Peccato che diversi studi (SIDRIA, APHEA, MISA 1 e 2, SISTI) abbiano accertato la correlazione tra aumento dei livelli di PM10 e diverse patologie nel breve periodo con effetti sia in termini di ricoveri che di decessi. Particolarmente interessate sono malattie respiratorie e cardiache nel loro complesso. Peccato inoltre che le due centraline di monitoraggio di via Archimede e via Machiavelli abbiano fatto registrare superamenti dei limiti di legge (non limiti imposti dagli ambientalisti) previsti per la media giornaliera su base annuale: 40 in via Archimede e 45 in via Machiavelli e peccato che, data la collocazione delle centraline a ridosso dell’area industriale, è del tutto evidente come all’origine di questi superamenti vi siano emissioni provenienti soprattutto dall’Ilva. In particolare sotto accusa sono, oltre ad impianti come l’agglomerato e la cokeria, i parchi minerali. Conferme in tal senso si sono ottenute con la sentenza di condanna subita dall’Ilva il 28 settembre 2005 in sede di Cassazione (vedi nota).
Questi dati prefigurano un rischio sanitario per la popolazione esposta. L’Ilva sostiene che diverse città italiane abbiano un maggior inquinamento da polveri sottili, ma dimentica che le polveri di Taranto veicolano su di sé altri inquinanti di produzione industriale che le rendono più patogene , infatti per ogni incremento di 10 microgrammi di PM a Taranto c’è un aumento dello 0.69 % di mortalità contro lo 0.31 % riportato da altri studi italiani ( MISA ) o sulle città europee ( 0.33% ) (riportato nello studio SENTIERI). La situazione di rischio sanitario profilatasi con il PM10, peraltro in un riconosciuto contesto di forti criticità ambientali (non riconosciuto come tale solo dai professori americani invitati dall’azienda), impone finalmente l’adozione di provvedimenti adeguati: in primo luogo, la copertura dei parchi minerali.
Si ribadisce come la soluzione del barrieramento la cui realizzazione è stata iniziata oggi sia del tutto inadeguata. Ad essere intercettate sarebbero infatti soprattutto le polveri pesanti aerodisperse e solo nella misura del 50%, mentre il barrieramento risulterebbe inefficace per le polveri sottili come PM10 e PM 2,5. La copertura dei parchi minerali è del tutto fattibile come dimostrato da un progetto presentato nel 2005 dal Politecnico di Taranto che prevede la realizzazione di apposite tensostrutture. Legambiente ha posto questa tra le misure irrinunciabili per la nuova AIA che dovrà essere concessa all’Ilva.
( nota) “ .. le polveri rinvenute in quantità notevole e prelevate in varie zone della città di Taranto, provenivano certamente dai parchi minerali dello stabilimento Ilva, stante le loro caratteristiche costitutive accertate mediante analisi che avevano evidenziato la massiccia presenza, in esse, di ferro,vanadio, cromo e manganese”.
Comunicato stampa di Legambiente
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