CambiAMO Taranto, Mazza: “Partiamo dalla difesa della salute”

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TARANTO – La mano di un bambino che stringe le dita di un adulto. E’ l’immagine scelta da CambiAMO Taranto, la lista che ha come candidato sindaco il dottor Patrizio Mazza, per lanciare il suo messaggio alla cittadinanza in vista delle prossime elezioni amministrative. Immagine che si coniuga allo slogan “Diamo un futuro a Taranto”.Tra le priorità indicate dal movimento figura innanzitutto la difesa della salute, anche alla luce della perizia epidemiologica presentata nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento Ilva, che ha fatto emergere uno scenario inquietante in merito all’insorgenza di tumori e malattie di vario genere.

Ieri pomeriggio, nella sala congressi del centro sportivo “Magna Grecia”,  Mazza ha presentato la sua squadra. «Nessuna di queste persone mi ha chiesto quale sarà il tornaconto dopo le elezioni – ha evidenziato il medico – è gente selezionata in base a competenze specifiche, in grado di rappresentare tutta la città, dal centro alle periferie. Ad unirci è la condivisione di un progetto proiettato verso il futuro, dopo anni di sostanziale arretramento”.

 

Come si può garantire un futuro migliore a questa città?
Per dare un futuro bisogna prima di tutto tutelare le condizioni di salute della gente. Oggi sono stato in commissione Ambiente dove si è discusso di una nuova legge regionale sugli inquinanti, e ho detto chiaramente che il miglioramento della salute non ci può essere se restano la attuali condizioni ambientali. Importante, poi, creare alternative economiche e lavorative. Quando queste alternative decolleranno, le grandi industrie non avranno più ragione di esistere.

Su cosa punta CambiAMO TARANTO per rilanciare il territorio?

Innanzitutto sul settore agroalimentare. Bisogna fare sistema e supportare i nostri prodotti attraverso il coinvolgimento di tutti i Comuni della provincia ionica porta. Occorre puntare su nuovi discorsi di marketing e commercializzazione avendo come principale obiettivo la qualità. Se noi producessimo prodotti alimentari per un milione di persone potremmo creare 60mila posti di lavoro. Non mi si dica, quindi, che non ci sono alternative occupazionali. Ci sono progetti europei che mettono a disposizione risorse economiche da sfruttare. Occorre creare una task force che si occupi solo di questo. Poi puntiamo sulla valorizzazione della Città Vecchia, che deve diventare il biglietto da visita dell’intero territorio.

Sul fronte sanitario cosa propone?

Anche alla luce delle perizie presentate dagli esperti nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento prodotto dall’ilva, pensiamo il Comune debba fare una ricognizione sul territorio ed elaborare delle mappe sulla distribuzione delle varie patologie. Da qui dovrà scaturire un piano di prevenzione mirato alla tutela delle fasce di popolazione più a rischio come bambini e anziani. E’ chiaro che il Comune ha il dovere di far rispettare la legge per garantire la tutela della salute, soprattutto rispetto alle polveri sottili.

Che idea si è fatto della perizia epidemiologica?

Fotografa abbastanza la realtà, anche se i dati si fermano a qualche anno fa. Se vediamo i dati più recenti, fino a quelli attuali, la situazione è anche peggiore sia come tipologia di malattie e come livello di aggressività.

In merito alla spaccatura del mondo ambientalista, pensa che possa essere risanata in futuro?

In questa fase corriamo divisi. In effetti, tra noi ci esistono modalità differenti. Bonelli vuole portare modelli dall’esterno. Io credo invece che si debbano usare modelli e professionalità interni, già presenti sul territorio. Quando io ho messo su il mio reparto di Ematologia non sono andata a cercare gente da fuori. Lo stesso vale per la valorizzazione della Città Vecchia. Non c’è bisogno di far venire un architetto da Ginevra.

Alessandra Congedo

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