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Marina di Pulsano, Wwf: “Salviamo la costa da un nuovo scempio ambientale”

Un’opera di dimensioni spropositate, che prevede 340 posti barca e un molo di sopraflutto lungo oltre mezzo chilometro e alto più di 6 metri s.l.m, una vera e propria montagna di cemento versata in mezzo al mare cristallino del Salento. Ancora una volta siamo di fronte ad un potenziale ecomostro che rischierebbe, se realizzato, di compromettere la bellezza dei luoghi, sfregiare irrimediabilmente l’ecosistema marino e cementificare il territorio costiero. Si tratta dell’ennesimo progetto di un porto turistico, questa volta in località Ospedale – Seno Capparone a Marina di Pulsano (TA), in una zona che necessiterebbe di interventi di tutela e non di infrastrutturazione.
Per questo nei giorni scorsi il Wwf Taranto ha presentato all’ufficio V.I.A. della Regione Puglia le osservazioni avverse alla costruzione del Porto Turistico. Lo scopo è quello di preservare la costa tarantina, già gravemente violentata dalla cementificazione sfrenata, da ogni tipo d’errore di valutazione strategica. In seguito alla presentazione di tali osservazioni, redatte dalla dr.ssa Rossella Baldacconi, dottore di ricerca (PhD) in Scienze Ambientali, il Wwf Taranto è stato convocato a partecipare alla conferenza dei servizi che si è tenuta a Bari presso la sede dell’Ufficio Programmazione V.I.A. e Politiche Energetiche della regione Puglia.

In tale sede, la dr.ssa Baldacconi ha nuovamente sottolineato la presenza nell’area marina oggetto dell’intervento di un habitat marino di interesse comunitario (le grotte sommerse), nonché di numerose specie animali protette da quattro convenzioni internazionali recepite in Italia (Convenzione CITES sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione; Convenzione di Berna per la conservazione della vita selvatica e dei suoi biotopi in Europa; Direttiva Habitat 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della fauna e della flora selvatiche; Convenzione di Barcellona: protocollo SPA/BIO ‐Specially Protected Areas and Biological Diversity in the Mediterranean).

Tra le tante specie protette menzionate nella relazione tecnico-scientifica, degne di nota sono la spugna da bagno Spongia officinalis, abbondantemente presente nel sito marino, la ciprea Luria lurida, la magnosa e la grande cernia bruna, specie a rischio di estinzione perché pescata per decenni in modo sconsiderato. Oltre alle specie protette dalla legislazione vigente, sono presenti nel sito marino ulteriori animali non comuni o addirittura rari, come la pastinaca e il grande gasteropode Cimazio napoletano.

Le osservazione del WWF hanno un loro fondamento e ci attendiamo che vengano prese in seria considerazione non solo dalla Commissione esaminatrice, ma anche dalla Sovrintendenza dei Beni Archeologici di Taranto che dovrà valutare con consueta serietà la presenza di opere umane di interesse storico nella zona di costruzione del porto.

“La nostra richiesta è molto semplice: si valuti attentamente la possibilità di cambiare la zona di intervento perché la nostra analisi ha chiaramente evidenziato che il progetto ha impatti diretti e indiretti deleteri sull’ambiente marino, sugli habitat di interesse comunitario e sulle specie protette – ha affermato Mauro Sasso, referente per la biodiversità del WWF Puglia. “Aggiungo: i cittadini dovrebbero domandarsi quali benefici possono apportare la costruzione di un porto turistico che agevolerebbe l’attracco delle imbarcazioni di pochi privilegiati che se lo possono permettere e se questa condizione sia barattabile con lo sconvolgimento dei luoghi e delle bellezze salentine”.

Il 15 maggio il WWF ha ribadito con convinzione la sua posizione inviando un’ulteriore integrazione alle osservazioni, riportando le coordinate geografiche (latitudine e longitudine) degli habitat prioritari, misurate con strumentazione scientifica.

Comunicato stampa – Wwf Puglia

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