Così, in attesa di conoscere la decisione della Procura di Taranto e di andare davanti al Tar di Lecce per discutere dei mille ricorsi presentati dall’Ilva negli ultimi mesi, e mettendo da parte la “scocciatura” del riesame dell’AIA giudicata dai vertici aziendali una cosa “ridicola”, ecco il nuovo colpo di genio: aprire le porte dello stabilimento alla cittadinanza tutta, per poter “ammirare” da vicino e con i propri occhi le tante bellezze del “Luna Park Ilva” di Taranto. Sì, perché la verità è che la famiglia Riva ha “bruciato” tutti sul tempo ancora una volta, scoprendo di aver trovato tra le mura amiche del siderurgico l’alternativa economica di cui tutti parlano.
Perché infatti chiudere l’area a caldo, passare alla totale dismissione degli impianti ed alle successive bonifiche per immaginare un’altra città, per puntare su un’economia alternativa, quando si possono sfruttare già da ora le “bellezze” che si trovano all’interno dell’Ilva e sconosciute ai più? Possibile che a nessuno di voi sia mai venuto in mente come l’Ilva di Taranto, uno degli stabilimenti siderurgici più grandi e “tecnologicamente” avanzati al mondo, sia un qualcosa di unico e comparabile alle altre bellezze “naturali” presenti sul nostro territorio? Possibile che a nessuno sia mai venuto in mente di inserire l’Ilva nel percorso storico-culturale-archeologico della Regione Puglia e della Provincia di Taranto, al pari del Castello Aragonese e del museo “MarTa”? D’altronde, i visionari sino ad oggi siamo stati noi. Fissati con le nostre “apparenze”, abbiamo perso gli ultimi anni a rincorrere i dati sulle emissioni inquinanti, a tentare di ricostruire la storia delle malattie di un’intera città, ad immaginare che l’Ilva fosse un mostro d’acciaio dove i primi ad ammalarsi fossero gli operai che ivi lavorano. Ed invece, ancora una volta, accecati dalle nostre idee, non abbiamo saputo “vedere” e capire.
Perché il 26 e il 27 maggio prossimi, ci si presenta un’occasione unica: quella di entrare in un sito industriale di cui è “impossibile raccontarne la complessità ed il fascino”. Come altrimenti definire “gli sterminati paesaggi lunari dei parchi minerari”, “la maestosità degli altiforni” o “l’incedere continuo di lingue incandescenti sui treni nastri”? E noi che, da stolti ingenui quali siamo, volevamo anche coprirli i parchi minerali, perché convinti “impolverassero” un intero quartiere, causando anche una serie di malattie respiratorie agli abitanti del rione Tamburi e non solo. Come è stato possibile pensare che i maestosi altiforni Ilva potessero inquinare? Per non parlare poi delle splendide immagini da cartolina che potranno regalare le lingue incandescenti dei treni nastri, che nulla hanno da invidiare ad un’eruzione dell’Etna. Così come grande sarà l’emozione che proveremo osservando da vicino “i processi di lavorazione, le tecnologie per il contenimento delle emissioni e, soprattutto, le tante persone che animano col proprio lavoro questa città nella città”. E lo slogan finale che riassume tutto questo, mette davvero i brividi: “Il Porte Aperte é l’occasione per scoprire una realtà che da oltre 50 anni è parte della vita sociale ed economica del territorio di Taranto. Non fermarti alle apparenze, vieni a vederlo con i tuoi occhi!”.
Ma siccome all’Ilva fanno sempre le cose per bene, è stato anche stilato un dettagliatissimo programma della visita, che parla direttamente al cittadino. “Al tuo arrivo in Ilva, nella tensostruttura allestita per l’occasione presso la portineria C, potrai conoscere i progetti e le iniziative di Ilva grazie anche a quattro postazioni multimediali touch screen”. Poi, dalla tensostruttura partirà il mitico “tour guidato”, che comincerà con la visione collettiva di un filmato aziendale, in cui scorreranno le magiche immagini dello stabilimento, in cui tutto funziona a meraviglia e dove la natura si perde sterminata per gli oltre 15.000.000 di metri quadrati, dove tutti sorridono e si vogliono bene in stile pubblicità “Mulino Bianco”. Le altre tappe poi, “ti consentiranno di vedere da vicino gli imponenti impianti produttivi: stoccaggio e preparazione materie prime (Parchi minerali, Impianto di agglomerazione, Cokeria), l’Area a caldo (Altoforno 4 e 5 e Acciaieria), l’Area Laminazione a caldo (Treno Nastri), l’Area Laminazione a freddo (Zincatura)”. Al termine del tour sarete tutti riaccompagnati presso la tensostruttura: la visita durerà circa 90 minuti. Ma non è finita qui, anzi. Perché prima di entrare nel “Luna Park Ilva” infatti, bisognerà assolutamente prenotarsi, visti i posti ridotti per accedervi. E per farlo si dovrà entrare direttamente sul sito www.porteaperteilva.it , cliccare il menu dell’area registrazione e rispondere a tutte le domande del modulo. Tra cui anche la parte in cui bisogna inserire, obbligatoriamente, tutti i propri dati personali, con tanto di numero cellulare ed e-mail personale. Il tutto, ovviamente, per questioni di massima sicurezza.
Detto ciò, sarebbe un segnale importante se il 26 e il 27 maggio prossimi, all’esterno della portineria C, ci fosse il deserto. Una risposta visiva ma silenziosa che avrebbe sicuramente il suo effetto. Ma sappiamo che questo non accadrà: per tanti motivi. Per questo, allora, sarebbe interessante se tutti coloro i quali accederanno all’Ilva nell’attesissima due giorni, portassero con loro tutti i dati sull’inquinamento prodotto dal siderurgico in questi anni. Riempiendo di domande le guide che allieteranno il percorso dei visitatori che entreranno ad ammirare le bellezze dell’Ilva. Mostrandosi cittadini informati e formati, attivi ed impegnati nel difendere la propria città. Ed anche se ciò non dovesse accadere, sarà comunque un bene osservare con i propri occhi, da dentro, ciò che ancora oggi in molti, troppi, non conoscono. Se non tramite i proclami e la pubblicità, che anche per questa nuova iniziativa ha trovato grande spazio su tutti i quotidiani e le tv locali, “TarantoOggi” escluso, ovviamente.
Da parte nostra, abituati a lavorare in tutt’altro modo e con ben altro stile, oltre all’ironia con cui abbiamo commentato quest’ennesima iniziativa della famiglia Riva, non ci resta che salutare il tutto con una massima che ci sembra la più appropriata per l’occasione e che magari potrebbe far riflettere tanti, non solo i dirigenti Ilva. “Un uomo è tanto più rispettabile quante più sono le cose di cui si vergogna” (George Bernard Shaw, Dublino, 26 luglio 1856 – Ayot St Lawrence, 2 novembre 1950). Buon week end.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 12 maggio 2012)
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