e forze politiche e sociali non abbia prodotto alcuna richiesta all’Ilva di ritiro del suo ricorso al TAR teso abloccare la procedura di riapertura dell’AIA. Così come molto criticabile è che non abbiano chiesto al Ministero dell’Ambiente di porre rimedio alle conseguenze della recente sentenza del TAR su ennesimo ricorso dell’Ilva (ndr. contro diverse prescrizioni AIA).
Ne è infatti derivato che importanti settori della produzione risultano oggi senza controllo ambientale in quanto la sentenza ha fatto saltare parti considerevoli del “piano del monitoraggio e del controllo” di un’AIA peraltro già valutata molto blanda dalla Legambiente. Come già rilevato dalla stessa associazione, la responsabilità di gran parte di questa sentenza ricade sul Ministero dell’Ambiente targato Prestigiacomo che ha licenziato un’Aia con prescrizioni presentate in maniera difforme nei due documenti che lo compongono (“parere” e “piano di monitoraggio e controllo”). Vi è l’urgenza di superare questa anomalia da parte dell’attuale dicastero dell’Ambiente.
La legge regionale contiene un importante elemento di novità normativo come la “valutazione del danno sanitario”, ma non può che essere considerata di “prospettiva”. Per la sua applicazione, infatti, si rimanda ad atti ulteriori (ndr. regolamento) ed acquisizione di documentazione attualmente solo in minima parte disponibile (registro tumori e mappe epidemiologiche) che ne rendono l’applicazione difficoltosa e comunque molto lontana nel tempo. Per Legambiente occorre, invece, nell’immediato puntare sulla riapertura e rivisitazione dell’Aia per i motivi precedentemente espressi.
Per il circolo Legambiente Taranto, Lunetta Franco (Presidente) e Leo Corvace (Direttivo)
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