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Emergenza mitili, domani il tavolo tecnico

TARANTO – Il Dirigente del Sevizio Programmazione Assistenza Territoriale e Prevenzione, dott. Fulvio Longo, ha accolto la richiesta del Comune di Taranto ed ha fissato per domani la convocazione del tavolo tecnico sulla mitilicoltura presso la sala riunioni degli uffici della Regione Puglia. Al tavolo sono stati invitati a partecipare anche il Dirigente del Servizio Ecologia della Regione Puglia , il Preside della facoltà di Medicina  dell’Università di Bari, il Direttore dell’Arpa Puglia il Direttore IZS di Foggia, i direttori dei dipartimenti Prevenzione  e Servizi veterinari Asl di Taranto e rappresentati dell’Istituto per l’Ambiente marino Costiero per il CNR.

Una convocazione inevitabile, soprattutto alla luce dei nuovi eventi che stanno facendo precipitare la situazione in un tunnel senza uscita, all’interno del quale ci si imbatte in tanti, troppi paradossi. Al centro della discussione del tavolo tecnico di domani, ci sarà il nodo più impellente da sciogliere: ovvero, cosa fare in merito alla produzione 2012, il cui frutto ha oramai raggiunto i 6 centimetri e che le analisi sui campioni prelevati dallo scorso agosto sino alle ultime risalenti al mese di marzo, tranne per quelle di novembre, hanno sempre dato esito negativo in merito al superamento del limite di contaminazione da diossina e Pcb (dal 1 gennaio 2012 il nuovo limite stabilito dalla UE è di 6,5 picogrammi).

Seme diventato frutto, che come dichiarato dai mitilicoltori nelle ultime ore, va venduto entro e non oltre il mese di giugno. Dunque, nei mitilicoltori e non solo in loro, la domanda sorge spontanea: perché la Asl non revoca l’Ordinanza n.1989 del 22.07.2011 di blocco del prelievo, movimentazione e commercializzazione dei mitili del primo seno di Mar Piccolo? Perché gli esiti delle analisi sui campioni di aprile non sono ancora giunti, nonostante siamo quasi a fine maggio? Possibile che non ci sia il modo per accelerare l’iter e quindi scongiurare la perdita della produzione del 2012, dopo quella dell’intero 2011 terminata nell’inceneritore dell’Amiu? Perché il problema è semplice: l’ordinanza dello scorso luglio consente lo spostamento del seme dal Mar Piccolo alle aree individuate in Mar Grande, ma vieta la vendita dei mitili: ma se i mitili sono conformi e quindi non inquinati, si dovrebbero vendere senza problemi.

Ed invece, a causa del ritardo con cui provengono alla Asl i risultati dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo, l’azienda sanitaria locale non vuole assumersi la responsabilità di revocare l’ordinanza. Inoltre, durante una riunione svoltasi presso il Centro Ittico Tarantino nel pomeriggio di martedì, molti mitilicoltori hanno chiesto quanto meno la modifica dell’ordinanza, che riguarda in maniera sommaria l’intero 1° seno del Mar Piccolo, quando alcune zone dello stesso presentano livelli di inquinamento al di sotto dei limiti previsti dalla legge (come nella zona del Centro Ittico, a differenza di quella nelle immediate vicinanza al ristorante “Il Faro”): quindi, in realtà, non sarebbe più necessario lo spostamento di tutti gli allevamenti in Mar Grande. Decisioni importanti, ma non più rinviabili dunque, che dovrà prendere il nuovo tavolo tecnico indetto per domani. Perché il tempo stringe e ogni giorno perso potrebbe portare al fallimento di un intero comparto, che ricordiamo supera le tremila unità lavorative, ed ha alle spalle famiglie numerose che vivono di quel mestiere, oltre che numerose cooperative che danno lavoro a tantissimi giovani.

Senza dimenticare che il tavolo di domani dovrà anche chiarire il perché non sia stato ancora erogato il milione e duecentomila euro stanziato dalla Regione Puglia attraverso i fondi FEP, a cui però potranno accedere soltanto i mitilicoltori dotati di licenza regolare (oltre a dover chiarire se quelli che nel frattempo hanno regolarizzato la loro posizione avranno o no diritto a questi fondi). Insomma, sul tavolo ci sono da risolvere una serie di problemi a cui dare risposte chiare e certe, oltre che soluzioni immediate. Perché qui è in ballo la vita e il futuro di migliaia di persone. Ma è altresì doveroso e prioritario salvare e difendere con le unghie e con i denti la storia di questa città. Che trova proprio nella mitilicoltura una delle sue espressioni migliori. Una lotta che dovrebbe riguardare l’intera comunità tarantina, che ancora non ha preso del coscienza di come questa città, la sua terra, la sua aria e il suo mare, vadano difesi giorno per giorno con grande serietà, orgoglio e appartenenza civica.

Anche perché è oramai chiaro che in molti se ne siano lavate le mani. Come i sindacati, che per difendere i diritti del lavoro “tesserato” sono capaci di far saltare governi o portare in piazza milioni di persone, ma per i mitilicoltori non hanno trovato il tempo nemmeno per un semplice comunicato stampa. O come gli ambientalisti locali, al momento intrappolati in una specie di limbo mellifluo per cui nessuno ha compreso se siano un soggetto politico, siano tornati ad essere società civile, o se a seconda di cosa conviene ricoprano prima un ruolo e poi l’altro: o magari anche entrambi nello stesso momento. Certo è che, quando vogliono, le idee e le energie non mancano loro: dopo la ridicola querelle scoppiata intorno alla pistola del sindaco Stefàno, indignati da cotanto orrore, alcuni di loro hanno già proposto di indire un sit in all’esterno di Palazzo di Città. In quasi un anno, non hanno mai trovato il tempo per fare altrettanto anche solo in segno di solidarietà nei confronti dei mitilicoltori (anche se qualcuno tra loro rivendica una primogenitura nella denuncia sull’inquinamento dei mitili del Mar Piccolo che non appartiene alla vera realtà dei fatti). La speranza è che al tavolo tecnico di domani, si decida di agire, senza più rinviare al domani scelte fondamentali per il futuro della mitilicoltura tarantina.

Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 24 maggio 2012)

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