La determina, il cui contenuto sarà pubblicato sia sul sito ufficiale del Comune di Taranto che sul link del Centro Ittico, indicherà le modalità di presentazione delle domande di concessione, i criteri con i quali verranno assegnati gli spazi, sino alla tipologia degli impianti. Poi, dalla firma della determina, ci saranno dieci giorni di tempo per i singoli mitilicoltori e le cooperative, per presentare o integrare le domande già presentate (che al momento sono soltanto cinque): al termine dei dieci giorni si conoscerà il numero degli impianti da spostare in Mar Grande e procedere al rilascio delle concessioni.
Il dirigente incaritcato Matichecchia, al termine dell’incontro di ieri pomeriggio con le organizzazioni di categoria, si é mostrato comunque fiducioso. “La determina la firmerò domani (oggi per chi legge), ma solo per una questione di mancanza di tempo. Nel pomeriggio l’incontro con le organizzazioni di categoria é andato molto bene”. Certo é che il percorso è ancora lungi dall’essersi completato. Ad esempio, molto probabilmente le cinque domande presentate da chi è già in regola con le concessioni, dovranno essere completate e regolarizzate in base ai criteri stabiliti dall’odierna determina. Dunque, ci vorranno altri 10 giorni soltanto per ricevere tutte le domande. Dopodiché, si procederà con la suddivisione dei 369.00 mq, che come spiega lo stesso Matichecchia, “saranno suddivisi in percentuale: 50% a chi è già in regola, a scalare, fino al 25% per le concessioni in fase di sanatoria”. Nel bando della determina, saranno indicate anche le modalità di impianto da utilizzare: che certamente non saranno più i caratteristici pali del 1° seno di Mar Piccolo, ma i filari. Sempre nei prossimi giorni arriveranno le boe, ovvero i galleggianti, chiamati anche “long line”, che serviranno a perimetrare l’area di Mar Grande in cui dovranno essere “ospitati” gli allevamenti. In pratica, se tutto dovesse filare liscio, entro massimo una ventina di giorni, dovrebbe essere tutto pronto.
Una vera e propria corsa contro il tempo, dunque: che rischia però di essere vana. Il 23 marzo, ad esempio, il vice presidente della Camera di commercio, Leonardo Giangrande, affermava che tutto doveva essere concluso entro e non oltre il 30 marzo. Lo stesso Giangrande però, veniva smentito giorni dopo dagli stessi mitilicoltori, i quali avrebbero preferito addirittura che ci si spostasse già in ottobre (2011), per non arrivare appunto con l’acqua alla gola. Perché il problema resta sempre lo stesso: il novellame continua la sua maturazione. Si parla di millimetri: se il prodotto supera la soglia dei 4-5 millimetri, allora sarà abbastanza maturo per “cibarsi” del Pcb presente nel 1° seno del Mar Piccolo: ed allora la contaminazione sarà inevitabile. Con la produzione del 2012 che sarà costretta a seguire la fine delle tonnellate che la scorsa estate sono andate distrutte nell’inceneritore del Comune di Taranto. Un dramma che riguarda uno dei mestieri più antichi del mondo, che per secoli é stato il fiore all’occhiello di questa città nel mondo intero, oggi rischia seriamente di essere compromesso per sempre. Con i responsabili dell’inquinamento seduti comodamente sulle loro poltrone nei palazzi di lusso o su qualche barca a godersi la “meritata” pensione da servitore “esemplare” dello Stato italiano.
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 24 aprile 2012)
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