Ilva, vertici su fondi e bonifiche
TARANTO – Per ora, nelle riunioni romane, nessuno parla di chiusura dell’area a caldo, dei parchi minerali o di disimpegno del gruppo Riva. Nonostante si attenda con una certa apprensione cosa deciderà la Procura di Taranto, il ministro Clini ha scelto di seguire la strada tracciata nella scorsa primavera, quando fu decretato il riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata al siderurgico tarantino lo scorso 4 agosto dal ministero dell’Ambiente. Per l’Ilva di Taranto infatti, si sta lavorando ad una specie di “road map”, che dovrebbe essere la base da cui partire dal 19 luglio in poi, giorno in cui è previsto il tavolo istituzionale a Palazzo Chigi sull’insediamento industriale.
Questo il risultato più concreto della riunione al ministero dell’Ambiente di ieri mattina a Roma, alla quale ha partecipato anche il ministro Corrado Clini. Nel piano che si sta mettendo a punto – secondo quanto si è appreso da fonti ministeriali – saranno coinvolti anche i ministri Corrado Passera e Fabrizio Barca, soprattutto per quanto concernerà la parte relativa all’inquinamento, al risanamento e alla bonifica dell’area. L’intento del documento redatto ieri mattina, è quello di riuscire a creare un percorso condiviso sulla questione Ilva.
All’incontro romano, hanno partecipato i tecnici del Ministero dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e della Coesione Territoriale, insieme a quelli della Regione Puglia. Il prossimo 18 luglio invece, ci sarà un nuovo aggiornamento del tavolo tecnico proprio alla vigilia dell’incontro politico fissato per il 19. Dunque, almeno a Roma, pare non ci sia tutto l’allarmismo che si è scatenato in queste ore nella nostra città. In base a quanto siamo riusciti a sapere, i tecnici hanno unicamente discusso sulla definizione di concrete strategie per fronteggiare le criticità ambientali dell’area ionica e sull’individuazione di risorse economiche per mettere in atto gli interventi di bonifica ritenuti più urgenti per il Sin ionico.
Nel pomeriggio, a Bari, il governatore Vendola, presso la sede della Presidenza, incontrava i sindacati confederali CGIL, CISL e UIL e i sindacati di categoria FIOM, UILM e FIM “sulle questioni legate all’ILVA di Taranto”, l’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente Lorenzo Nicastro, l’assessore regionale al Bilancio Michele Pelillo e il Capo di Gabinetto Davide Pellegrino. Il governatore ha informato i presenti sull’incontro di Roma, in cui come detto si è parlato di bonifiche e fondi per Taranto. Ha tranquillizzato tutti dicendo di essere in costante contatto con il ministro Clini e con il neo presidente del gruppo Riva, Ferrante, in merito alle decisioni sul paventato sequestro (che il governatore ha dichiarato in arrivo forse per la settimana prossima).
Inoltre, ha reso noto che la legge regionale sulle emissioni, quella ideata dal consigliere tarantino Cervellera, potrebbe arrivare in Consiglio entro il prossimo 24 luglio: tutto dipenderà dal lavoro che stanno svolgendo i tecnici dell’ufficio Affari Regionali che sta lavorando per presentare un testo senza ombre e sbavature. Proprio ieri, infatti, il Ministro dell’Ambiente Clini ha comunicato al Presidente della Regione Puglia Vendola le osservazioni tecniche alla bozza della legge antinquinamento approvata alla unanimità in quinta commissione consiliare il 23 maggio scorso “Norme a tutela della salute, dell’ambiente e del territorio sulle emissioni industrali inquinanti per le aree pugliesi già dichiarate ad elevato rischio ambientale”. Infine, anche i sindacati hanno confermato, durante la riunione, come in fabbrica ci sia un clima di forte tensione per colpa dei capi che su pressione dei vertici, stanno seminando grande incertezza sul futuro. Questo quanto discusso a Roma e Bari.
Ma ciò che ci lascia davvero perplessi, e non da oggi, è come si possa pensare di bonificare un’area, qualunque essa sia, se le fonti/sorgenti inquinanti restano ancora attive con il loro carico di inquinamento. Perché è chiaro che la riapertura dell’AIA da parte del ministero dell’Ambiente, della Regione Puglia, della Provincia e del Comune di Taranto, oltre che dei sindacati, ha un solo intento: quello di provare, attraverso la concertazione ed il dialogo, a convincere la proprietà ad effettuare quei lavori che sin qui non sono stati portati a termine (vedi ad esempio la copertura dei parchi minerali).
Così come si proverà a convincere la stessa al sottoporsi a strettissimi e rigidi controlli, che sino ad oggi sono stati abilmente evitati. Non è un caso, dunque, se la famiglia Riva abbia deciso di affidare la presidenza del gruppo ad un uomo di Stato come l’ex prefetto Ferrante. Forse, anche la proprietà, ha intuito come il tempo dei giochi e delle prese in giro stia volgendo al termine. Il problema però, almeno per noi, è un altro: perché all’orizzonte intravediamo l’avvicinarsi di un periodo nuovo, ma non per questo roseo.
Ovvero quello di una serie di interventi palliativi ma non certo decisivi, che non permetteranno a questa città di iniziare a pensare davvero ad un futuro basato su un’economia alternativa, e quindi non certamente parallela, all’attuale monocultura industriale. Perché il compromesso che aleggia sulle nostre teste, non certo da oggi, è quello di un futuro inquinamento “controllato”, emissioni limite e soglia nella “norma”, “bonifica” di quelle aree in cui o non si opera più o sono considerate non più a rischio contaminazione, vagonate di miliardi di euro che serviranno come effetto placebo e non certamente come fonte di sussistenza necessaria per un nuovo inizio, per una nuova storia.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 14 luglio 2012)