Il governo italiano aveva infatti dichiarato conclusa la bonifica nel marzo 2011, giusto in tempo per evitare la maxi sanzione europea di oltre 400 milioni di euro stabilita dalla sentenza della Corte di Giustizia europea del 9/09/2004, che condannava l’Italia per non aver effettuato la bonifica dell’area, e dal successivo deferimento alla Corte Europea di Giustizia del 28/10/2010.
La Commissione Europea ha considerato chiuso il caso ma Greenpeace dimostra con questa denuncia che i lavori di rimozione sono proseguiti fino al 30 dicembre 2011. Nella denuncia Greenpeace produce, tra l’altro, i bandi di gara relativi alla rimozione di fusti interrati contenenti rifiuti pericolosi che sono stati scoperti – non è chiaro quando – a margine delle discariche precedentemente vuotate, nel cosiddetto “Lobo C”. Queste “operazioni aggiuntive”, avvenute sotto il naso della Commissione Europea, hanno riguardato oltre 30 mila tonnellate di rifiuti, delle quali 18 mila tonnellate di rifiuti pericolosi.
“È evidente che la bonifica della ex Sisas non è stata completata nei tempi segnalati dalle Autorità italiane ed è stupefacente che la Commissione Europea abbia chiuso la procedura d’infrazione senza verificare quale fosse lo stato del sito” – afferma Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace Italia.
La conclusione delle operazioni di rimozione dei rifiuti nella ex Sisas è stata annunciata il 28 marzo del 2011 durante un’affollata conferenza stampa tenuta dall’ex ministro dell’Ambiente Prestigiacomo assieme al governatore della Lombardia Formigoni, al commissario incaricato delle operazioni di bonifica Pelaggi (attualmente ancora sotto indagine per una sospetta tangente di 700 mila euro in merito a questa bonifica) e alla presenza del Commissario europeo dell’Ambiente Potocnik.
Già in quella sede Greenpeace aveva evidenziato i punti oscuri della bonifica della ex Sisas. Ad esempio, non sappiamo quali siano stati i criteri della caratterizzazione dei rifiuti – pericolosi e non pericolosi – presenti nelle discariche, non è nota la destinazione finale di parte dei rifiuti, non sappiamo dove è stata smaltita la frazione di rifiuti pericolosi più contaminata da mercurio.
Greenpeace ha inoltre documentato la spedizione di rifiuti dalla ex Sisas alla discarica spagnola di Nerva, un impianto già tristemente noto per episodi di inquinamento, dove Greenpeace ha documentato fotograficamente lo scarico dei rifiuti italiani senza l’obbligatorio trattamento di stabilizzazione fisico-chimico. Peccato che la Commissione abbia ritenuto opportuno chiudere anche quest’aspetto delle “indagini” nonostante il trasferimento si configura come una spedizione illegale ai sensi del Regolamento (CE) n. 1013/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2006 sull’esportazione dei rifiuti.
“La bonifica della ex Sisas si conferma un caso esemplare dell’inadeguatezza delle “gestioni emergenziali” delle bonifiche, con il consueto alone di mistero che ancora oggi avvolge parte delle attività svolte, assieme a quella che sembra la tendenza di una parte delle istituzioni, italiane ed europee, a chiudere gli occhi di fronte all’evidenza” – conclude Giannì.
Link:
– Rifiuti illegali made in Italy:
http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/file/2011/inquinamento/rifiuti-illegali-made-in-italy.pdf
– SIN Italy: la bonifica dei siti di interesse nazionale:
http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2011/inquinamento/Rapporto%20SIN%20Italy.pdf
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