Dunque, nei mitilicoltori la domanda sorge spontanea: perché la Asl non revoca l’Ordinanza n.1989 del 22.07.2011 di blocco del prelievo, movimentazione e commercializzazione dei mitili del primo seno di Mar Piccolo? Perché gli esiti delle analisi sui campioni di aprile non sono ancora giunti, nonostante siamo a metà maggio? Possibile che non ci sia il modo per accelerare l’iter e quindi scongiurare la perdita della produzione del 2012, dopo quella dell’intero 2011 terminata nell’inceneritore dell’Amiu? Domande alle quali dovrà rispondere il nuovo tavolo tecnico che sarà convocato a breve in Regione, con il forte sospetto che nel frattempo i mitilicoltori si dirigano in massa dal Prefetto, perché il tempo stringe e ogni giorno perso potrebbe portare al fallimento di un intero comparto, primaria risorsa naturale del nostro territorio.
Intanto, un paio di buone notizie dalla riunione di ieri sono almeno arrivate: la prima è che nei prossimi giorni dovrebbe iniziare lo spostamento in Mar Grande di tre cooperative (le domande in totale sono state 28), che a breve saranno del tutto in regola per occupare parte dello specchio di mare individuato negli scorsi mesi (369.000 metri quadrati). Secondo, sempre nei prossimi giorni dovrebbe iniziare il montaggio delle boe. Come si ricorderà infatti, l’approdo degli allevamenti in Mar Grande, necessita inevitabilmente dei famosi “corpi morti”, ovvero enormi basi di cemento armato del peso anche di 3,5 quintali, che dovranno sostenere i galleggianti e che dovranno essere trasportati dagli stessi mitilicoltori con delle grandi imbarcazioni.
Tornando alle notizie negative, non bisogna dimenticare che si è ancora in attesa del milione e duecentomila euro stanziati dalla Regione attraverso i fondi FEP, a cui però potranno accedere soltanto i mitilicoltori dotati di licenza regolare (e quelli che nel frattempo hanno regolarizzato la loro posizione avranno o no diritto a questi fondi?). Inoltre, va sempre ricordato come nello scorso autunno venne messo in preventivo un periodo di sperimentazione della durata di sei mesi, per testare la zona e la reale possibilità di attecchimento del seme in Mar Grande: perché in molti, per non dire tutti, sanno che il mitile prodotto nel 1° seno del Mar Piccolo ha una sua specificità, che quasi certamente rischia di perdere una volta spostato nelle acque di Mar Grande, dotato di una salinità completamente diversa rispetto al Mar Piccolo.
Inoltre, nessuno vuole mettere in preventivo che, nel caso in cui la classificazione della acque di Mar Grande dovesse dare esito negativo, il problema tornerebbe al punto di partenza in maniera ancora più grave. Per non parlare del fatto che per lavorare nelle nuove aree, i mitilicoltori dovranno dotarsi di impianti molto costosi: ecco perché molti avrebbero preferito spostarsi nel 2° seno del Mar Piccolo, più salubre da inquinamento da Pcb, ma che potrebbe nasconde altri nemici (come ad esempio il mercurio). I mitilicoltori però, continuano ad essere soli in questa battaglia che dovrebbe invece riguardare la comunità tutta. Il silenzio più totale avvolge le istituzioni locali, provinciali e regionali: per non parlare dei sindacati per i quali probabilmente il mitilicoltore non è un lavoro degno della loro attenzione e quindi privo di diritti da difendere. Ma ancor più scandaloso, se vogliamo, è il silenzio degli ambientalisti locali, che non hanno mai detto una sola parola sull’argomento, nemmeno in campagna elettorale per farsi un po’ di pubblicità: magari qualcuno un giorno svelerà cotanto mistero.
G. Leone (dal TarantoOggi del 16 maggio 2012)
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