Mazza (Idv): “Una ragione in più per perseguire il cambiamento”

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Ora più  che mai a Taranto viene richiamato il concetto di alternativa economica  rispetto a realtà industriali inquinanti, che non garantiscono lavoro né prospettive di sviluppo. Basare l’economia di un territorio come quello di Taranto sulle manipolazioni del petrolio, sulla produzione di cemento, o tubi di acciaio, in una fase di crisi economica, non prospetta sviluppo.

I nuovi potenziali insediamenti, e le amplificazioni dell’esistente, sono finalizzati più che altro a creare maggiore produzione con costi inferiori, il che equivale a dire meno concentrazione di manodopera e più efficienza degli impianti. Tutto ciò, non provocando sviluppo dell’indotto locale non può provocare progresso semmai solo intensificazione dell’inquinamento.

Accade che di incremento della produzione parlano la maggior parte de politici locali  e lo stesso Vendola, che non sa come giustificarlo se non appellandosi all’esistenza della legge anti-diossina, che, dice, dovrebbe temperarne gli effetti, e ciò accade perché evidentemente è lui stesso fortemente ancorato a questo tipo di economie, ricercandone persino la eco-compatibilità, secondo l’idea che si debba gradire che Taranto abbia un destino segnato in modo ineludibile come città a vocazione “industriale e inquinata”.

Qualcuno, in un video elettorale, racconta che la presenza della Marina Militare, della base Nato, e del polo industriale comporta che Taranto non possa sperare in altro destino se non per “ volere nazionale”, tutto dipenderebbe quindi da Roma; da ciò lo scoramento dei tarantini che reputano di non poter mai incidere su eventuali cambiamenti dell’assetto produttivo di questa parte di Puglia, eppure i tarantini votano anche i loro rappresentanti  destinati a Roma, ciò significa che a nessuno di questi fino ad oggi ha mai interessato rinfrancare il territorio con economie diverse.

Attualmente ritengo che ci sia una ragione in più per CAMBIARE  ed è data dal fatto che esistono documenti che testimoniano un aumento di malattie, documenti che riferiscono che la salute dei cittadini è costantemente minata. Tali documenti sono categorici: a Taranto ci si ammala di più che altrove, ed anche se riferiti a qualche anno fa, è lecito pensare che nell’attualità non vi è stato alcun miglioramento, considerato appunto che l’ambiente è ancora più aggredito dall’incremento di produzione industriale.

Ammalarsi significa mettere in crisi il sistema sanitario locale, già oberato, e provocare danno morale e materiale nelle famiglie, attanagliate oggi più che mai dalla crisi delle minori entrate economiche e dagli aumenti nelle spese; è un intero sistema che ne risente!  E  ancora dopo aver appurato tutto questo si sente dire da eminenti esponenti del mondo politico che non si può cambiare il tipo di economia per Taranto?

L’agricoltura e soprattutto l’allevamento di ovini, suini e bovini in provincia di Taranto ha avuto, negli ultimi 20 anni, una riduzione di produzione di circa l’80% e oggi la Puglia importa carne e latticini, medesima cosa accade con i mitili e mi chiedo chi è disposto a considerare che vi sia raziocinio in tutto ciò? Ci dicono che la vocazione di Taranto è ormai quella dell’acciaio perché ne esportiamo 10 milioni di tonnellate all’anno e perché non dire che altrettanti 10 milioni di tonnellate fra idrocarburi e polveri sottili vengono invece scaricati in loco e fanno ormai da incentivo alle malattie di cui sopra.

In tanta assurda irrazionalità  trovo la mia ragione di pensare ad una Taranto diversa considerato che a scapito di un territorio florido in termini agroalimentari i nostri politici hanno voluto un territorio che produce acciaio, cemento e carburanti, ormai desertificato. L’ultima parola spetta  sempre al popolo, sebbene sia soggetto a pressioni e sollecitazioni di interessi economici, questi ha la possibilità di essere sovrano e se non lo è allora vuol dire che non c’è. Il popolo non può dimenticare che il vivere quotidiano è anch’esso fare politica e pertanto non può rifiutare la politica, del resto Taranto vive il risultato della politica perpetrata fino ad oggi e a cui abbiamo dato mandato. Confido nel fatto che cambiare si può e il popolo deve volerlo scegliendo già in cabina elettorale il modello economico su cui prospettare un futuro per Taranto.

Dr. Patrizio Mazza

Consigliere Regionale della Puglia per l’Italia dei Valori

 

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