Inceneritore di Massafra, le osservazioni di Legambiente
MASSAFRA – Riportiamo le osservazioni presentate da Legambiente Massafra alla Provincia di Taranto in vista della conferenza dei servizi sull’impianto dell’Appia Energy, in programma il prossimo 1 giugno.
Dopo aver analizzato la documentazione presentata dall’Appia Energy per la richiesta del raddoppio della linea del termovalorizzatore già esistente rileviamo che
– nella Tabella 2.5a della SIA presentata dall’Appia Energy si richiama la Pianificazione Regionale di Gestione dei Rifiuti Speciali …. “ Secondo le indicazioni formulate nel Piano, al Paragrafo 9.1, il Piano fissa i criteri di localizzazione degli impianti industriali che utilizzano il CDR o le biomasse vergini, in sostituzione del combustibile convenzionale, ai fini del recupero energetico, i nuovi impianti di utilizzazione di CDR e biomasse per la produzione di energia devono essere preferenzialmente localizzati in aree industriali…” .
Ma come dichiarato dalla stessa Appia Energy:
….“Il sito di progetto ricade all’interno dell’area appartenente alla Rete Natura 2000, SIC/ZPS IT9130007 “Area delle Gravine” ed all’interno della perimetrazione dell’area IBA 139 “Gravine”.A sud ovest la centrale confina con il Parco Naturale Regionale delle Gravine, istituito dalla legge regionale 20 dicembre 2005, n. 18, e s.m.i ..”.
Vogliamo ricordare che nel Regolamento Regionale del 30 dicembre 2010 n. 24 ( B.U.R.P. n.195 del 31/12/2010) si individuano le aree e i siti inidonei all’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili nel territorio della Regione Puglia, come appunto sono le aree sopra descritte.
– si evince nella SIA una “ svista “ che ha portato ad un errore di valutazione degli Indirizzi di Tutela del PUTT/P che di seguito riportiamo:
- …“In prossimità del confine sud-est dell’impianto, ad una distanza di circa 85 m, il piano identifica un’area boscata vincolata ai sensi dell’art. 142, comma 1, lett. g, del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i.: tale area è parte del Parco Naturale Regionale delle Gravine, la cui perimetrazione si estende a partire dal confine sud-est dell’impianto; per le aree boscate, l’art. 3.10 delle NTA del PUTT/P prevede “un’area annessa”, costituita dall’area contermine all’intero contorno dell’area di pertinenza del bosco, della larghezza di 100 m; l’art. 3.10 delle NTA ammette, all’interno dell’area annessa, la realizzazione di “nuovi insediamenti residenziali, produttivi e di servizi, compresi gli ampliamenti di quelli esistenti regolarmente autorizzati secondo la disciplina degli strumenti urbanistici.
Il succitato art. 3.10. afferma che ….“ nell’area annessa NON sono autorizzabili piani e/o progetti e interventi comportanti nuovi insediamenti residenziali o produttivi”…….
Pertanto, trovandosi a 85 m dall’area di pertinenza, il confine sud-est dell’impianto ricade nell’area annessa e quindi non autorizzabile.
– Non ci è dato di capire come mai nella stessa SIA le aree interessate non sono considerate ad alto rischio ambientale …..“Aree ad elevato rischio di crisi ambientale (DPR 12/4/96, D.Lgs 117 31/3/98) interessate: NO” …. Quando, invece, l’area perimetrata ad elevato rischio ambientale comprende soprattutto i comuni di Taranto, Statte, Massafra, Montemesola e Crispiano, confermata anche dal Sindaco Tamburrano nel comunicato stampa del 16 aprile 2012.
– nella Pianificazione Regionale in Materia di Rifiuti, sempre nella SIA, la Regione Puglia ha emanato una serie di atti volti a stabilire i principi cardine sui quali si deve basare la gestione dei rifiuti prevedendo, per quanto possibile, il recupero ed il riutilizzo degli stessi, ma
“L’A.T.O. TA/1, al quale appartiene il Comune di Massafra, di cui è addirittura capofila, non ha attualmente provveduto alla redazione del proprio Piano d’Ambito”. Per cui, si legge sempre nella SIA “ Il raddoppio della seconda linea in progetto per l’impianto esistente di Massafra risulta coerente con i principi cardine previsti dalla legislazione in materia di gestione dei rifiuti della Regione Puglia in quanto consentirà il recupero energetico da CDR, rifiuto non altrimenti riutilizzabile.”
E’ bene dire che attribuiamo al Comune di Massafra, che dovrà prendersi le proprie responsabilità, e che ricordiamo è capofila del Consorzio ATO TA 1, una grande colpa per non aver provveduto per tempo ad una migliore e corretta gestione dei rifiuti, facendo risultare tale inefficienza “una coerenza “ e motivazione per il raddoppio del termovalorizzatore.
Dopo tali considerazioni e dopo aver valutato la possibile utilità di tale raddoppio per le esigenze del territorio, il circolo Legambiente di Massafra pur riconoscendo la modernità dell’impianto che utilizza le migliori tecnologie disponibili, l’adozione di un attento e accurato piano di monitoraggio e controllo ambientale, non ritiene indispensabile il raddoppio del termovalorizzatore Appia Energy.
Tale decisione, scaturisce soprattutto dalla necessità improrogabile di potenziare da subito e ad oltranza la raccolta differenziata di tutte le frazioni costituenti l’intero complesso dei rifiuti pre- e postconsumo e controllare altresì che le frazioni raccolte raggiungano le appropriate sedi di recupero – riutilizzo – riciclo.
Legambiente Terrajonica Massafra