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Cozze, condanna a morte

TARANTO – Tutte le cozze adulte del primo seno di Mar Piccolo dovranno essere distrutte. Un danno che si annuncia ancora più pesante dell’anno scorso perché  il prodotto “condannato” rappresenta tutta la produzione del 2012 e non solo una parte: circa 20mila tonnellate di mitili da distruggere per un valore  commerciale di 4 milioni di euro. Sono almeno 120 le famiglie che traggono sostentamento da tale attività, finite ora in un vicolo cieco. E’ questa la dolorosa sentenza emessa dal tavolo tecnico regionale che ieri mattina si è riunito a Bari negli uffici dell’assessorato regionale alla Sanità.

La brutta notizia, però, era ampiamente prevedibile, alla luce dei risultati delle analisi effettuate tra il 21 e il 23 maggio che hanno certificato valori di diossine e pcb fuorilegge: una media di 7,5 picogrammi al grammo quando il limite consentito è 6,5. Un repentino aumento dei valori, rispetto ai prelievi di aprile, che ha gettato nello sgomento una categoria che da circa un anno vive un vero e proprio dramma. Per tutta la mattinata gli operatori ittici hanno atteso davanti a Palazzo di Città il responso da Bari, l’ennesimo sit-in vissuto con un grande senso di frustrazione. Nemmeno la loro richiesta di tenere la riunione a Taranto, sede dell’emergenza, è stata accolta favorevolmente. Così hanno preferito presidiare piazza Castello senza mandare nessuno di loro nella sede della Regione.

«Per la distruzione dei molluschi adulti non è stato deciso un termine perentorio ma è auspicabile che avvenga entro la fine di luglio –  ha spiegato al Corriere il dottor Teodoro Ripa, direttore dei Servizi Veterinari della Asl – è possibile che tale data venga inserita nell’ordinanza che firmerò lunedì prossimo. Per quanto riguarda il novellame, invece, si è pensato di dare uno spiraglio consentendo  il trasferimento in Mar Grande o nel secondo seno di Mar Piccolo, entro il 28 febbraio 2013, ai mitilicoltori in possesso di concessione. L’obiettivo, ovviamente, è quello di salvare il salvabile».

L’incontro ha visto la partecipazione, tra gli altri, di rappresentanti del Cnr, di Arpa Puglia, dell’Istituto Zooprofilattico di Foggia, dell’Asl, del Centro Ittico Tarantino e della Facoltà di Medicina Veterinaria dell’Università di Bari. Al centro dell’attenzione anche la bonifica del primo seno di Mar Piccolo, un’opera considerata  ormai indispensabile per non trovarsi ogni anno nello stesso dramma. «Bisognerà scegliere quale tipo di intervento adottare: la copertura dei fondali oppure il dragaggio – ha sottolineato Ripa – per quanto riguarda i tempi è difficile fare previsioni ma una cosa è certa: prima si avrà la disponibilità del primo seno e prima si potrà cominciare».

In merito ai fondi necessari  per dare il via ad un’opera così impegnativa, il sindaco Stefàno ha detto che si rivolgerà alle altre istituzioni, ed in particolare al Governo, l’unico in grado di fronteggiare costi così alti. Il delicato, ma importantissimo, nodo relativo all’accertamento delle fonti inquinanti, invece, sarebbe stato solo sfiorato. «La discussione su questo punto è stata rimandata a un successivo momento di verifica – ha detto Ripa – bisognerà individuare tutte le fonti contaminanti dirette e indirette,  non solo quelle già conosciute, per poterle bloccare».

Ed è proprio su questo punto che i mitilicoltori provano lo sdegno maggiore. «Stiamo pagando per le colpe di altri – è lo sfogo di Luciano Carriero, presidente della cooperativa Cielo Azzurro –  cosa hanno fatto in tutti questi anni Arpa,  Asl e gli altri enti preposti per impedire questa catastrofe ambientale? Ci devono dire i nomi degli inquinatori. Vogliamo essere risarciti fino all’ultimo centesimo». Non manca un affondo nei confronti della classe politica: «Cosa hanno fatto i parlamentari ionici per tutelare la nostra categoria? – chiede Carriero –  perché non si danno da fare per far sentire a Roma il nostro grido di dolore?».

Sono tanti, quindi, i motivi di angoscia per i mitilicoltori: la prospettiva di doversi trasferire in Mar Grande, dove le acque non potranno consentire la produzione di cozze di qualità; l’incubo rappresentato dai costi per la realizzazione dei nuovi impianti; il timore che la bonifica possa rivelarsi inutile se prima non si bloccano tutte le fonti inquinanti; e infine, un altro quesito che lascia inquieti: chi sosterrà gli oneri per la distruzione dei mitili?

Alessandra Congedo

 

 

 

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