Fa specie che all’improvviso politici di sinistra e destra e centro, dimentichi delle divisioni da sempre connaturate con la loro mission politica, siano ampiamente collaborativi tra loro per una legge farsa a favore di una realtà obsoleta ed inquinante e non lavorino con la medesima pervicacia per uno sviluppo del territorio secondo crismi di green economy, per progettare nuovi posti di lavoro, perseguendo l’obiettivo di tutela del patrimonio ambientale ma ancor più la tutela del diritto alla salute, del bene supremo della vita.
Dove troveranno tutti costoro gli sbandierati 100 milioni di euro, da rimpinguare con l’ulteriore dazio nazionale, anch’esso sempre e solo a carico dei contribuenti italiani e non di chi ha inquinato (come vorrebbe l’art 3 ter, dl.gs. 152 del 2006, e art 174 comma 2 Trattato delle unioni europee) e che raccontano come già disponibili per le bonifiche quando fino ad oggi ci chiudono gli ospedali o non trovano uno straccio di finanziamento per completare il registro tumori che da anni si chiede di realizzare in modo completo o iniziare lo studio mappe epidemiologiche? Perché poi parlare di bonifiche quando non è prevista la chiusura degli impianti che continuerebbero in modo scriteriato ad inquinare? Costoro finiscano con i loro giochi di equilibrismo politico e bonifichino cervelli e bocche prima di comporre azioni ancora più meschine dell’omertoso silenzio mantenuto fino ad oggi sulla questione Taranto.
La politica, soprattutto la politica, risponda delle proprie lacune, di una reiterata miopia sullo sviluppo sostenibile, di una pesante eredità lasciata alle generazioni future, risponda ai danneggiati delle economie ormai perse sul territorio ionico come: zootecnia, mitilicoltura e relativi indotti, risponda agli operai dell’ILVA, perché non ha saputo e ancora oggi non vuole creare alternative economiche rispetto a quelle inquinanti, perché evidentemente è più comodo ideare rattoppi legislativi per le braghe dei poteri forti che tutelare il diritto alla salute e la dignità dei lavoratori, risponda all’esercito di disoccupati, ai giovani che fuggono da Taranto per fare altro perché le uniche realtà lavorative sono rappresentate dalle più inquinanti presenze economiche nazionali che applicano contratti di dubbia garanzia lavorativa. Qui non si tratta di far vincere l’ambiente o far vincere la fabbrica, caro Presidente Vendola e compagni, ora tutti uniti allegramente per vincere la “partita delle poltrone”, ma di far vincere la coerenza, la serietà , la giustizia, la capacità di governare dando prospettive di futuro in ossequio alle norme più essenziali di diritto.
Sabrina Sabatelli a nome di tutti i componenti dell’associazione Cambiamo Taranto
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