Ilva, Vendola dopo l’incontro con i sindacati: “Equilibrio tra ambiente e industria”
BARI – «Noi stiamo lavorando con i sindacati condividendo pienamente il principio secondo il quale occorre coniugare il diritto al lavoro con il diritto alla salute e, tenendo in equilibrio ambiente e industria, traghettare Taranto verso il futuro. Nella contrapposizione radicale infatti rischia di morire la prospettiva di sviluppo di un territorio». Questo il pensiero espresso dal presidente della Regione Nichi Vendola al termine dell’incontro svoltosi questo pomeriggio a Bari con i sindacati sulla questione Ilva e sulle prospettive ambientali e occupazionali della città ionica.
Dalla Regione fanno sapere che durante l’incontro “sono state condivise sia le apprensioni per le sorti dell’Ilva che la necessità di continuare a frequentare i tavoli nazionali perchè la risposta del sistema Paese e dello Stato, in tutte le sue articolazioni, ai problemi che vive Taranto possa essere forte e chiara”. Vendola, affiancato dagli assessori Nicastro e Pelillo e dal capo di Gabinetto Pellegrino, ha fatto il punto sull’attività legislativa dell’ente: “All’indomani dell’evidenza scientifica dei dati di inquinamento abbiamo prodotto una normativa contro le diossine, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti, una normativa sui limiti del benzoapirene e ora ci apprestiamo a portare in Consiglio regionale una nuova normativa che ha l’obiettivo di contenere, ancora più significativamente, le emissioni inquinanti quando si presentino rischi sanitari”.
Vendola spera di poter arrivare all’approvazione della legge sulle emissioni entro il 24 luglio confidando nell’ok del ministero degli Affari Regionali. Inoltre, il presidente della Regione ha voluto rassicurare i rappresentanti sindacali spiegando di essere costantemente in contatto con il ministro dell’Ambiente Corrado Clini e di aver parlato con il nuovo presidente dell’Ilva Bruno Ferrante.
“Il grande siderurgico, per tanto tempo di proprietà statale – ha aggiunto il presidente della Regione – ha rappresentato una chance ed un problema perché è stato, contestualmente, un arricchimento del sistema produttivo nazionale e anche uno dei fattori che ha arrecato pregiudizio alla salute di una città e della sua popolazione. Da qui il doppio fronte, regionale e nazionale, sul quale devono muoversi tutte le possibili iniziative legislative. La città di Taranto è sito inquinato di interesse nazionale e finora abbiamo certezza solo delle risorse regionali. E’ come se questa città avesse avuto un terremoto durato 150 anni, ora c’è bisogno di un intervento straordinario di bonifica perché ne occorre avviare il ciclo, che è anche economico. Il governo deve sapere che Taranto è un pezzo non retorico del sistema industriale nazionale. Taranto è il fornitore di materiale d’acciaio per quasi tutta l’industria metalmeccanica nazionale. La crisi di Taranto oggi è sui giornali liguri. L’eventuale fermata del siderurgico produrrebbe immediatamente un effetto a Genova e immediatamente dopo anche a tantissime altre aziende italiane. La dimensione del problema è enorme”.
Poi un cenno ai provvedimenti giudiziari che incombono sul siderurgico: “Noi siamo impegnati con serietà nel più totale rispetto dell’azione della magistratura che ha il compito di accertare reati specifici. Il nostro compito è di traghettare quel pezzo di mondo verso il futuro”. Al di là delle parole del governatore Vendola, l’incontro non ha fatto emergere novità rilevanti. Ce lo conferma Francesco Bardinella, Rsu Fiom, e rappresentante della cellula di fabbrica del Prc, al quale abbiamo chiesto che clima si respira nello stabilimento in questa fase così critica. «Tra i lavoratori c’è grande preoccupazione – ha riferito il rappresentante sindacale – l’azienda non fa trapelare molto ma si temono scelte pesanti come risposta alle iniziative giudiziarie che potrebbero arrivare nei prossimi giorni. Credo, comunque, che non si arriverà a misure drastiche come l’esubero di 5mila lavoratori». Intanto, è stato programmato per il prossimo 18 luglio, a Milano, un incontro tra Fim, Fiom e Uilm e il neo presidente dell’Ilva Bruno Ferrante. A tutti i livelli, istituzionali e non, continuano le grandi manovre, così come non si attenua l’iperattività di chi – dentro e fuori la fabbrica – lascia intravedere scenari apocalittici in seguito alle decisioni della magistratura. Un atteggiamento cinico e velenoso quanto i fumi che sporcano il cielo della città.
Alessandra Congedo
“«Noi stiamo lavorando con i sindacati condividendo pienamente il principio secondo il quale occorre coniugare il diritto al lavoro con il diritto alla salute e, tenendo in equilibrio ambiente e industria, traghettare Taranto verso il futuro.”
..e dove sta l’equilibrio visto che sta “lavorando” solo con i sindacati…lo facesse anche con la citta’ l’incontro….mi spiegasse che FUTURO prevede per un azienda che non ha mercato per i suoi prodotti (se non la si vuole usare come inceneritore di rifiuti radioattivi e tossici perche’ a quel punto i discorsi cambiano)… mi spiegasse perche’ , se ritiene che l’acciaio e’ ancora un bene strategico Nazionale, non restituisce Riva allo Stato lo stabilimento…