Al termine della riunione di mercoledì, Caltagirone Jr. ha rilasciato alcune dichiarazioni che ci interessano molto da vicino. La prima: gli investimenti sono diminuiti negli ultimi anni con l’inizio della crisi, ma é strategico per noi il nuovo investimento di Taranto, che dovrebbe entrare in funzione entro la fine del 2014″. La seconda: “L’auspicio per il 2012 e’ di superare il miliardo di fatturato e di avere un margine operativo lordo a due cifre”. Dunque, in attesa di ricevere la concessione edilizia da parte del Comune di Taranto, ultimo tassello mancante nel puzzle del progetto che riguarda i lavori del rewamping della Cementir che prenderà il nome di “Nuova Taranto”, la famiglia Caltagirone ha già iniziato a fare i conti in vista del prossimo futuro.
Aiutata anche dal governo attuale. A margine di un convegno svoltosi lo scorso 12 aprile infatti, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha annunciato che entro la fine del mese corrente, dovrebbe essere pronto un decreto “che prevede l’impiego di combustibili solidi secondari (Css) nei processi industriali, in particolare nel settore del cemento”. Decreto che troverà attuazione in un futuro accordo di programma tra il ministero dell’Ambiente, alcune regioni italiane e Aitec (Associazione italiana tecnico economica del cemento) sulla valorizzazione energetica del Css “nelle regioni italiane che sono maggiormente esposte e tutt’ora in una grave situazione di emergenza”. Il bello è che il convegno a cui ha partecipato il ministro Clini, è stato organizzato dalla stessa Aitec ed era incentrato su uno studio di Nomisma Energia, commissionato dagli industriali del cemento: studio che, guarda caso, sottolinea le grandi potenzialità dei Css derivati dai rifiuti urbani, da utilizzare in parziale sostituzione dei combustibili “tradizionali”. “A parità di cemento prodotto si può arrivare a sostituire 2 milioni di tonnellate l’anno di combustibili fossili, pari al 50% di energia consumata”, ha dichiarato Carlo Colaiacovo di Colacem, vicepresidente Aitec (nonché membro del Comitato di indirizzo di Cassa depositi e prestiti). I ‘Css’, combustibili solidi secondari, erano finiti da tempo nel mirino dei cementifici italiani: l’idea di fondo è la “sostituzione” di combustibili tradizionali con combustibili “alternativi”. Come detto, dunque, pare proprio che i cementieri italiani, famiglia Caltagirone in primis, abbiano trovato finalmente il loro giusto alleato. Ma non sono poche le perplessità.Perché questa operazione, sa tanto di “sostegno” economico ad un settore in difficoltà.
A dirlo, infatti, sono i numeri provenienti dall’ufficio studi dell’Aitec stessa: negli ultimi due anni, l’industria del cemento ha perso oltre il 30% (da 813 chilogrammi pro capite a testa nel 2006, a 601 nel 2009), con un ulteriore calo del 6% nel 2011: e gli indicatori economici parlano di un settore che nel prossimo futuro avrà un mercato sì stabile, ma a livelli comunque bassi. E così, siccome come sottolinea la stessa Aitec, “l’industria cementiera è capital intensive, quindi nel lungo termine non si potranno mantenere gli impianti al 50-60% della capacità, perché diventano insostenibili”, ecco arrivare l’importante aiutino. Perché bruciare rifiuti porta introiti economici (perché i cementifici vengono pagati dallo Stato per infornare Cdr o Css) che magicamente riportano nel segno “+” bilanci che altrimenti porterebbero un segno “-“, derivante anche e soprattutto dall’acquisto dei combustibili fossili. Ecco perché non è affatto un caso se la “Nuova Taranto”, che sorgerà sulla ceneri degli impianti oramai vetusti del cementificio vicino dell’Ilva, sarà dotata anche di in un co-inceneritore, dove verrà smaltito parte del combustibile da rifiuti (Cdr, meglio conosciuto sotto il nome di “eco balle”) prodotto nel territorio della Regione Puglia. Ma non solo. Perché i rifiuti urbani che vengono trasformati in combustibile solido diventano autometicamente rifiuti speciali. Il che significa, per legge, che non esiste più alcun obbligo a gestirli dove vengono prodotti.Rifiuti che possono essere spostati in giro per l’Italia, o essere dirottati anche all’estero, finendo col fare la fortuna di chi gestisce i traffici illeciti: che un norma recente ha deciso di provare a tracciare, con il sistema Sistri. Inoltre, c’è l’aspetto, affatto secondario, dell’inquinamento. Le attuali normative, e in particolare il decreto legislativo 3 aprile 2006 n.152, prevedono per i cementifici questi limiti di emissione: polveri totali: mg 30/Nm3; biossido di zolfo: mg 600/Nm3; ossido di azoto:mg 1.800/Nm3; per gli inceneritori però (decreto legislativo 11 maggio 2005, n.133 in attuazione della direttiva 2000/76/CE) si prevedono limiti di emissione più bassi: polveri totali: mg 10/Nm3; biossido di zolfo: mg 50/Nm3; ossido di azoto: mg 200/Nm3. Incredibile a dirsi dunque, ai cementifici italiani è consentito, per legge, emettere emissioni inquinanti pericolose per la salute umana, in quantità più elevata degli stessi inceneritori.
Ecco perché, a conti fatti, a Taranto ci troviamo a vivere il paradosso secondo cui, forse, ci sarebbe più convenuto la nascita di altri inceneritori, che non concedere l’ok al progetto della Cementir, che il 13 settembre 2011 superò la Valutazione d’Impatto Ambientale con la Determina Dirigenziale n° 105 del 13.09.2011 della Provincia di Taranto 9° Settore Ecologia e Ambiente. Dunque, la Cementir, potrà usufruire ‘anche’ dell’aiuto dello Stato. Sì, perché non bisogna dimenticare il finanziamento ricevuto dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) di circa 90 milioni. Né il finanziamento pubblico a fondo perduto ricevuto, garantito dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale nell’ambito del programma operativo 2007-2013 (PO FESR 2007-2013), che ammonta a 19.334.852,51 euro. Finanziamento che “Relazione istruttoria” del 28 luglio 2010 redatta da Puglia Sviluppo spa (la ex Sviluppo Italia Puglia spa), società controllata dalla Regione Puglia, concesse con la deliberazione “di ammissibilità della proposta alla fase di presentazione del progetto definitivo”, con la delibera n. 1843 del 6 agosto 2010 della Giunta regionale pugliese, e firmata dal presidente della Giunta, Nichi Vendola. 20 milioni di euro che creeranno addirittura “ben” 5 posti di lavoro. Oltre a nuovo inquinamento nell’aria del cielo di Taranto. E pensare che in altre zone d’Italia hanno raggiunto percentuali di oltre il 70% nella raccolta differenziata dei rifiuti. Che “stupidi” vero?
Gianmario Leone (dal TarantoOggi del 20 aprile 2012)
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Sono un fornitore della Cementir, vedo risultati di bilancio entusiasmanti, finanziamenti europei molto importanti, ma allora perchè non paga il macchinario fornito dall'azienda di cui sono amministratore? Fra le altre cose il macchinario da me fornito è relativo alla sicurezza delle persone. Il bello è che l'amministrazione non fornisce alcuna risposta, semplicemente non paga.
Forse anche grazie a questo commento la Cementir ha promesso di pagarmi. Precisazione dovuta per correttezza.
Spero per lei che la promessa dell'azienda si concretizzi al più presto... intanto grazie per l'aggiornamento...