Emergenza cozze, il rischio Pcb è sempre dietro l’angolo
TARANTO – La storia è ormai nota: da una parte ci sono le esigenze dei mitilicoltori del primo seno di Mar Piccolo che non vogliono perdere anche la produzione del 2012, dopo aver visto andare in fumo quella dell’anno precedente; dall’altra parte c’è il dovere delle istituzioni di tutelare la sicurezza alimentare e la salute dei consumatori. Un dovere che sul nostro territorio non sempre è stato esercitato con la doverosa puntualità.
Sarà il tavolo tecnico convocato per domani mattina (25 maggio) nella sede della Regione, a Bari, a tentare di sbrogliare una matassa che sembra aggrovigliarsi ogni giorno di più: è possibile revocare l’ordinanza dell’Asl di Taranto che vieta la vendita e la movimentazione dei molluschi del primo seno di Mar Piccolo, specchio d’acqua risultato contaminato da Pcb durante la scorsa estate? Possono bastare i risultati rassicuranti scaturiti dalle analisi effettuate fino allo scorso mese di marzo per dare il via libera alla commercializzazione di mitili ormai adulti e quindi pronti per la vendita?
Confcooperative, ieri mattina, ha chiesto alla Asl di revocare quella famosa ordinanza. Ma la risposta scritta giunta dai Servizi Veterinari, diffusa da Confcooperative durante un incontro tenuto presso la Biblioteca comunale, non lascia spazio alle illusioni. Basta leggere quel documento per capire che l’emergenza non è per niente superata: “I livelli generali di inquinamento riscontrati lo scorso anno nel periodo di maturazione e commercializzazione del prodotto possono con ogni probabilità riproporsi anche quest’anno, nello stesso periodo e con la stessa, o maggiore, intensità. Non sono infatti cambiate le condizioni di allevamento e i mitili vicini ormai al raggiungimento della taglia commerciale, dopo il periodo fisiologico del finissaggio trattengono tesaurizzando nei tessuti grassi e negli organi tutte le sostanze presenti nell’acqua, anche quelle tossiche o comunque nocive, che fino a quel momento restavano quasi estranee all’organismo”.
Il messaggio che lancia il responsabile dei Servizi Veterinari è chiaro anche in un altro passaggio: “Lo scrivente si trova oggi nella condizione di chi ha dovuto arginare, con un intervento estremo, le conseguenze di un degrado ambientale che per decenni si è protratto ed ha offeso e minato tutto il territorio e l’ambiente di Taranto”. Alla luce di questa ed altre affermazioni, il dirigente può limitarsi a dire che ogni possibile provvedimento sarà valutato “quando ci dovessero essere le garanzie assolute per una deroga all’ordinanza e tutto in un contesto tecnico regionale, attesa la delicatezza del caso”.
Niente illusioni, quindi. Quello specchio d’acqua può riservarci altre sgradevoli sorprese. E mentre la ricerca di tutti i responsabili della contaminazione resta sullo sfondo, come se si trattasse di un problema del tutto marginale, ci chiediamo che frutti potrà mai dare la riunione del tavolo tecnico regionale. Il pessimismo cresce anche tra gli operatori ittici che domattina potrebbero organizzare un sit-in sotto Palazzo di Città, a Taranto, in attesa del responso “barese”.
Alessandra Congedo