Vertice a Roma, Vendola: “Taranto, problema della nazione”
”L’industria siderurgica tarantina – ha spiegato Vendola – che come sapete rappresenta il più grande stabilimento in Europa, fornisce acciaio a tutta l’industria metalmeccanica nazionale. Le dimensioni del ruolo dell’ILVA nell’economia nazionale sono, quindi, presenti a tutti. L’inquinamento nella città di Taranto è una storia lunga 120 anni ed è una storia fatta, per molti decenni, di inquinamento di Stato. Un inquinamento causato non soltanto da una grande azienda di Stato, quale era allora l’Italsider, ma causato da tante altre realtà, a cominciare dall’Arsenale militare”.
L’inquinamento, ha proseguito il Presidente della Regione Puglia “è nel sottosuolo, nel mare e nella falda e su questo noi dobbiamo poter offrire una risposta che riguarda il passato. Abbiamo il futuro e abbiamo il passato. Il futuro è stato affrontato con una trilogia normativa che rappresenta un unicum al mondo, perché dal 2008 fino all’altro giorno sono state varate all’unanimità in Puglia tre Leggi d’avanguardia: la legge antidiossina, che ha portato le emissioni di diossina dagli 8-9 nanogrammi per metro cubo allo 0,2 nanogrammi per mc; la legge sullo benzopirene e la normativa approvata qualche giorno fa, che colpisce non soltanto le polveri sottili, ma individua un nuovo parametro: la valutazione di danno sanitario come parametro cogente per l’analisi e il conseguente mutamento, in termini di ambientalizzazione, degli apparati produttivi. Questo riguarda il futuro”. Tuttavia, la risposta alla sofferenza di Taranto, secondo Vendola deve fare i conti soprattutto con il passato, con il cumulo dei veleni lungo una storia di decenni e decenni. “Su questo – ha continuato il Presidente – abbiamo discusso molto questa mattina, su come organizzare non soltanto un rapporto tra risorse e progetti che sia all’altezza della situazione, ma su come intervenire sul passato, anche perché dal punto di vista epidemiologico, quello che si è sedimentato nel territorio, nella falda e nel mare produce effetti sulla salute che dureranno molto a lungo”.
Si tratta, quindi, secondo Vendola di stabilire “come mettere in campo una cabina di regia, un centro di competenza, che possa impedire che le risorse vengano finanziate e non spese. Per Taranto è un problema molto serio, perché riguarda la qualità della Pubblica Amministrazione e dell’apparato burocratico. In passato si sono registrati incidenti di questo tipo e per noi avere certezza delle risorse, dei progetti e dei programmi e anche delle procedure per la spesa è l’oggetto di un approfondimento che è in corso. Speriamo che gia nella riunione programmata per il prossimo 26 luglio si possano dare risposte importanti. Cgil, Cisl e Uil, Ugl, Confindustria – ha concluso Vendola – oggi hanno condiviso con il Governo centrale, la Regione, la Provincia e il Comune di Taranto quest’idea: l’Italia si deve caricare sulle proprie spalle Taranto. Così come l’Italia ha potuto fruire anche dei sacrifici di questa città, oggi il Paese deve dare un segnale che sia di speranza per Taranto nel segno della conciliazione delle ragioni del lavoro e delle ragioni della salute, tra le ragioni dell’industria e le ragioni dell’ambiente. Immaginare che una delle due ragioni debba soccombere per far prevalere l’altra, significa immaginare uno scenario di tragedia sociale senza precedenti”.
Al tavolo istituzionale erano presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, il ministro dell’ambiente Corrado Clini, il sottosegretario del ministero sviluppo economico Claudio De Vincenti, i dirigenti del Ministero della coesione territoriale guidato da Fabrizio Barca, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, il presidente della provincia di Taranto Giovanni Florido, il Sindaco di Taranto Ippazio Stefano, i parlamentari Raffaele Fitto, Nicola Latorre, Ludovico Vico, Antonio Nessa e Salvatore Ruggeri.