“È la conferma di un primato negativo che già conoscevamo e che l’azienda si ostina a negare – commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace – Non solo Enel mente, ma denuncia chi osa ricordarle quanto emette e i danni che produce. Un atteggiamento che non ti aspetti da un’azienda che si pubblicizza come ‘l’energia che ti ascolta’”.
Dopo l’avvio dell’operazione “bollette sporche” – che vede Greenpeace impegnata a recapitare nelle case di 100mila italiani i dati sui veri costi ambientali, sanitari ed economici inflitti al Paese dalla produzione elettrica da carbone di Enel – l’azienda ribadisce l’intenzione di denunciare Greenpeace e risponde alle accuse dell’associazione con dati inesatti o fuorvianti.
In una nota diffusa pochi giorni fa, Enel condensa in poche righe numerose bugie:
Prima bugia: “le attività dell’azienda […] si svolgono nel pieno rispetto delle leggi che tutelano l’ambiente e la salute”. Falso. Enel è già stata condannata, anche per “emissioni moleste, danneggiamento all’ambiente, al patrimonio pubblico e privato e violazione della normativa in materia di inquinamento atmosferico” per la centrale di Porto Tolle. Per quella stessa centrale tutto il management risulta oggi rinviato a giudizio per “omissione dolosa di cautele contro disastri”. Altre indagini sono in corso – anche per omicidio colposo – in relazione alle emissioni della centrale a carbone di Brindisi. Su cui, inoltre, sono aperte inchieste per smaltimento illecito di rifiuti pericolosi e disastro ambientale.
Seconda bugia: “circa metà dell’energia elettrica che Enel produce è priva di qualunque tipo di emissione, compresa l’anidride carbonica”. Non è così, se a livello globale quella percentuale è inferiore al 50 per cento e in Italia supera di poco il 40. Nella stima di Enel è inclusa anche la produzione nucleare, il cui livello di pericolosità va ben oltre le emissioni di CO2. Ma quanto viene emesso per produrre oltre il 50 per cento dell’elettricità fatta da Enel? Alcune delle sue centrali, a livello europeo, sono tra le più inquinanti, come testimoniato anche dall’Agenzia Europea per l’Ambiente.
Terza bugia: l’azienda sostiene di avere “in programma investimenti nelle fonti rinnovabili per oltre 6 miliardi di euro nei prossimi cinque anni, un impegno che ha ben pochi paragoni a livello globale”. La verità è che gran parte dei 6 miliardi, su un piano complessivo di oltre 27, è destinata a grandi impianti idroelettrici in Sud America e non riguarda le nuove tecnologie rinnovabili. Per un confronto, la banca Goldmann&Sachs ha annunciato di stanziare 40 miliardi di dollari nelle rinnovabili nei prossimi 10 anni e ha un fatturato annuo inferiore alla metà di quello di Enel.
Infine, Enel ricorda che “solo il 12 per cento dell’energia elettrica italiana è prodotta con il carbone contro una media europea di circa il doppio”. Con questa affermazione l’azienda parla d’altro per non ammettere la verità. Greenpeace non contesta il dato nazionale della produzione di elettricità da carbone, bensì fa riferimento al carbone di Enel, i cui documenti riportano una produzione che nel 2011 ha superato il 41 per cento.
Comunicato stampa
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